19 Settembre 2024

Fonte: La Stampa

Mario Draghi

di Marco Bresolin

Francoforte replica alle voci: non se ne è discusso

La Banca Centrale Europea si prepara a ridurre il volume degli acquisti di Bond. Secondo l’agenzia Bloomberg, Francoforte potrebbe avviare il ritiro progressivo degli acquisti di titoli pubblici prima della fine del Quantitative Easing. Per ora si tratta solo di un’indiscrezione, non confermata da Francoforte, ma sono bastati i “rumors” per scatenare i primi effetti sui mercati, soprattutto quelli americani, con i titoli a lunga scadenza in calo.
Secondo le fonti citate da Bloomberg, ci sarebbe già un accordo di massima per diminuire il volume degli acquisti: dagli attuali 80 miliardi di euro al mese, si scenderebbe a circa 10 miliardi. La decisione di far partire il “tapering”, la riduzione degli acquisti, potrebbe essere il segnale di non voler proseguire la fase del piano avviata lo scorso aprile. Ma non è detto: Bloomberg non esclude un suo prolungamento oltre la data di scadenza attualmente prevista, vale a dire marzo 2017.
La Bce comunque nega che il tema sia già sul tavolo e ha fatto sapere che «il consiglio dei governatori non ha discusso di questi argomenti, come ha affermato Mario Draghi durante l’ultima conferenza stampa e durante l’audizione al Parlamento Europeo». Secondo fonti europee, il presidente della Bce avrebbe lasciato intendere che il Quantitative Easing continuerà sicuramente fino al marzo 2017, e anche oltre «se necessario». Il suo famoso bazooka, insomma, rimarrebbe ben carico. Ma sul punto non ci sarebbe ancora un orientamento definitivo all’interno dell’Eurotower, dove la dialettica tra le diverse anime è ancora molto aspra. Certamente, in caso di fine del Qe, l’uscita sarebbe comunque graduale per evitare shock.
Se le indiscrezioni fossero confermate, questa decisione potrebbe essere letta come una sorta di apertura di Draghi nei confronti di chi contesta da sempre la sua politica monetaria espansiva. Una concessione delle “colombe” ai “falchi”. I tedeschi – che rientrano nella seconda categoria – puntano infatti a un rialzo dei tassi. Dal loro punto di vista, i tassi di interesse bassi danneggiano le banche. E, come gli hanno ricordato alcuni parlamentari tedeschi nel corso della sua audizione al Bundestag, sono una sorta di “salvataggio occulto” per i Paesi che non fanno le riforme strutturali. Potrebbe dunque trattarsi di un cambio di linea dello stesso Draghi, che nelle scorse settimane aveva difeso la sua politica dicendo che «oggi abbiamo bisogno di tassi più bassi, per poterli avere più alti in futuro». E proprio davanti al Bundestag, il parlamento tedesco, il numero uno della Bce aveva ricordato che nel 2015 il Quantitative Easing ha fatto risparmiare 28 miliardi di euro alla Germania grazie alla riduzione dei tassi.
Dall’inizio del piano, la Bce ha acquistato 176,16 miliardi di titoli italiani, 255,07 miliardi di quelli tedeschi, 202,538 di quelli francesi e 126,387 di quelli tedeschi. Soltanto nel mese di settembre, gli acquisti hanno toccato quota 84,5 miliardi di euro, di cui 11,8 dall’Italia, 17,2 dalla Germania, 8,5 dalla Spagna e 13,6 dalla Francia. Ma nell’ultima settimana del mese il totale degli acquisti è stato di 14,24 miliardi di euro, in calo rispetto ai 18,537 di quella precedente.
L’indiscrezione sulla possibile graduale riduzione degli acquisti ha fatto perdere all’euro uno 0,2% sul dollaro, ma gli effetti sul rendimento dei titoli italiani sono stati contenuti. Lo spread tra Btp decennali e gli omologhi tedeschi è rimasto pressoché stabile a quota 136, con un rendimento dell’1,30%.

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