I due leader fianco a fianco, a rimarcare la «vicinanza» tra i rispettivi Paesi Lo zar «pronto a negoziare». Il Nuovo Timoniere: «Stessi obiettivi»
Da quando ha scatenato l’aggressione all’Ucraina, lo zar ha preso le distanze da tutto e da tutti, confinando visitatori e collaboratori all’altro capo di un tavolone ovale lungo sei metri. La regola non poteva valere per «il caro amico» venuto da Pechino proprio per rompere l’isolamento del leader russo.
Putin ha subito ringraziato dicendo di essere «sempre pronto a negoziare», di avere «rispetto» per laproposta di soluzione elaborata da Pechino, di volerla studiare con Xi e di essere disposto a fornire «chiarimenti». Per mostrarsi ancora più grato della visita, ha aggiunto che «la Russia è un po’ invidiosa» per il rapido sviluppo della Cina negli ultimi decenni. Su questo punto è stato probabilmente sincero: Mosca ormai è considerata la sorella povera di Pechino.
Nel minuetto diplomatico Xi ha firmato un editoriale sulla Rossiyskaya Gazeta dove chiede «una via razionale» per uscire dalla crisi ucraina (che evita sempre di chiamare invasione) e ripresenta la proposta di «soluzione politica» in 12 punti come un tentativo di «rappresentare per quanto è possibile le vedute unitarie della comunità mondiale». Xi conclude che i problemi complessi non hanno facili soluzioni e inneggia alla «eterna amicizia tra Cina e Russia tramandata di generazione in generazione» (in realtà i due imperi sono stati storicamente più divisi e sospettosi l’uno dell’altro che vicini fraterni).
Contemporaneamente il Renmin Ribao (Quotidiano del Popolo) di Pechino ha pubblicato un intervento di Putin «grato per la linea equilibrata della Cina sugli eventi in corso in Ucraina e per la sua comprensione delle cause reali». Lo zar accomuna Russia e Cina come vittime del «doppio contenimento da parte degli Stati Uniti». Anche Xi si è lamentato in pubblico dell’accerchiamento americano e ieri ha detto che «è vero che le nostre due nazioni condividono obiettivi uguali e alcuni simili».
Da Pechino, il portavoce degli Esteri critica l’incriminazione di Putin da parte della Corte penale internazionale: «Il tribunale dell’Aia deve rispettare l’immunità dei capi di Stato, senza usare due pesi e due misure». Ha esternato sul tema anche Dmitry Medvedev, pretoriano di Putin, consigliando su Telegram ai giudici dell’Aia di «guardare sempre il cielo, perché un missile ipersonico può sempre arrivare». Non va liquidata solo come boutade incendiaria: vista la fine violenta di numerosi avversari del Cremlino all’estero suona come un’intimidazione.
Oggi Xi e Putin trattano di cooperazione politica ed economica. L’interscambio commerciale è salito a 185 miliardi di dollari e Putin già prevede che quest’anno arriverà a 200. Le transazioni su gas e petrolio russo vengono ormai regolate principalmente in yuan: gli analisti osservano che la Banca centrale di Mosca si lega a una moneta strettamente controllata da Pechino.
Quello che volevano comunicare al mondo è stato detto ed esibito intorno al tavolino. Putin mostra di non essere solo. Xi ha più messaggi: si veste da statista globale; copre la sua solidarietà verso Mosca con i 12 punti che vanno dal cessate il fuoco alla ricostruzione dell’Ucraina devastata; cerca di convincere della propria buona volontà pacificatrice gli europei; infine dice a Joe Biden che la Cina può sempre rivolgersi alla Russia per spezzare l’accerchiamento sul fronte asiatico.
Si spera in un vertice (almeno telefonico) con Volodymyr Zelensky, ma qui Xi dovrà essere più cauto, perché il presidente ucraino è un grande comunicatore e potrebbe svelare la vera posizione emersa da un colloquio.
Il politologo cinese Wang Huyao chiede di dare una chance a una mediazione di Pechino. Spiega che «è credibile perché fermando la guerra Xi eviterebbe l’ulteriore indebolimento del partner russo e rilancerebbe il dialogo economico con l’Europa».
Pechino fa filtrare anche vecchi rancori: «Per le alleanze con la Russia la Cina ha spesso pagato un prezzo alto», ha detto lo storico Feng Yujun in una conferenza. Xi e Putin sono quasi coetanei, il leader cinese è nato nel 1953, il russo nel 1952. È noto che Xi ammira il collega per il suo decisionismo (i cinesi sui social lo chiamano «Pu da di», «grande imperatore Pu»). Ma c’è una grossa differenza nelle biografie dei due leader: «Xi da uomo maturo ha vissuto una storia di successo con la crescita della Cina e vuole proseguire la marcia in avanti; nella percezione di Putin il passato della Russia era migliore del presente», ha osservato subito dopo l’inizio dell’avventura in Ucraina Sergey Aleksashenko, vicegovernatore della Banca centrale russa negli Anni 90.
Uno degli infiniti modi di dire cinesi recita: «Vanno a letto insieme, ma fanno sogni diversi». Sembra perfetto per i due «grandi amici» Xi e Putin. Si può aggiungere che condividono un incubo: l’accerchiamento da parte dell’Occidente.