22 Novembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

di Pierluigi Battista

Ci commuoviamo per le immagini spettacolari delle proteste a Hong Kong, ma ci giriamo dall’altra parte quando apprendiamo che circa un milione e mezzo di esseri umani appartenenti alla popolazione musulmana degli uiguri è stato deportato nei campi di concentramento detti di «rieducazione»


Ricordare e denunciare le violazioni sistematiche dei diritti umani nel mondo oramai sembra diventato un esercizio patetico, un’invocazione velleitaria destinata allo scacco. La difesa dei diritti fondamentali è sparita dall’agenda dei governi, in primis di quegli europei che pure ipocritamente agitano la bandiera dei valori non negoziabili, delle istituzioni internazionali (come il dispendioso ed inutile ente denominato Nazioni Unite), dai sentimenti dell’opinione pubblica ed è rimasta appannaggio di pochi resistenti, a cominciare da Amnesty International e Human Rights Watch. Dei curdi eroici nella battaglia contro l’Isis e ora abbandonati nelle grinfie di Erdogan ci siamo già dimenticati. Oblio totale sulle centinaia di migliaia di civili siriani sterminati da Assad.
Indifferenza assoluta sul massacro mostruoso di circa cento morti assassinati dai cecchini del regime iraniano durante le manifestazioni che stanno scuotendo Teheran e silenzio generale sulle ragazze che in Iran hanno avuto il coraggio di strapparsi di dosso il velo obbligatorio e gettate in chissà quale antro delle torture. Nessuna richiesta all’Arabia Saudita sul corpo del giornalista Jamal Khashoggi fatto letteralmente a pezzi, con ferocia mafiosa, nel consolato saudita in Turchia. Ci commuoviamo per le immagini spettacolari delle proteste a Hong Kong, ma ci giriamo dall’altra parte quando apprendiamo che circa un milione e mezzo di esseri umani appartenenti alla popolazione musulmana degli uiguri è stato deportato nei campi di concentramento detti di «rieducazione». E che ne è dell’attenzione pubblica per le proteste contro la dittatura di Maduro in Venezuela? Prima titoloni, proclami, risoluzioni. E poi? Svanita, cancellata persino dai notiziari, azzerata. Nessuna istituzione sportiva ufficiale che dica una sola parola sulla discriminazione delle donne negli stadi del Qatar, solo la tv spagnola e quella tedesca hanno promesso che non vorranno trasmettere le partite dei Mondiali del 2022 giocate negli stadi in cui è vietato l’ingresso libero delle donne: silenzio in Italia, ovviamente. E parliamo delle torture nei campi in Libia solo in rapporto alle ondate migratorie e al pericolo che ce ne può venire, senza scandalizzarci per la cosa in sé, che richiederebbe un intervento immediato dell’Europa. Neanche per sogno. Meglio dimenticare.

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