22 Novembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

di Lorella Baccaro

Il Covid non ferma, oggi, la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Anzi, il rischio che la pandemia possa produrre un arretramento sul fronte dei diritti ha moltiplicato le iniziative e gli impegni del governo. Ieri il premier Giuseppe Conte ha detto che l’Italia porrà al centro della sua presidenza del G20 il tema dell’empowerment femminile e ha ricordato che la legge di Bilancio 2021 ha introdotto tra l’altro la decontribuzione totale per l’assunzione delle donne nel prossimo biennio. «Non vi sarà sfuggito — ha aggiunto — che una delle missioni del Recovery Plan verte sulla parità di genere».

I femminicidi
Gli ultimi dati sui femminicidi non tracciano tuttavia un quadro rassicurante. Se è pur vero che, secondo il rapporto del Dipartimento della Pubblica sicurezza del ministero dell’Interno, gli omicidi con vittime di sesso femminile sono passati dai 141 del 2018, ai 111 del 2019 e che è diminuita l’incidenza delle vittime donne in ambito familiare/affettivo (dal 69% al 62%), è vero anche che sale dal 68% al 72% quella delle donne uccise in ambito familiare affettivo da partner ed ex. Ma il trend è diverso se si mette a confronto il periodo gennaio-settembre del 2019 e con lo stesso del 2020: gli episodi delittuosi sono 82 contro gli 88 (+7,3%) con un aumento dell’incidenza delle vittime-donne in ambito familiare/affettivo che passa dal 62% al 70%, mentre scende dal 74% al 69% quella delle donne uccise da partner ed ex.

La pandemia
Nel periodo gennaio-settembre 2019 la punta massima è stata raggiunta nel mese di marzo con 38 omicidi e la soglia minima nel mese di giugno (20). Mentre, nel medesimo periodo del 2020, gli omicidi si riducono tra febbraio (16) ed aprile (18), per poi aumentare di poco a maggio (20), e più sensibilmente a giugno, con le riaperture, con 32 episodi. Il rapporto dà conto anche dei «reati spia»: atti persecutori, stalking, maltrattamenti contro familiari e conviventi e violenze sessuali. Confrontando il periodo gennaio-settembre 2020 con l’analogo del 2019, emerge che nel 2020 l’andamento è altalenante, con numeri comunque inferiori rispetto a quelli dello scorso anno. Durante il lockdown si registra il minor numero di reati denunciati: un calo dovuto secondo gli analisti al timore delle vittime di subire ritorsioni da parte del persecutore che viveva nella stessa casa, marito o convivente. A maggio invece c’è un nuovo aumento di questo tipo di delitti, che si mantengono pressoché costanti fino a luglio, quando si raggiunge il picco massimo (3.646).

Il Codice Rosso
Quali effetti abbia prodotto, a distanza di un anno dalla sua introduzione, la normativa del Codice Rosso, che prevede una corsia preferenziale per le denunce per violenza di genere, lo spiega il ministero della Giustizia. Tra agosto 2019 e luglio 2020 per i quattro nuovi reati (violazione dei provvedimenti di allontanamento, costrizione o induzione al matrimonio, deformazione dell’aspetto e revenge porn) sono state aperte 3.932 indagini e, per quanto riguarda quelle concluse, in 686 casi c’è la richiesta di rinvio a giudizio. Sono inoltre 90 i processi che si sono già conclusi e sono già state inflitte 80 condanne. Fra agosto 2019 e luglio 2020 si è registrato un incremento del numero dei procedimenti iscritti per il reato di maltrattamenti contro familiari e conviventi, passato da 36.539 a 40.726 (+11%). È, viceversa, emersa una diminuzione per le altre fattispecie, addebitabile anche alle restrizioni del lockdown: violenza sessuale -4%, corruzione di minorenne -10%, violenza sessuale di gruppo -17%, stalking -4%.

I centri antiviolenza
«I dati sul Codice Rosso mostrano che qualcosa inizia a funzionare meglio che in passato — ha detto Conte — ma siamo consapevoli che non è e non può essere una panacea». Il premier si è detto governo disponibile a rivalutare anche le modalità di erogazione dei fondi ai centri antiviolenza, anche con una programmazione pluriennale. Alla vigilia delle celebrazioni, dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, è giunto un messaggio di apprezzamento per l’iniziativa «No women no panel – Senza donne non se ne parla», ideata in seno alla Commissione Europea per l’equa rappresentanza di genere nei dibattiti pubblici. Un’iniziativa che il Comitato Esecutivo di BNP Paribas, sottoscrivendo la carta «Jamais Sans Elles» ha già preso nel 2018, quando l’ad Andrea Munari ha introdotto una Policy sul processo di segnalazione delle molestie sessuali in azienda. Il contrasto alla violenza sulle donne, secondo la presidente del Senato, Elisabetta Casellati parte «dall’autonomia morale ed indipendenza materiale che sono l’arma più potente contro ogni forma di martirio al femminile». Intanto la giurisprudenza ieri ha colmato un vuoto normativo importante. La Terza Sezione civile della Cassazione, recependo un indirizzo comunitario, ha stabilito che il risarcimento a una cittadina italiana, vittima nel 2005 di violenza sessuale, venga corrisposto dallo Stato, visto che, dopo la condanna penale degli imputati, non era riuscita a avere da loro alcun risarcimento nel processo civile. Tra le iniziative per la giornata in corso si segnala quella di Sanofi Italia a sostegno delle attività di Telefono Donna, con un crowdfunding e un progetto di sensibilizzazione rivolto ai dipendenti su cui stanno lavorando 44 ragazzi del master in comunicazione d’impresa di RCS Academy.

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