Si fanno spesso paragoni impropri, ma c’è una qualche azienda che funzioni con un terzo, o solo metà, o addirittura un decimo del personale?
La «consolle» del magistrato per «implementare» le «best practices» volte ad abbattere il «disposition time» che in rapporto alla «baseline», meglio se a «budget» ridotto, attraverso le «directory» della nuova «app» centri la «mission» verso gli «stakeholders»: spopola la moda per la quale gli uffici giudiziari dovrebbero essere gestiti come aziende e il Csm negli incarichi direttivi dovrebbe selezionare manager a tutto gas di produttività. Ma c’è una qualche azienda al mondo che funzioni con un terzo, o solo metà, o addirittura un decimo del personale? Ad esempio i giudici di pace onorari, tra i più vicini alla vita del cittadino visto che ne è da poco stata ampliata la competenza sulle cause fino a 10.000 euro per i beni mobili e addirittura fino a 25.000 euro per incidenti d’auto, a Milano sono 28 su un organico di 180, a Bologna 9 su 55, Monza è quasi champagne con «solo» 22 mancanti su 33, e via così.
Ancor più difficili da liquidare come «i soliti» piagnistei — tanto più ora che il software ministeriale per digitalizzare il penale dall’1 gennaio 2024 ha fallito il collaudo come una Formula 1 rientrata ai box col motore arrosto già nel giro di ricognizione — sono non solo le situazioni segnalate negli ultimi giorni dai procuratori di Roma e Milano, ma anche l’asciutta pagina inviata al ministro Nordio dai 26 presidenti di Corte d’Appello: per far presente non solo che la scopertura dei cancellieri è del 30% con punte oltre il 50%, ma anche che «tra gli addetti all’Ufficio per il Processo» (cuore teorico dello sforzo per gli obiettivi Pnrr) «un continuo stillicidio di abbandoni per posti più appetibili» porta «al 50% le originarie assegnazioni. Siamo molto preoccupati, anche perché nella legge di stabilità non v’è alcuna norma che riguardi la Giustizia: la situazione rischia di precipitare in tempi molto ristretti, altrimenti non ci saremmo indotti a interpellarLa». Come si dice, nello slang aziendalista-amatriciano, «game over»?