Fonte: La Stampa
di Giordano Stabile
I giudici hanno emesso la sentenza che chiede agli Stati Uniti di «rimuovere le sanzioni sull’export verso l’Iran di medicine e apparecchiature mediche, cibo e beni agricoli, parti di ricambio ed equipaggiamenti necessari all’aviazione civili»
La Corte internazionale di Giustizia dell’Aja ha accolto alcune delle richieste dell’Iran, che si era rivolto al massimo organo giudiziario dell’Onu per fermare le sanzioni imposte dall’Amministrazione Trump. Teheran si era appellata in base a un vecchio trattato di amicizia con gli Stati Uniti, firmato dallo scià nel 1959, che ora Washington ha stracciato. Le sentenze della Corte internazionale sono vincolanti, ma già in passato né gli Usa né l’Iran le hanno rispettate.
Aspetto umanitario
L’Iran si è rivolto alla Corte in luglio. Ieri sera i giudici hanno emesso la sentenza che chiede agli Usa di “rimuovere le sanzioni sull’export verso l’Iran di medicine e apparecchiature mediche, cibo e beni agricoli, parti di ricambio ed equipaggiamenti necessari all’aviazione civili”. I giudici dell’Aja ritengono illegali le sanzioni che hanno un impatto sull’aspetto umanitario e mettono in pericolo le vite di civili. La Corte non ha però accettato la richiesta di Teheran di proibire tutte le sanzioni, quindi per gli iraniani è una vittoria parziale, perché l’obiettivo principale era bloccare le sanzioni economiche, in particolare quello all’export di petrolio.
La reazione americana
Washington ha rigettato la sentenza dell’Aja e ha stracciato il trattato di amicizia del 1955, che era sopravvissuto a quasi quarant’anni di scontri durissimi con la Repubblica islamica, compreso l’assalto all’ambasciata americana a Teheran alla fine del 1979 con la presa in ostaggio di 52 diplomatici americani per 444 giorni. Il segretario di Stato Mike Pompeo ha detto che “francamente, era una decisione che dovevamo prendere 39 anni fa”.