23 Novembre 2024

ECONOMIA/EUROPA

Fonte: La Stampa

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Mossa di Draghi: «Crescita indebolita». Spread in picchiata. Da ottobre acquisti di titoli Abs

La Bce interviene nuovamente per fermare il rischio deflazione e spingere la ripresa anemica dell’Eurozona, con un altro, inatteso taglio dei tassi e il via, senza precedenti, agli acquisti di prestiti a famiglie e imprese. Non è il “quantitative easing”, che riverserebbe moneta fresca sull’economia comprando massicciamente bond e titoli di Stato. Ma è in una certa misura un passo in quella direzione che intanto permette di guadagnare tempo al presidente Mario Draghi, che però avverte implicitamente Roma e Parigi: la Bce sta facendo la sua parte, ora serve una svolta della politica.

 

PRESSING SUI GOVERNI

«Non c’è stimolo monetario, o di bilancio, che possa rilanciare la crescita senza riforme strutturali ambiziose e forti», avvisa il presidente della Bce. E la bacchettata non si ferma qui, perché Draghi lancia un vero e proprio monito alle tentazioni di ammorbidire le regole europee di Maastricht. «Nelle regole del Patto la flessibilità c’è». Basta usarla, è il suo ragionamento, migliorando i bilanci con misure pro crescita, in primis «tagliando le tasse molto distorsive e la spesa più improduttiva». Il presidente del Consiglio Matteo Renzi, intanto, ha salutato favorevolmente le mosse dell’Eurotower. «Bene così, oggi si è messo un altro tassello», ha detto a margine del vertice Nato, spiegando che ci siano 3 gambe per rilanciare la crescita: la politica di Francoforte, gli investimenti di Juncker e le riforme a Roma.

 

I PRIMI EFFETTI DEL TAGLIO DEL COSTO DEL DENARO 

Riuniti per la prima volta dopo l’intervento di Draghi a Jackson Hole e la gelata dei dati di crescita di Italia, Francia e Germania, i governatori a Francoforte hanno portato il costo del denaro ad appena lo 0,05%. Una mossa che ha l’effetto doppio di indebolire l’euro sotto 1,30 dollari, ai minimi di 14 mesi, per la felicità di molti esportatori europei, e al contempo rendere ancora più conveniente aderire ai “Tltro”, il maxi-prestito che parte a settembre e che andrà alle sole banche che poi girano i soldi all’economia reale. Dopo tre mesi di preparativi, e con il quadro normativo europeo e globale ancora poco chiaro, la Bce ha poi deciso di lanciare a ottobre gli acquisti degli “Abs”, titoli da cartolarizzazione che impacchettano prestiti a famiglie e imprese. Un’operazione, benedetta dal Fmi («le misure sono benvenute», dice il direttore generale Christine Lagarde), fatta per riavviare un mercato falcidiato dalla crisi finanziaria del 2007, in modo da consentire alle banche di cedere i rischi dei prestiti liberando così ulteriore credito all’economia reale.

 

IL “CREDIT EASING”

Con gli Abs, decisi a maggioranza e non all’unanimità (a opporsi, anche al taglio dei tassi, sarebbe stata la Bundesbank di Jens Weidmann), Draghi porta l’Europa nel territorio del “credit easing”, sorta di fratello minore del “quantitative easing”, una spinta energica per iniettare credito in un sistema di famiglie e imprese che nel Sud d’Europa non risponde più agli stimoli. Assieme al nuovo programma di acquisti dei covered bond delle banche, Draghi si aspetta dagli Abs «un impatto considerevole nel nostro bilancio» azzardando un ritorno ai livelli del 2012: vuol dire 700 miliardi in più. Nei mercati c’è chi avrebbe preferito il “QE”, ma borse e bond festeggiano, con lo spread precipitato a 138, Milano a +2,82%, Parigi a +1,65%, Francoforte a +1,02%. Il “QE”, considerato da molti il vero e proprio “bazooka” contro la deflazione, «è stato discusso», assicura Draghi. «Alcuni governatori avrebbero voluto fare di più, altri di meno».

 

LE MOSSE FUTURE

Non si esclude dunque che l’arsenale della Bce possa arricchirsi ancora da qui all’anno prossimo. Dipende dallo scenario economico, su cui gravano rischi che la Bce intende «monitorare attentamente», in particolare la geopolitica, con le guerre che lambiscono l’Europa. E il tasso di cambio: gli economisti dell’Eurotower hanno appena peggiorato la stima di crescita dell’Eurozona quest’anno (a 0,9%) e il prossimo (1,6%). Ma soprattutto dipende da quanto gli interventi decisi finora riusciranno ad allontanare il rischio di una spirale deflazionistica con i prezzi aumentati ad agosto di un esanime 0,3%, numero che ha giustificato le misure di oggi: «prese per sostenere le aspettative d’inflazione a medio e lungo termine», che stavano scendendo sotto il 2%, spiega Draghi.

 

SPREAD A PICCO

Le Borse del Vecchio Continente brindano alla mossa di Draghi con lo spread che ritorna sui livelli pre-crisi e l’euro che precipita sotto quota 1,30 dollari per la prima volta da luglio 2013. Milano è addirittura maglia rosa con un rialzo del 2,82%, staccando nettamente tutte le altre. Sul mercato dei titoli di Stato lo spread tra il Btp e il Bund tedesco ritorna sui livelli della primavera 2011, ossia prima della grande crisi, scendendo a 138 punti base dai 150 di ieri, col tasso sul decennale al nuovo minimo storico del 2,34%. Il differenziale della Spagna precipita a 118 punti base col rendimento dei Bonos al 2,15%. Sul mercato dei cambi l’euro cede terreno contro tutte le valute internazionali. In particolare, cala sotto la soglia psicologica di 1,30 dollari per la prima volta da luglio 2013, scendendo fino a 1,2920 e segna i minimi da novembre 2012 contro la valuta elvetica a 1,2044 franchi.

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