Fonte: La Stampa
di Alessandro Alviani
Alle regionali in Meclemburgo-Pomerania battuta la cancelliera nel suo Land. L’Afd vola al 20,8% la Cdu ai minimi storici (19%). Tengono i socialdemocratici ma perdono il 5%
A un anno esatto dalla notte tra il 4 e il 5 settembre 2015 in cui Angela Merkel decise di aprire le frontiere della Germania ai rifugiati rimasti bloccati in Ungheria, l’impopolarità delle politiche dell’accoglienza volute dalla cancelliera regala alla Cdu una bruciante sconfitta alle regionali in Meclemburgo-Pomerania.
Per la prima volta i cristiano-democratici vengono superati dai populisti di destra della AfD, che hanno fatto del no alle scelte di Merkel sui migranti un loro cavallo di battaglia. E il sorpasso avviene proprio nel Land in cui la cancelliera ha il suo collegio per il Bundestag: i suoi frequenti comizi nella regione – l’ultimo sabato prima di partire per il G20 – non sono bastati a evitare al suo partito un disastro destinato a rilanciare il dibattito all’interno della Cdu/Csu sui temi dell’accoglienza e della sicurezza. Il tutto alla vigilia di mesi politicamente delicati per Merkel, che non ha ancora sciolto la riserva sulla sua candidatura a un quarto mandato alle politiche del prossimo anno.
La AfD, alla sua prima apparizione nella regione sul Baltico, centra secondo i risultati definitivi provvisori, il 20%, la Cdu perde il 4% e si ferma al 19%, uno dei peggiori risultati che abbia mai raggiunto in un’elezione regionale in Germania. Secondo un’analisi di Ard, il 78% degli abitanti del Land ritiene che le politiche di Merkel sui rifugiati abbiano danneggiato la Cdu e appena il 50% auspica una sua ricandidatura a cancelliera nel 2017. «Forse questo è l’inizio della fine del cancellierato di Angela Merkel», ha commentato ieri sera il candidato di punta della AfD in Meclemburgo-Pomerania, Leif-Erik Holm.
Primo partito si conferma la Spd del governatore uscente Erwin Sellering, che perde sì il 5%, ma raggiunge il 30,6%. I neonazisti della Npd escono dall’ultimo parlamento regionale in cui ancora sedevano: non sono infatti riusciti a scavalcare la soglia del 5%. Un risultato che si spiega in parte anche con la crescita della AfD.
Il partito guidato da Frauke Petry e Jörg Meuthen entra nel nono parlamento regionale (su sedici) in Germania e si avvia ora con rinnovato slancio verso le regionali in programma il 18 settembre nella città-Stato di Berlino. In campagna elettorale la AfD ha puntato soprattutto su due leve. Anzitutto il malumore anti-Merkel, riassunto in uno slogan («Merkel muss weg», «Merkel deve andarsene») scandito già negli ultimi anni alle manifestazioni di Pegida e ripetuto nelle scorse settimane dai sostenitori della AfD ai comizi in Meclemburgo-Pomerania. E poi il no all’«immigrazione di massa» e «all’islamizzazione» del Paese. Una richiesta che potrebbe sembrare a prima vista spiazzante in un Land che ha accolto appena 22.000 rifugiati e in cui gli stranieri residenti rappresentano all’incirca appena il 4% della popolazione.
Eppure, in una regione in cui l’economia, spinta dal turismo, ha ripreso a crescere, ma la disoccupazione, pur se in calo, resta superiore alla media nazionale (9% contro il 6,1%), il tema ha finito per monopolizzare la campagna elettorale. «Stop al caos dell’asilo politico» si legge sui manifesti con cui la AfD ha tappezzato le strade del Land, che conta appena 1,6 milioni di abitanti. «I cittadini non vogliono che il nostro Paese diventi un califfato», ha tuonato a più riprese Leif-Erik Holm, un ex presentatore radiofonico che in campagna elettorale si è fatto affiancare da Björn Höcke, numero uno della AfD in Turingia e principale esponente dell’ala più intransigente e a destra della AfD. Noi, ha spiegato Holm nei suoi comizi, «ci battiamo affinché la Germania resti il Paese dei tedeschi». Parole e slogan che richiamano alla mente quelli della Npd. Non a caso nei giorni scorsi sulla tv pubblica regionale Ndr il capogruppo della Npd al parlamento regionale del Meclemburgo, Udo Pastörs, ha protestato: «La AfD riprende pari pari quello che chiediamo da decenni e in questo modo ha evidentemente successo».