22 Novembre 2024

Fonte: La Stampa

di Carlo Bertini

Renzi si smarca e invoca modifiche su teatri, cinema e ristoranti. Zingaretti: «Così non funziona». Ma chiede di coinvolgere le opposizioni

Il Covid dilaga e infetta politicamente anche la maggioranza che sostiene Giuseppe Conte. Il quale è costretto a ricevere gli scontenti, dagli organizzatori delle sagre di paese ai gestori di cinema e ristoranti, per provare a tacitarne le proteste. Ma anche a fare i conti con i suoi “dante causa” politici: che non gli risparmiano colpi sulla ratio di queste misure, come fa Matteo Renzi, subito rintuzzato da Nicola Zingaretti. Il quale però chiede al premier anche uno scatto, la capacità di fare sintesi e un tavolo bipartisan per coinvolgere le opposizioni. «Non puoi pensare di chiamarli 5 minuti prima e leggergli il Dpcm, così non funziona», dice dopo aver chiuso la Direzione il leader del Pd. Che dà a Conte 30 giorni per far giungere i ristori delle categorie e per decidere i progetti sul Recovery fund e sulle riforme. «Gli italiani sono stanchi, noi dobbiamo raccogliere queste paure», è il suo monito.

Orlando cita Prodi e Bertinotti
Insomma, se la rabbia nelle piazze da Torino a Catania, e l’insofferenza diffusa verso le nuove misure mostrano che la gente sia meno incline alla muta disciplina come in primavera, lo spettacolo di assalto al premier subito dopo le decisioni prese per contenere il contagio è un inedito: e dimostra la maggior debolezza del governo in questa seconda fase. «Con i ministri in piazza non finisce bene…», dice Andrea Orlando rivolto a Renzi, ricordando la fine del governo Prodi, quando Rifondazione comunista di Fausto Bertinotti giocava due parti in commedia, di lotta e di governo.

La fiammata di Renzi
«Chiederò di cambiare il Dpcm», annuncia il leader di Iv. «Vogliamo essere coinvolti nelle decisioni», spiega Ettore Rosato. «Mentre si chiedono sacrifici – scrive Renzi nella sua enews – sarebbe molto utile che il governo ci spiegasse quali sono i dati scientifici e le analisi sui quali si prendono le decisioni: i dati scientifici, non le emozioni di un singolo ministro». Che sarebbe nella fattispecie Dario Franceschini, reo di aver sdoganato queste chiusure per una sorta di paura incontrollata, spiega Renzi nei suoi conversari. «Ho l’impressione che non si sia percepita la gravità della crisi», si irrita ovviamente il ministro della Cultura. Ma Renzi non solo se la prende con lo stop ai cinema e ai teatri accettato da Franceschini malgrado i dati confortanti sui contagi in quei luoghi («e allora perché non lo stop delle messe?»). Ma pure con lo stop dei ristoranti alle 18, «tecnicamente inspiegabile, tanto che sembra un provvedimento preso senza alcuna base scientifica». Per questo chiederà a Conte di tenerli aperti fino alle 22.

Un tavolo con le opposizioni
«Non si può chiedere all’opposizione solo di sottoscrivere le decisioni prese dalla maggioranza. Serve un punto di equilibrio», chiede a Conte il segretario Dem. «Non è serio stare nel governo e fare l’opposizione, è eticamente intollerabile stare con un piede in due staffe», è l’avvertimento a Renzi; ma anche ai 5stelle, per le veline di questi giorni contro Franceschini e la De Micheli e per le uscite contro corrente di personaggi di governo come il viceministro Sileri. Si fa interprete del pensiero dei vertici Dem Dario Stefano, quando nota che «Ricciardi, consigliere del Ministro della Salute, afferma che le restrizioni sono insufficienti. Sileri, vice di Speranza, dice non condividere il Dpcm anti Covid e nemmeno la chiusura di bar e ristoranti alle 18. Che giostra è questa?». Irritazione diffusa tra i Dem, dunque, che porta il viceministro Sileri a chiarire che le misure sono proporzionate, dopo aver detto che ci saranno chiusure delle città o delle regioni se il virus aumenterà la sua carica. La giostra della maggioranza è impazzita, i partiti di governo nel timore di perdere i consensi vogliono condividere con le opposizioni le decisioni. «Così anche Conte si blinderebbe», è il ragionamento di Renzi.

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