22 Novembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

di Aldo Cazzullo

Il cattolicesimo è l’altro pilastro della nazione: dopo il 14 luglio di Nizza, quello compiuto vicino a Rouen è l’attacco finale portato al Paese che venera da secoli Giovanna d’Arco

La Pucelle, vale a dire la Vergine, chiese di morire guardando il crocefisso: un soldato inglese, impietosito, gliene costruì uno incrociando due pezzi di legno; un domenicano tra i tanti che l’avevano condannata andò di persona a prendere un crocefisso in chiesa. Prima di spirare, Giovanna invocò ad alta voce per tre volte il nome di Gesù. Un altro soldato, che la odiava al punto da aver giurato di attizzare il rogo con le proprie mani, scoppiò a piangere. Il boia, trovato il cuore, corse a confessarsi: «So che oggi mi sono dannato per l’eternità». È probabile che tutto questo sia inventato, o comunque ingigantito. Certo è che i francesi lo credono fermamente. Quando gli occupanti inglesi partirono, il processo a Giovanna d’Arco fu ricelebrato, la Pucelle assolta, quindi fatta santa, infine proclamata patrona di Francia, insieme con la Madonna. Nei secoli ispirò Michelet, Péguy, Anatole France, Bernanos, Brasillach, Claudel, Malraux: la cultura francese. E se l’iconoclasta Voltaire la trasformò in una serva dedita al libero amore a cavallo di un asino volante, stranieri come Giuseppe Verdi e George Bernard Shaw ne fecero un’eroina: la vergine guerriera che ascolta le voci dei santi e salva la patria.
Il cattolicesimo è l’infanzia della nazione francese
Per i francesi, il cattolicesimo è l’infanzia della nazione. La Repubblica è laica, ma la Francia moderna comincia con la conversione e il battesimo di re Clodoveo. I sovrani erano libertini e peccatori, ma venivano consacrati e sepolti nelle cattedrali. I rivoluzionari abbatterono le statue dei re di Giuda dalla facciata e dissacrarono la cattedrale di Parigi, ma Victor Hugo la riconsacrò scrivendo Notre Dame de Paris. Il diritto d’asilo invocato dal gobbo Quasimodo per la zingara Esmeralda resta una pietra miliare nell’immaginario del Paese. Per questo l’assassinio in chiesa di padre Jacques Hamel, vicino a Rouen, rappresenta un’escalation, forse un punto di non ritorno della storia, come lo furono l’assassinio di Thomas Becket nella cattedrale di Canterbury o quello di monsignor Romero in Salvador. La Francia è terra scristianizzata, molto più dell’Italia. Eppure il mondo cattolico è vivo, forte. Forma figure reazionarie come lo scismatico Lefebvre e progressiste come il popolarissimo abbé Pierre. Conosce lo scandalo della pedofilia che mette in difficoltà l’arcivescovo di Lione Barbarin, ma coltiva la memoria dell’arcivescovo di Parigi Lustiger, ebreo convertito. La comunità di Taizé è un punto di riferimento per giovani cattolici di tutto il mondo.
Il rapporto tra Chiesa romana e Francia
Di cattolicesimo francese era imbevuto Paolo VI, molto legato a Jacques Maritain, e al Concilio invitò a parlare un solo laico: Jean Guitton, che il Papa chiamava familiarmente Guittone, italianizzandone il nome, come fosse un santo o un filosofo medievale. La Francia vieta il crocefisso, ma la Madonna appare a Lourdes; l’arcangelo guerriero Michele fonda invece Mont-Saint-Michel, in Normandia, la regione di Rouen, mentre all’estremo Sud sbarcano Maria Maddalena, Maria Salomé e Maria Jacobé, là dove ora sorge Les Saintes-Maries-de-la-Mer: lo scrisse per primo Jacopo da Varagine, Dan Brown completò la storia (la ricerca del Graal, dai Templari al mistero del parroco di Rennes-le-Château, è la caccia al tesoro nazionale). Napoleone porta le armate rivoluzionarie in tutta Europa, ma chiama il Pontefice a incoronarlo a Notre Dame (anche se poi fa tutto da sé). Suo nipote Napoleone III da carbonaro cospira contro il Papa nelle Romagne, e da imperatore manda il suo esercito a rimetterlo sul soglio. Monet rese celebre la cattedrale di Rouen dipingendola con il sole levante, in piena luce, con il sole morente. Erano cattolici Schuman e Delors, padri dell’Europa.
