Nello staff del presidente si notano divergenze ma si punta sui piani comuni. Droni al confine per filmare i migranti
«Non c’è una crisi diplomatica tra Francia e Italia», dice l’entourage del presidente.
Dopo giornate di politica interna giocata all’estero con dichiarazioni ostili da parte francese, reazioni offese dall’Italia e parole distensive della premier Meloni oggetto degli attacchi, arriva la versione degli uomini vicini al capo di Stato francese. I singoli ministri o esponenti possono pure esporre le loro opinioni ma quel che conta è il rapporto tra Emmanuel Macron e Giorgia Meloni, che resta improntato al dialogo e alla ricerca, semmai, di un’intesa sempre maggiore.
«La verità è che noi abbiamo bisogno di lavorare bene con l’Italia e abbiamo molti interessi comuni che dobbiamo trattare insieme, cosa che stiamo già facendo». Dal palazzo parigino si fa notare che Macron ha fatto il primo passo andando a fare visita a Meloni quando il presidente si trovava a Roma per il Papa (il 23 ottobre 2022).
«Ci sono differenze di sensibilità politiche, ma il presidente è andato a incontrare la signora Meloni prima ancora che cominciasse a esercitare le sue funzioni di presidente del Consiglio. Ha scelto subito di cominciare il dialogo».
Un atteggiamento che non è cambiato in questi giorni, quando molti hanno preso la parola ma non Macron. «Se non ci sono stati commenti è per una buona ragione: l’uno e l’altro sono desiderosi di mantenere questo dialogo».
Restano i problemi di merito e in particolare la questione migratoria, ma sono piani diversi. Ai consiglieri del presidente interessa porre l’accento sui fondamenti positivi del rapporto con l’Italia, qualsiasi cosa succeda. Poi ci sono le misure concrete da prendere sul territorio, in un momento che è considerato di emergenza.
Due ordinanze amministrative datate 10 maggio autorizzano per tre mesi, su richiesta della polizia di frontiera, «la ripresa, la registrazione e la trasmissione di immagini» catturate con i droni nelle Alpi Marittime, al confine con l’Italia. «Le difficoltà del terreno» e la presenza di numerosi sentieri «che permettono di aggirare la lotta all’immigrazione clandestina» rendono «materialmente impossibile impedire l’attraversamento illegale della frontiera (…) senza disporre di una visione aerea dinamica», si legge nei testi diffusi dalla Afp. «Dall’inizio del 2023 il flusso dall’Italia è quadruplicato» e «9.000 persone irregolari sono state intercettate» alla frontiera tra Francia e Italia. Ieri l’Assemblea dei dipartimenti francesi (Adf) ha chiesto l’aiuto del governo per affrontare una «situazione esplosiva» nelle Alpi Marittime, dove si concentra più di un terzo dei minori stranieri non accompagnati arrivati da gennaio, circa 2000 su un totale di 5000.
La Francia si trova ad affrontare un’emergenza migratoria anche a Mayotte, nell’Oceano indiano, nel territorio d’Oltremare meta dei clandestini che arrivano dalle vicine isole Comore, e in Guyana, in Sudamerica, al confine con Brasile e Suriname. Il ministro dell’Interno, Gérald Darmanin, ha ripreso il disegno di legge sull’immigrazione accantonato e lo presenterà invece a luglio.
Questo è il contesto: la Francia patisce la questione dell’immigrazione in tre forme diverse, è Paese di primo ingresso, di transito e di destinazione. Di primo ingresso in Guyana e a Mayotte. Di transito per i migranti che poi tentano la traversata della Manica a Calais o poi vanno in Germania. Di destinazione per la maggior parte di quelli che arrivano dall’Italia e dalla Spagna. La sensazione è di dover combattere su tutti i fronti.
La collaborazione con l’Italia quindi è essenziale. Per tornare all’entourage del presidente, si sottolinea che Macron e Meloni si parleranno presto. «In ogni caso il presidente e la signora Meloni si vedranno al G7 (a Hiroshima, 19-21 maggio, ndr). Poi entreremo anche in una fase nella quale bisognerà che ci preoccupiamo insieme del nostro destino europeo».