L’Onu: negli ultimi quattro anni mai un momento così grave. Oltre 15 milioni di persone in difficoltà
Presentando il suo rapporto all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Paulo Pinheiro, capo della commissione indipendente del Palazzo di Vetro sulla Siria, non ha usato giri di parole. Allo stato attualle, la guerra in Siria, iniziata nel 2011, è nel suo momento peggiore degli ultimi quattro anni. La percentuale di persone che si trova in stato di necessità è aumentata di 9 punti percentuali rispetto all’anno scorso e attualmente ammonta a 15 milioni di persone.
«Questo aggravamento è il risultato della presenza di diversi Stati nel teatro delle operazioni», ha detto Pinheiro. Poi ha iniziato ad elencare: Turchia, Russia e Stati Uniti, nonché le forze legate alla popolazione curda nel nord-est. Tutti gli attori in campo continuano a colpire target che, soprattutto nel caso di Turchia e Russia, comprendono bersagli civili.
Ad aggravare la situazione, a partire dal 7 ottobre si sono aggiunti gli attacchi aerei israeliani contro gli aeroporti di Damasco e Aleppo — entrambi critici per i flussi di aiuti umanitari. E non solo. «Un altro fattore complicato è la presenza di Hezbollah» che da sempre Israele cerca di combattere sul terreno siriano. Pinheiro ha anche lamentato «la competizione per la visibilità nei media internazionali», affermando che «in questo momento è difficile cercare di ricordare al mondo che la guerra in Siria continua». È nel silenzio generale che, da luglio a dicembre, il valico di frontiera di Bab al-Hawa tra Siria e Turchia è rimasto chiuso. Non importa che sia passato meno di un anno dal sisma che ha colpito la regione facendo 60 mila vittime. E non importa nemmeno che circa quattro milioni di persone nel nord-ovest della Siria — l’ultima roccaforte controllata dai ribelli e dai gruppi jihadisti — facciano tuttora affidamento sull’ancora di salvezza degli aiuti, istituita quasi dieci anni dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
«Questo aggravamento è il risultato della presenza di diversi Stati nel teatro delle operazioni», ha detto Pinheiro. Poi ha iniziato ad elencare: Turchia, Russia e Stati Uniti, nonché le forze legate alla popolazione curda nel nord-est. Tutti gli attori in campo continuano a colpire target che, soprattutto nel caso di Turchia e Russia, comprendono bersagli civili.
Ad aggravare la situazione, a partire dal 7 ottobre si sono aggiunti gli attacchi aerei israeliani contro gli aeroporti di Damasco e Aleppo — entrambi critici per i flussi di aiuti umanitari. E non solo. «Un altro fattore complicato è la presenza di Hezbollah» che da sempre Israele cerca di combattere sul terreno siriano. Pinheiro ha anche lamentato «la competizione per la visibilità nei media internazionali», affermando che «in questo momento è difficile cercare di ricordare al mondo che la guerra in Siria continua». È nel silenzio generale che, da luglio a dicembre, il valico di frontiera di Bab al-Hawa tra Siria e Turchia è rimasto chiuso. Non importa che sia passato meno di un anno dal sisma che ha colpito la regione facendo 60 mila vittime. E non importa nemmeno che circa quattro milioni di persone nel nord-ovest della Siria — l’ultima roccaforte controllata dai ribelli e dai gruppi jihadisti — facciano tuttora affidamento sull’ancora di salvezza degli aiuti, istituita quasi dieci anni dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.