Fonte: La Stampa
di Marco Bresolin
A Strasburgo il discorso sullo stato dell’Unione: «L’Ue vive una crisi esistenziale. Disoccupazione troppo alta, abbiamo bisogno di un’Europa sociale»
«Il Patto di stabilità non deve diventare un Patto di flessibilità, ma serve una flessibilità intelligente per non ostacolare la crescita». Questo il messaggio di Jean-Claude Juncker, contenuto nel suo Stato dell’Unione pronunciato questa mattina al Parlamento Ue, rivolto ai capi di governo europei. Ognuno lo interpreterà a modo suo: i falchi del rigore sottolineeranno la prima parte, chi invece si batte per margini più elastici (vedi l’Italia) esulterà per la seconda.
Davanti agli eurodeputati, il Presidente della Commissione detto che l’Europa è in una «crisi esistenziale», c’è «troppa disoccupazione» e per questo serve una «Europa sociale». I prossimi dodici mesi – promette – saranno decisivi. «Il populismo – ha detto – non risolve i problemi, ma il crea». Al tempo stesso, però, ha bacchettato i leader che a Bruxelles dicono una cosa e in patria fanno il contrario: «Serve più coerenza». Sulla Brexit ha fatto solo un rapido accenno per invitare Londra a un’uscita «rapida» per porre fine alla situazione di incertezza e ha avvertito che «non potrà esserci un mercato unico à la carte». Il messaggio è sempre lo stesso: fuori vuol dire fuori.
INVESTIMENTI
Per Juncker serve un programma «positivo». Così lui considera il suo, che prevede il raddoppio del Piano per gli investimenti: i 351 miliardi previsti fino al 2017 dovrebbero diventare 500 nel 2020 e 630 da qui al 2022. In contemporanea verrà lanciato anche un Piano di investimenti esterni, per risolvere alla radice il problema immigrazione: genererà «tra 44 e 88 miliardi», molto dipenderà dal sostegno che daranno gli Stati membri. Ai partner europei ha riservato una frecciata quando ha parlato del Ceta, l’accordo di libero scambio con il Canada su cui i governi continuano a frenare. Bisogna invece andare avanti, dice, idem per quanto riguarda l’unione del mercato finanziario.
SICUREZZA
C’è poi il capitolo sicurezza, con la questione terrorismo «che è una priorità assoluta». Per Juncker «serve una risposta unitaria». Tutti i cittadini che entrano ed escono dalla Ue verranno registrati e verrà introdotto una sorta di visto europeo (Etias). Ci sarà – questo auspica il presidente – un potenziamento di Europol e un migliore scambio di informazione delle intelligence.
DIFESA
Il concetto di sicurezza sarà anche declinato nell’ambito della Difesa, che vedrà una politica sempre più unitaria. Juncker ha confermato che l’Ue dovrà contare su «risorse militari comuni», servirà un «centro di coordinamento» unico. «Federica Mogherini – infine aggiunto – fa un lavoro eccellente, ma dovrà diventare un vero ministro degli Esteri della Ue». E l’Europa «dovrà avere un posto al tavolo dei negoziati sulla Siria».
MIGRANTI
Juncker ha parlato dei valori di pace e solidarietà, che sono alla base dei Trattati europei. E sul tasto della solidarietà ha battuto quando ha parlato del piano di redistribuzione dei richiedenti asilo che è al palo. Ha detto che tutti i lavoratori europei dovrebbero veder applicate le stesse regole, «senza un dumping sociale». Senza citarlo, si è riferito al caso Apple, vantandosi di aver «ottenuto importanti risultati nella lotta all’evasione fiscale» perché «tutte le aziende, grandi o piccole che siano, devono pagare le tasse nel Paese in cui fanno profitti».