24 Novembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

di Gian Antonio Stella

Una legge seria sulla cittadinanza agli immigrati e più ancora ai loro figli è necessaria. Ma è sbagliato continuare a riproporre semplificazioni come invece sta avvenendo


Ogni mattina, quando si alza, Matteo Salvini dovrebbe mandare una torta a certi avversari che gli fanno tutti i giorni lo stesso regalo. Cosa vorreste, voi, se foste al posto del segretario della Lega, ammaccato dopo aver infilato una serie di errori? Sperereste che qualcuno tornasse alla carica con lo ius soli. Manco a dirlo, c’è chi l’accontenta. E insiste tutti i giorni: ius soli! Ius soli! Ius soli! Come Matteo Renzi che su quelle due parole continuò a battere e ribattere come una cinciallegra impazzita contro un vetro. Fino a perdere. Il che oggi consente al leghista di barrire: Eccoli! Sono loro stessi che lo chiamano ius soli! Quello vogliono: basterà partorire a bordo di un barcone per essere italiani!
Sia chiaro: che una legge seria sulla cittadinanza agli immigrati e più ancora ai loro figli vada assolutamente fatta è sacrosanto. Ed è una vergogna che sia stata finora bloccata da questa insensata rissa sullo ius soli o meglio il suo stravolgimento. Le parole pesano. E pare davvero impossibile che chi si spaccia per classe dirigente non sappia che, come hanno scritto Graziella Bertocchi e Chiara Strozzi nel libro L’evoluzione delle leggi sulla cittadinanza: una prospettiva globale lo ius soli puro(la cittadinanza automatica alla nascita: punto) è ormai, letteralmente, fuori dal mondo. Era applicato nel 1948 dal 47 per cento dei Paesi, nel 1975 dal 31 per cento e oggi, di fatto, solo negli Stati Uniti. Dove, com’è noto, è aperto un dibattito. Tutti gli altri Paesi, infatti, sia che venissero dallo ius sanguinis sia dallo ius soli, sono passati a un sistema misto. Temperato. Che tenesse conto sia dell’uno sia dell’altro sistema. Come quello proposto di Italia. Una scelta di buon senso che nel 2015 fa raccoglieva per l’Istat il via libera di oltre il 70 per cento degli italiani. Consenso poi perduto.
Tema: perché tornare dunque sulla stessa semplificazione insistendo come hanno fatto nei giorni scorsi Matteo Orfini («per fare lo ius soli ci vogliono solo pochi giorni») e Roberto Giachetti e perfino Roberto Saviano che ha associato in un tweet ius soli e ius culturae come fossero più o meno la stessa cosa? Mah… Le battaglie serie vanno vinte. Non sventolate per la propaganda.

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