LEGGE ELETTORALE
Fonte: La Stampa
Approvati tutti i punti chiave. La minoranza Pd non partecipa al voto. L’opposizione insorge. Crimi (M5S): «Una legge di m…». Adesso il testo deve tornare alla Camera
Il Senato ha approvato la legge elettorale, che torna ora alla Camera. I sì sono stati 184, i no 66 e 2 gli astenuti. Già ieri gli accordi di maggioranza sono stati “recepiti” e hanno dato forma al nuovo Italicum con l’approvazione dell’emendamento di Anna Finocchiaro e dei capigruppo di maggioranza che porta, tra l’altro, dal 37% al 40% la soglia per il premio di lista. Prima della votazione definitiva c’è stata bagarre in Aula e alcuni Senatori del Pd non hanno partecipato alla votazione.
RENZI: “IL CORAGGIO PAGA”
«E due. Legge elettorale approvata anche al Senato. Il coraggio paga, le riforme vanno avanti». Così il premier Matteo Renzi ha commentato a caldo su Twitter il via libera all’Italicum in seconda lettura. E aggiunge l’hashtag «#lavoltabuona». Anche il ministro Boschi ha subito “cinguettato” dopo il via libera del Senato: «Sembrava impossibile qualche mese fa, eppure la legge elettorale è ok anche al Senato. È proprio #lavoltabuona», il suo tweet.
L’OPPOSIZIONE INSORGE
Le opposizioni sono insorte contro la “manina” che cambierebbe il testo dell’Italicum, secondo il j’accuse lanciato in Aula: «Lo facciano alla Camera se vogliono, c’è ancora il bicameralismo, hanno sbagliato loro nel fare una legge di m…» ma non la posso correggere «di notte», commenta Vito Crimi (M5S). E spiega: «l’esempio che mi viene per primo in mente è che ieri avevamo chiesto di votare a favore di un emendamento di Sel sulla modalità del voto con le preferenze, in modo che cambiasse il termine usato “nominativi”, con la parola “cognomi”. E ce lo hanno bocciato. Ed oggi? Oggi troviamo che la norma è cambiata: c’è nel coordinamento proprio la parola “cognomi”».
LE PRINCIPALI NOVITA’
In base alle modifiche apportate dall’Assemblea, per entrare alla Camera occorre ora superare una soglia di sbarramento del 3% mentre il premio di maggioranza di 340 seggi su 630 scatta per la lista (non più la coalizione) che ottiene il 40% dei consensi (con il ballottaggio tra i primi due se al primo turno nessuno coglie tale risultato). La scheda elettorale conterrà capolista bloccati e consentirà all’elettore di indicare due preferenze divise per genere. La riforma entrerà in vigore da luglio 2016, come stabilisce la clausola di salvaguardia.