9 Novembre 2024

Fonte: La Stampa

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Bruxelles archivia la procedura di infrazione contro Italia e Grecia sulla raccolta delle impronte

Bruxelles chiude la procedura di infrazione contro Roma e Atene sulla registrazione e la raccolta delle impronte digitali dei migranti per il sistema Eurodac. Ma allo stesso tempo ricorda che la stragrande maggioranza dei migranti che arrivano in Italia – ben «l’80%» circa secondo l’ultima stima diffusa dal commissario Ue Dimitris Avramopoulos – ovvero 4 su 5, sono economici, da considerare come «irregolari», e come tali, secondo la politica europea, da rimpatriare. L’Ue, avverte Avramopoulos, non ha intenzione di «cambiare i criteri» per aggiungere nazionalità a quelle che già possono beneficiare dei ricollocamenti, cioè, eritrei e siriani. Mentre la Lega, col vicesegretario Lorenzo Fontana, trae spunto dal dato per attaccare l’operato di Renzi.
I migranti che arrivano sulla rotta del Mediterraneo centrale – in tutto 174.296 nel 2016 (dati Unhcr al 7 dicembre, il 24% in più rispetto al 2015, quando erano stati 153.842) provengono soprattutto dai Paesi dell’Africa sub-sahariana, quindi – eritrei a parte – tutti gli altri non sono candidabili per la ridistribuzione.
Secondo i dati dell’Unhcr solo il 24% dei migranti arrivati in Italia quest’anno giungono dai primi dieci Paesi «refugee-producing». Il primo Paese di provenienza dei migranti è infatti la Nigeria (21%), il secondo l’Eritrea (12%) e a seguire Sudan, Gambia, Costa d’Avorio (7%) e poi ancora Guinea (6%); Somalia, Mali, Senegal (5%) e Bangladesh (4%).
Il meccanismo dei ricollocamenti comunque non sta dando i risultati sperati. Anche se a Bruxelles novembre viene indicato come «il mese record» per i trasferimenti, quelli dall’Italia sono stati 401, e in tutto, dall’inizio del programma ad oggi, sono stati 1.406, sui 34.953 previsti entro settembre 2017.
Scorrendo i dati, si vede che Ungheria e Slovacchia non hanno offerto neppure un posto, e sebbene altri lo abbiano fatto – Bulgaria, 140; Repubblica Ceca, 20; Estonia, 8; Lituania, 60 e Polonia, 35 – poi non hanno messo in pratica. Ma alla procedura d’infrazione «non ci siamo ancora», spiega Avramopoulos.
Siamo invece ai trasferimenti dei migranti dagli altri Paesi Ue verso la Grecia, in applicazione del regolamento di Dublino, a partire dal 15 marzo 2017, mentre continua intenso il lavoro della presidenza slovacca che punta a trovare un accordo politico di massima sulla revisione del sistema, facendo passare il concetto di “solidarietà flessibile” – negli ultimi documenti circolati ribattezzata `solidarietà effettiva´.
La proposta su Dublino, che preme a Bratislava, di fatto scardina quella della Commissione europea, lasciando ben pochi elementi solidali. Tra le altre cose prevede ricollocamenti “a la carte”, con la possibilità di scegliere le “categorie” da trasferire, e «detenzioni» per evitare la fuga dei migranti verso altri Paesi.
Sul dossier è prevista una nuova discussione domani, al pranzo informale del consiglio dei ministri Ue dell’Interno, dove per l’Italia sarà presente il sottosegretario Domenico Manzione. Ma il grosso della partita sarà al vertice dei leader del 15 dicembre, dove l’Italia arriva indebolita dal post-referendum. La Commissione Ue spinge per chiudere il dossier, così divisivo, prima dei negoziati sulla Brexit, di marzo. E in pressing per la chiusura sono anche Berlino e Parigi, che non vogliono trovarsi a discutere della questione in piena campagna elettorale.

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