I due funerali di Mitterand
Quando nel ’65 Mitterrand fu battuto al ballottaggio da de Gaulle, sui manifesti elettorali aveva una ciminiera fumante; ma quando nel 1981 vinse, dietro lo slogan «la force tranquille» aveva il campanile di una chiesa. Mitterrand ebbe due funerali: quello privato, con l’abbraccio tra la moglie e la figlia segreta, e quello pubblico: a Notre Dame, con Chirac e la moglie Bernadette nell’inginocchiatoio davanti a Lustiger celebrante, il trono e l’altare, con Arafat e Fidel Castro nel primo banco. La religione, e le chiese, sono il sostrato della Francia, uno dei pilastri su cui si regge il suo edificio millenario; essendo l’altro i Lumi, la rivoluzione, lo Stato laico. Per questo, dopo la strage del 14 luglio, l’assalto in chiesa e il martirio di un sacerdote segna l’attacco definitivo all’identità francese: non a caso ieri molti fedeli hanno spontaneamente appeso il tricolore ai portali di molte basiliche. Un tabù è stato violato, e stavolta sul territorio metropolitano, non in Algeria dove nella primavera del 1996 sette monaci furono sgozzati a Tibhirine: la tragedia divenne un film, «Uomini di Dio», premio speciale della giuria a Cannes. La commozione fu grande quando venne letto il testamento spirituale di uno dei martiri, padre Christian de Chergé: «Se mi capitasse un giorno di essere vittima del terrorismo, vorrei che la mia comunità, la mia Chiesa, la mia famiglia si ricordassero che la mia vita era donata a Dio e a questo Paese… e che sapessero associare questa morte a tante altre ugualmente violente, lasciate nell’indifferenza».
Il simbolo Giovanna d’Arco
La grande parte delle vittime del terrorismo islamico sono musulmani. Lo erano 30 sugli 84 caduti di Nizza. Eppure la giornata di ieri segna il punto più basso dei rapporti tra la Francia e la sua comunità islamica. I terroristi lavorano oggettivamente per provocare la reazione difensiva dei francesi e la discriminazione dei musulmani, in modo da trascinarne molti con sé. È evidente che la grande maggioranza condanna le aggressioni, come ieri hanno fatto tutti i rettori delle moschee. Ma esistono anche musulmani francesi che odiano il loro Paese: come i ragazzi della banlieue che nei giorni degli attentati di Parigi mi fecero notare che la prima causa di morte dei bambini francesi, dopo gli incidenti stradali, è l’annegamento nelle piscine private; mentre nei loro Paesi d’origine i bambini ancora muoiono di malattie che qui non esistono più, quando non di fame. Per costoro la Francia è una fortezza da cui si sentono esclusi, e nello stesso tempo un rifugio che provoca senso di colpa. Il jihadismo ha trovato terreno fertile, e non basta rifugiarsi ogni volta dietro il paravento della follia; come se ideologia islamica e follia fossero incompatibili. «Légion Jeanne d’Arc» fu chiamato il reparto di volontari che i collaborazionisti di Vichy mandarono in Russia per combattere accanto ai nazisti. La memoria di Giovanna d’Arco fu sacra per il generale Charles de Gaulle e i gaullisti; fino a quando non se ne impadronì il fondatore del Front National, che prese l’abitudine di riunire i suoi attorno alla statua dorata della Pucelle. Da allora Giovanna d’Arco rappresenta il modello dichiarato di sua figlia: Marine Le Pen.

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