EUROPA
Fonte: La Stampa
Si presenta l’aspirante presidente della Commissione Ue. Soldi ritrovati per la crescita e gli investimenti. Un fondo per incentivare le riforme.
Un responsabile per l’immigrazione. Una Lady Pesc con una o più vice. E altre storie… Eletto con 422 due voti in favore e 250 contro. Meglio del previsto.
Jean Claude Juncker è il nuovo presidente della Commissione europea. Lussemburghese e cristiano democratico, è stato designato a larga maggioranza dal vertice dei Capi di stato e di governo dell’Ue il 27 giugno. Oggi ha ottenuto oggi la fiducia del parlamento europeo. Favorevoli: 422 Contrari: 250 Astenuti 57 Sostegno diffuso fra socialisti, popolari, liberali e anche fra i verdi. Il predecessore José Manuel Barroso aveva ottenuto nel 2009 382 consensi su 736 (con 219 no e 117 astensioni). Il mandato dura cinque anni. Il prossimo passo è la designazione dei commissari, uno per stato membro. E’ la prima volta che il presidente dell’esecutivo Ue viene selezionato attraverso un processo che ha del democratico. Juncker è il candidato della famiglia Ppe che ha vinto le elezioni. Non tutti lo sapevano, ma votando un partito popolare (Forza Italia e Ncd da noi), votavano lui. In passato, il capo della Commissione veniva designato direttamente dai leader, senza passare (neanche parzialmente) per i cittadini.
LA CRONACA MATTUTINA
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Dodici pagine, alle otto del mattina, come promesso. Jean Claude Juncker, che oggi si presenta al parlamento europeo per chiudere la fiducia dei deputati, ha inviato l’agenda definitiva per la sua presidenza. “Un nuovo principio per l’Europa”, si chiama. «Non parla di tutto, ma sceglie alcune priorità su cui focalizzarsi», assicura il suo staff. Meno cose e fattibili, è la linea del lussemburghese, candidato con luci e ombre, la cui forza dipenderà molto dal numero di voti che prenderà intorno a mezzogiorno. Il rischio defezioni e falchi tiratori è alto fra i suoi principali sostenitori, popolari, socialisti e libdem.
Il punto che fa titolo è l’annuncio che per rafforzare la competitività e stimolare gli investimenti «entro febbraio 2015» di presidenza presenterà un «ambizioso pacchetto per lavoro, crescita e investimenti» che attraverso la Bei ed il bilancio europeo «mobiliterà fino a 300 miliardi di investimenti pubblici e privati in tre anni». Saranno fondi aggiuntivi che possono essere riallocati e non nuove poste coperte dagli stati membri. “C’è un ventinovesimo stato, in Europa, è quello abitato dai disoccupati”, ha detto Juncker, che vorrebbe portare da 25 a 30 anni il limite della Garanzia per l’occupazione dei giovani, strumento con cui l’Europa si è impegnata a offrire formazione o posti in fretta a chi non ce l’ha.
Juncker sottolinea l’apertura ad una lettura flessibile delle regole esistenti e promette «proposte per incoraggiare le riforme strutturali, se necessario attraverso incentivi finanziari aggiuntivi». Secondo il suo staff, si dovrebbe arrivare ad una piccola «fiscal capacity», cioè una dotazione europea che agevoli il cammino delle riforme. «Qualcuno potrebbe pensare che alla luce del miglioramento del clima congiunturale non è il caso di mettere le mani nel motore, ma non è così», rilevano i collaboratori del lussemburghese.
“Non modificheremo il Patto di Stabilità, lo ha deciso il consiglio europeo”, precisa l’aspirante presidente. “Non possiamo violare le promesse”. Tuttavia “è stato giustamente constatato che esistono e che vanno utilizzati”.
La proposta interesserà certamente l’Italia. Come l’intenzione di creare «un commissario con la speciale responsabilità per l’Immigrazione» e quella di costituire «dei team di Guardie di Frontiera per interventi rapidi nel quadro di Frontex». L’ex premier del Gran Ducato auspica apertamente una maggiore solidarietà fra Nord e Sud dell’Unione. “I migranti non sono un problema solo di Italia o Cipro, ma di tutta l’Europa”, ha detto in aula, conquistandosi l’applauso più lungo.
Juncker vuole approfondire il legame fra gli europei, parla di dialogo rafforzato coi paesi terzi, ma sottolinea che «non ci saranno nuovi ingressi nell’Unione nei prossimi 5 anni». Quanto alla politica estera auspica un candidato «forte ed esperto» per il posto di Alto rappresentante, e si dice pronto, per facilitarne il lavoro, a ripartire le sue competenze fra gli altri commissari. Ipotesi vaga, per ora. Anche perché c’è chi parla esplicitamente di nominare un vice lo affianchi. Si tratterebbe di una divisione competenze, magari anche il tandem di cui abbiamo notizia ieri. Il candidato numero uno per il posto Pesc (politica estera) è il ministro degli esteri italiano Federica Mogherini. Alcuni paesi dell’est (Polonia e Baltici), puntano invece sulla bulgaro Georgieva.
Dalle dieci Juncker è in aula in parlamento, discorso di tre quarti d’ora, “free speech”, idee più che programma. Un grande afflato europeista, in difesa dell’euro e dei valori comuni. E’ combattivo e lo si vede dal baccano degli scettici che gridano “rubbish!”. I socialisti annunciano, per bocca del presidente Gianni Pittella, che lo voteranno. Poco dopo l’una, se tutto va bene, si attende una conferenza stampa. La prima, salvo colpi di scena, del dopo Barroso alla Commissione.