Von der Leyen vara la task force sul settore. La vicepresidente Ribera: “Nessuno sta pensando di rivedere lo stop ai motori termici del 2035”
Primo appuntamento a gennaio. Per discutere con i tutti i soggetti coinvolti nel settore automobilistico quali misure adottare. E immediata creazione di una «Task force» sulla competitività europea.
La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, vuole accelerare per affrontare prima possibile la crisi dell’automotive. E per questo intende fare la prima mossa dopo la pausa natalizia il primo incontro. Nel discorso del 27 novembre scorso a Strasburgo aveva annunciato: «Riuniremo tutti gli stakeholder attorno al tavolo». Sa bene che si tratta di un settore fondamentale per l’Europa e anche per il suo Paese d’origine, la Germania. Prima, allora, di adottare un provvedimento concreto vuole ascoltare i diretti interessati. Del resto, nonostante la materia sia teoricamente sotto la competenza del commissario greco Tsitsikostas e quindi del vicepresidente esecutivo Fitto, la leader dell’esecutivo europeo l’ha avocata a se. Un orientamento formalmente riaffermato nella “decisione” emanata l’altro ieri sull’organizzazione delle responsabilità dei membri del Collegio, in cui si sottolinea che sarà una sua esclusiva la «creazione di una nuova Task Force» per dare seguito al Rapporto Draghi. All’interno del quale figura anche il pacchetto riguardante il futuro dell’auto.
Oggi si riunirà per la prima volta la nuova Commissione. E inevitabilmente uno degli argomenti sarà proprio la crisi che sta coinvolgendo le industrie automobilistiche. Anche perché dopo tutte le richieste avanzate da diversi Paesi – l’Italia in testa, ma non la Germania e la Francia – ieri la vicepresidente esecutiva spagnola, la socialista Ribera, che detiene anche la delega alla transizione ecologica ha stroncato l’idea di rinviare la data del 2035 come termine per i motori a benzina e diesel. «Non è una cosa che stiamo prendendo in considerazione – ha avvertito – e direi che non è una cosa che praticamente nessuno sta prendendo in considerazione». A suo giudizio, semmai, «la questione sul tavolo è come accompagnare l’industria automobilistica europea in un processo di trasformazione in corso e in una corsa industriale globale attivata da anni».
Una dichiarazione che testimonia della spaccatura evidente su questo punto dentro la Commissione e tra i 27 Paesi membri. Basti pensare che l’altro ieri il Ppe, il principale partito europeo, aveva reso pubblica la sua richiesta: «Il prossimo divieto previsto per il 2035 sui motori a combustione interna dovrebbe essere revocato per riflettere la neutralità tecnologica, consentendo così un mix di tecnologie». Arrivare ad una mediazione non sarà dunque semplice e questo è solo l’inizio della discussione. Le ipotesi allo studio, comunque, si concentrano non sullo slittamento temporale ma sull’impiego di carburanti alternativi e sugli aiuti per una transizione meno dolorosa. E potrebbe rientrare in un prima soluzione il congelamento nel 2025 delle sanzioni per i produttori che non si adeguano ai nuovi standard di emissioni.