20 Settembre 2024

Fonte: La Stampa

Theresa May

Da Downing Street il nuovo primo ministro invoca più giustizia sociale e meno privilegi per i ricchi. Il saluto amaro di David Cameron: «Ero il futuro, una volta»

Theresa May è il nuovo primo ministro del Regno Unito. L’incarico di formare un nuovo governo le è stato ufficialmente conferito dalla Regina Elisabetta II durante un incontro ufficiale a Buckingham Palace, subito dopo le dimissioni dell’ex premier David Cameron. La May, 60 anni a ottobre e ministro dell’Interno negli ultimi sei mesi, è la seconda donna nella storia del Paese ad assumere la guida dell’esecutivo, 26 anni dopo la «Lady di ferro» Margaret Thatcher, anche lei conservatrice.
Durante il suo primo discorso a Downing Street ha invocato più giustizia sociale per il Paese, impegnandosi a lavorare «non solo per pochi privilegiati, ma per tutti i britannici». La May ha definito la Brexit come una «sfida», parlando i «un momento importante dopo il referendum», ed evocando la necessità di «un grande cambiamento e di una visione audace e positiva del nostro ruolo nel mondo». «Non penseremo ai potenti ma a voi, sarete voi la priorità sulle tasse, non i ricchi», ha poi rassicurato il nuovo primo ministro.
Tra i primi a congratularsi il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker, che su Twitter ha fatto le sue «più vive congratulazioni a Theresa May. Non vedo l’ora di lavorare a stretto contatto con lei e le auguro ogni successo». Auguri anche dalla Casa Bianca, che si è detta fiduciosa delle sue capacità di guidare il Regno Unito nei negoziati di uscita dall’Unione. Attacco a muso duro da parte del leader dei laburisti, Jeremy Corbyn, che ha salutato il nuovo primo ministro ricordando che «è la stessa May che mandò un vergognoso furgoncino per le vie di Londra, dicendo che i migrandi dovevano andare a casa».
Nel suo messaggio di saluto, il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha espresso la speranza di poter «intensificare ed ampliare l’eccellente livello raggiunto dalle nostre relazioni bilaterali» e, sul piano europeo, «continuare l’ottima collaborazione instaurata con il Suo predecessore e che con la sua leadership si possano avviare presto i negoziati con l’Ue a seguito del referendum del 23 giugno».
Ma più che una giornata di dimissioni, quella di David Cameron è stata un’uscita di scena teatrale in tutti i sensi, l’addio amaro di un politico pienamente consapevole di aver fatto scacco matto contro se stesso. «È stato l’onore più grande mettermi al servizio di questo Paese negli ultimi sei anni ed essere leader del partito conservatore negli ultimi 11 anni – ha dichiarato Cameron, poco prima di lasciare per l’ultima volta l’ufficio di Downing Street e rassegnare le dimissioni a Buckingham Palace -. Auguro un grande successo a questo Paese che amo profondamente». Parole di elogio anche per Theresa May, la seconda donna premiere nella storia britannica, «e ancora una volta una donna del Partito conservatore», ha sottolineato l’ormai ex premier.
Ma il congedo di Cameron era iniziato già in mattinata, quando davanti ai deputati della Camera dei Comuni si era lasciato andare a una serie di battute, in pieno stile british: «L’agenda per il resto della mia giornata è decisamente leggera», ha scherzato Cameron, poco prima di rivolgersi all’avversario laburista Jeremy Corbyn. «Ammiro la tua tenacità: mi ricordi il cavaliere nero dei Monty Python che dice “è soltanto un graffio” dopo che Artù gli ha tagliato le braccia». E poi un consigli alla sua erede, Theresa May: «Dovremmo tentare di essere più bicini possibile all’Ue per mantenere i vantaggi in commercio, collaborazione e sicurezza». Tra applausi e standing ovation, Cameron ha salutato la Camera con una nota di amarezza, chiudendo il sipario con la frase «I was the future, once», ero stato il futuro, una volta. La stessa con cui, nel 2005, attaccò l’ex premier laburista Tony Blair.
«Oggi io lascio, spero che la gente possa vedere un Paese più forte», aveva dichiarato stamattina Cameron in un’intervista al Daily Telegraph. Ma alla nuova premier May toccherà l’arduo compito di traghettare la Gran Bretagna lungo l’impervia rotta della Brexit. E a conferma del nuovo rilievo assunto dall’Italia dopo il referendum britannico, il presidente del Consiglio Renzi è stato invitato a un summit trilaterale con Francia e Germania, che si terrà a fine agosto all’Eliseo proprio per decidere come affrontare le conseguenze dell’addio di Londra all’Ue.
Intanto si apprende che l’ex sindaco di Londra, Boris Johnson, capofila dei filo-Brexit al referendum del 23 giugno, diventa a sorpresa ministro degli Esteri del governo britannico di Theresa May. Mentre Amber Rudd, già ministra dell’Energia, appare destinata a diventare la seconda donna più importante del gabinetto, ereditando dalla stessa May l’Home Office, cioè il dicastero dell’Interno. Alla Difesa attesa la conferma di Michael Fallon. David Davis sarà il ministro per la Brexit.

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