19 Settembre 2024

Una nazione-gulag che è diventata un esempio di tutti gli orrori: torture, detenzioni arbitrarie, economia al collasso, sostegno attivo al governo etiopico nella guerra civile in corso. Il presidente Isaias Afwerki governa con il terrore

Con Corea del Nord, Siria e Bielorussia (oltre naturalmente alla Russia), l’Eritrea è uno dei cinque Paesi che hanno votato contro la risoluzione delle Nazioni Unite con cui è stata condannata l’invasione dell’Ucraina. Una scelta coerente con l’operato di una nazione-gulag che è diventata un esempio di tutti gli orrori: torture, detenzioni arbitrarie, completa mancanza di libertà di espressione, economia al collasso, servizio militare illimitato, chiusura completa agli stranieri e, come se non bastasse, il sostegno attivo al governo etiopico nella guerra civile in corso. Il presidente Isaias Afwerki governa con il terrore.
Sì, proprio lui, il leader di una causa nazionale che aveva attirato le simpatie del mondo è ogni giorno di più un dittatore senza scrupoli. Sembrano passati secoli da quando Isaias, in una fresca notte di maggio del 1993, accoglieva gli ospiti stranieri giunti da ogni parte per festeggiare l’indipendenza del nuovo Stato. Poi l’incanto è sparito: già pochi anni dopo iniziava il conflitto con l’Etiopia (oggi invece alleata contro i tigrini) e si avviava la trasformazione del Paese in una dittatura spesso paragonata a quella di Kim Jong-un.
Che fare? È urgente che l’Onu reimponga un totale embargo di armi. Ma, scrive The Economist, serve «pressione». A cominciare da quelle potenze regionali come Emirati e Arabia Saudita che hanno finanziato a lungo Asmara in cambio di influenza e basi militari. E, più in generale, il caso Eritrea va sollevato in tutte le istanze internazionali. Non si può guardare dall’altra parte.
Certo, sembra un secolo da quando, durante una nottata di festa impressionante, il vessillo del nuovo Stato fu issato in piazza Primo settembre nel cielo effervescente di Asmara. E ora i rami di ulivo di quella bandiera, simbolo di una giusta causa nazionale, disegnati su un triangolo rosso, stanno scomparendo alla vista per una sorta di illusione ottica provocata dalla coscienza.

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