20 Settembre 2024

Fonte: La Repubblica

grecia

di Ettore Livini

Atene è sparita dalle cronache di giornali e tv. Ma la crisi ellenica è tutt’altro che risolta e il dramma dei rifugiati sta complicando il quadro. C’è ancora il rischio che il paese vada in default? Quando? Perchè Ue e Fmi stanno litigando? E come si sta muovendo Tsipras? Ecco gli interrogativi (e le risposte) per riorientarsi nell’eterna telenovela del Partenone

La crisi greca non va più di moda. Per sei anni le disavventure di Atene, le fibrillazioni dell’euro e le colorate uscite di Yanis Varoufakis hanno occupato Tg e prime pagine dei giornali. Oggi non ce n’è quasi più traccia. Vuol dire che la Grecia si è salvata? No, tutt’altro. Il paese, senza soldi, è nella situazione di sempre. Se entro luglio non troverà l’ennesimo accordo con i creditori, non avrà il denaro per rimborsare 3,8 miliardi di prestiti della Bce e per pagare stipendi e pensioni. E il rischio Grexit – uscito dalla porta – rientrerà dalla finestra. Non solo. A complicare il quadro c’è la drammatica crisi dei rifugiati. L’anno scorso un milione di migranti è sbarcato sulle isole dell’Egeo dalla Turchia. E i negoziati di queste ore tra la Ue e Ankara rischiano di lasciare ad Atene il cerino della gestione della parte più delicata dell’emergenza e di far scricchiolare i fragiliissimi equilibri geopolitici tra Balcani, Cipro e le relazioni Greccia-Turchia. Ecco un vademecum in pillole per riorientarsi nei guai del paese.
A luglio scorso la Grecia e la Troika hanno firmato un nuovo piano di salvataggio da 86 miliardi. La Grecia è salva o c’è ancora il rischio di Grexit
I paletti imposti da Ue, Bce e Fmi sono chiari: Atene riceverà gli aiuti finanziari solo se rispetterà gli impegni con i creditori. E senza i soldi della ex-Troika, il paese non sta in piedi. Finora sono stati erogati al governo Tsipras 23 miliardi. Usati in buona parte (ma meno del previsto) per ricapitalizzare le banche e per rimborsare gli stessi creditori. L’esecutivo ellenico ha incassato regolarmente le prime tranche di prestiti grazie al buon passo con cui ha approvato le riforme nei primi mesi di mandato. Ora però ci sono gli scogli più duri: pensioni, prestiti in sofferenza, riorganizzazione del sistema fiscale. I rappresentanti di Bruxelles, Francoforte e Washington – divisi tra di loro – sono in queste ore nella capitale ellenica per trovare un accordo su questi temi. Senza un’intesa, non riapriranno i cordoni della Borsa. E senza soldi freschi, Atene finirà la liquidità a inizio luglio, quando mancheranno i fondi per rimborsare la Banca centrale e per onorare stipendi e pensioni pubblici. Riaccendendo l’ipotesi del default.
Quale distanza c’è tra le posizioni di Atene e creditori in questo momento
Tanta. Atene ha messo sul piatto una manovra sulle pensioni pari all’1% del Pil, fatta soprattutto di aumenti dei contributi pagati dalle imprese e dai lavoratori autonomi. “Le abbiamo già tagliate 11 volte dal 2009, non possiamo ridurle ancora visto che il 52% delle famiglie ha un assegno previdenziale come mezzo di sostentamento primario”, dice il Governo. Tsipras è convinto che questa manovra sia sufficiente a raggiungere gli obiettivi concordati con la Troika – un attivo di bilancio del 3,5% nel 2018 – grazie alla ripresa dell’economia che nel 2015 è scesa (-0,2%) molto meno delle stime (-2%) dell’accordo di luglio. I creditori dicono invece che non è abbastanza. Lo spread con i bund, sceso da 1.168 punti di giugno 2015 agli 888 di oggi, e la Borsa, balzata del 25% dai minimi di febbraio, sembrano dargli ragione. Bruxelles spinge per varare misure più dure, pari al 2,5-3% del pil. Il Fondo addiruttura vuole tagli del 4,5%. Pillole difficili da digerire per un paese che ha già bruciato il 25% dell’economia in un’austerity lunga sette anni che non ha risolto nessuno dei suoi problemi. Il debito, malgrado la ristrutturazione e la sforbiciata del 70% a quello dei privati, è ancora a 321 miliardi, il 180% del Pil. Di questi 220 miliardi sono soldi dovuti a Ue, Bce, Esm e Fmi.
Perchè i conti della Grecia non tornano dopo sette anni d’austerità
