16 Settembre 2024
immigrazione centri accoglienza (1)

La commissaria Ue: tolti gli argomenti all’estrema destra. Stiamo proteggendo i confini e i diritti fondamentali e stiamo gestendo la migrazione in modo ordinato. I rimpatri veloci sono più facili

«Spero che il Parlamento voti sì. E allora sarà davvero un grande momento per l’Europa, che dimostrerà che siamo in grado di affrontare anche questioni politiche molto impegnative come la migrazione». La commissaria agli Affari interni Ylva Johansson, svedese e socialista, ha parlato a un gruppo ristretto di media europei alla vigilia del voto del Parlamento Ue sul nuovo Patto per la migrazione e l’asilo: «Sono molta orgogliosa del risultato», ha ammesso. «Credo che la parte più importante sia stata quella di ricostruire la fiducia con gli Stati membri e di mostrare loro che la Commissione è lì quando c’è bisogno». Il nuovo Patto «sarà molto positivo per l’Europa. Stiamo proteggendo i confini e i diritti fondamentali e stiamo gestendo la migrazione in modo ordinato».

Quando si vedranno i primi effetti del nuovo Patto?
«Gli Stati membri sono ansiosi di procedere nell’attuazione. Sono obbligata a presentare un piano di attuazione a settembre, ma lo farò già a giugno per assicurarmi che i Paesi Ue abbiano abbastanza tempo per i loro piani di implementazione che presenteranno a dicembre. Abbiamo già Paesi che effettuano più o meno lo screening come previsto dalla legislazione, ad esempio nelle Isole Canarie. E Stati che applicano più o meno le procedure di frontiera, come in Bulgaria e in Italia. Prevedo che vedremo l’applicazione prima dei due anni previsti».

Un punto cruciale per il successo del Patto sono i rimpatri in tempi rapidi.
«Credo che durante il prossimo mandato vedremo il tasso di rimpatri raddoppiare, ora è intorno al 22%. Durante questo mandato abbiamo fatto molto, ora siamo molto più preparati. I rimpatri sono aumentati del 15-20% l’anno scorso e il modo in cui gli Stati membri lavorano sui rimpatri sta migliorando e abbiamo una migliore cooperazione con molti Paesi terzi. Il fatto di dover procedere ai rimpatri in modo più rapido li rende più facili: più a lungo una persona rimane nell’Ue senza essere rimpatriata e più è difficile».

Cos’hanno fatto i Paesi Ue?
«Hanno eliminato le scappatoie. E ora con il Patto le persone non possono più restare in un limbo: se c’è una decisione negativa di asilo, ci sarà una decisione di rimpatrio allo stesso tempo. Aiuta anche il mutuo riconoscimento delle decisioni di rimpatrio introdotte un anno fa nel sistema informativo di Schengen».

Come il Patto può influenzare l’immigrazione illegale economica?
«Il messaggio è chiaro: se non avete bisogno di protezione internazionale, non dovreste entrare irregolarmente nell’Ue. Stiamo investendo nei percorsi legali, che però non fanno formalmente parte del Patto. L’anno scorso oltre 3 mila persone hanno perso la vita solo nel Mediterraneo, cercando di raggiungere l’Ue in modo irregolare e questo non può continuare. Abbiamo istituito i partenariati per i talenti. Di recente abbiamo raggiunto un accordo sul permesso unico diretto. Quanto al Patto, proteggiamo meglio i minori non accompagnati e le altre persone vulnerabili che arrivano nell’Ue. Forniamo consulenza legale gratuita durante l’intero processo. È prevista l’istituzione di un meccanismo di monitoraggio indipendente per garantire i diritti fondamentali nelle procedure di controllo alle frontiere. C’è un tetto per evitare centri sovraffollati. La migrazione legale è competenza degli Stati ma possiamo fare di più come Ue».

Da socialista, come valuta la gestione della migrazione affidata a Paesi terzi ipotizzata dal Ppe?
«Spetta alla prossima Commssione. Credo che i gruppi politici abbiano bisogno di fare delle differenze perché le elezioni sono imminenti e abbiano cercato di puntare su due aree che non fanno parte del Patto».

La migrazione è cavalcata dall’estrema destra.
«Con questo accordo abbiamo già tolto argomenti all’estrema destra e sembra che la migrazione non sia più in cima all’agenda dei dibattiti politici. Ma se domani (oggi per chi legge, ndr) il Parlamento non approverà il Patto, lo scenario sarà totalmente diverso perché questo è il momento: in 5 anni abbiamo costruito la fiducia, condotto i negoziati, trovato l’accordo su una proposta bilanciata con il sostegno da parte dei gruppi politici e della maggioranza degli Stati. Se non si voterà a favore ci troveremo nei guai. Non riesco a capire come possano ricominciare».

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