In parte, lo ammettono gli stessi dottori accorsi al suo capezzale, perchè la cura d’austerità era sbagliata. In parte perchè i ritardi degli esecutivi nell’attuazione delle riforme e la congiuntura internazionale hanno depotenziato i suoi risultati. Il problema, semplice come il bilancio di una famiglia, è che le uscite superano le entrate. I conti pubblici al netto degli interessi e dei rimborsi ai creditori si sono chiusi nel 2015 con “solo” 7,5 milioni di passivo. Gli incassi da tasse, privatizzazioni e altro sono stati sufficienti a pagare stipendi, pensioni, ospedali e gli investimenti necessari a tenere in piedi la macchina dello stato. Peccato che poi ci siano i debiti da onorare. La Troika nei primi piani di salvataggio ha congelato i pagamenti degli interessi fino al 2022 e allungato le scadenze (la durata dell’esposizione è cresciuta da 6 a 18 anni). Ma alcune rate, quelle con Bce e Fmi vanno onorate. E senza l’aiuto delle istituzioni i soldi non ci sono. Le prossime scadono a luglio e valgono 3,8 miliardi. Entro quella data quindi è obbligatoria un’intesa tra governo e troika.
Si arriverà a un’intesa? E perchè Ue e Fmi litigano tra di loro?
Tutti si augurano il successo dei negoziati. Per trovare la quadra, però, questa volta sarà necessario mettere sul piatto un nuovo fattore molto indigesto al ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schaeuble e ai rigoristi del nord: un altro colpo di forbice al debito greco. Tema che sta molto cuore al Fondo Monetario che proprio per questo sta litigando con Bruxelles. Washington è chiara. Nel 2010 è stato fatto un errore madornale: se si fosse ristrutturato subito il debito ellenico (come si è fatto due anni dopo in emergenza) Atene sarebbe stata salvata a costi molto inferiori di quelli sostenuti finora. Ergo, ora non si deve fare lo stesso errore. Per raggiungere il 4,5% del surplus di bilancio oltre ai tagli serve anche una ristrutturazione-bis, allungando le scadenze e tagliando i tassi già oggi scontatissimi. L’Europa nicchia: sette anni fa ha detto no perchè il taglio al debito avrebbe fatto perdere miliardi alle banche francesi e tedesche, espostissime con Atene. E ha dato il via libera solo quando gli istututi hanno alleggerito le loro posizioni girando il cerino al mercato. Oggi un altro taglio al debito è delicato dal punto di vista politico: ci sono elezioni in Germania e in tanti altri paesi del nord, dove nuovi salvagenti al Partenone non sono proprio ben visti. Se il Fondo si sfila dal piano di salvataggio però, anche la Germania – che l’ha sempre indicato come garante del piano – sarebbe costretta a fare lo stesso. E la situazione precipiterebbe.
Come ha influito la situazione dei rifugiati sulla crisi? E che effetti avrà l’accordo Ue-Ankara?
La Grecia e i greci hanno salvato migliaia di persone dal mar Egeo. E Lesbos, non a caso, è candidata al Nobel. Detto questo, Atene ha fatto finora solo da luogo di transito dei rifugiati per mancanza di soldi e al netto del costo dei primi soccorsi (qualche centinaio di milioni stornati dalle depresse casse pubbliche) ha traghettato i migranti fino alla Macedonia senza ostacolare il cammino lungo il corridoio balcanico. Ovviamente la Grecia non ha i soldi – malgrado i 750 milioni stanziati dalla Ue – per gestire una eventuale chiusura delle frontiere e un congelamento di Schengen. Servirebbero miliardi per costruire e gestire i campi profugi oltre al processo di smistamento e richiesta asilo. L’intesa tra Bruxelles e Ankara potrebbe forse togliere un po’ din pressione se fermerà davvero gli sbarchi nelle isole. Altrimenti aumenterà i problemi.
Come si sta muovendo Tsipras? E’ solida la sua maggioranza di governo? Tiene la sua popolarità?
Tsipras, abituato dal referendum in poi a usare come stella polare della sua politica il pagrmatismo, sta facendo di necessità virtù: obbedendo ai diktat della Troika cercando di minimizzare i danni per la società greca. Il suo governo di coalizione con la destra nazionalista di Anel ha perso due pezzi e la maggioranza è ridotta a 153 parlamentari su 300. Numeri che potrebbero ridursi quando in aula arriveranno provvedimenti delicati come le pensioni e le riforme dell’agricoltura (la Corte Ue ha tra l’altro appena chiesto all’esecutivo di recuperare 450 milioni di sussidi ai contadini illeciti). L’altro problema di Tsipras è Kyriakos Mitsotakis, nuovo leader del centro-destra di Nea Demokratia. Giovane e brillante ha sfondato nei sondaggi riuscendo a dare un’immagine nuova e credibile al partito. I sondaggi gli hanno dato ragione: nell’ultima rilevazione di Rass di pochi giorni fa Nd è al 26,2% e Syriza al 23,4%. Stesso risultato hanno dato gli ultimi quattro sondaggi precedenti. E qualcuno inizia a parlare della necessità un governo di unità nazionale o di nuove elezioni.

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