20 Settembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

di Massimo Franco

Sì dà per scontato il logoramento dell’esecutivo trascurando la possibilità che si rotoli verso una situazione senza ritorno

Sentir dire al premier che un alleato di governo si sta comportando come la maggiore forza di opposizione, in tempi normali aprirebbe una crisi. È improbabile, tuttavia, che avvenga. Il fatto che ieri Iv abbia minacciato di disertare il cdm per protesta contro la legge sulla prescrizione, è un altro colpo alla stabilità della maggioranza. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il Pd si sono convinti che il partito di Matteo Renzi abbia scelto la «strategia della guerriglia» contro il resto della coalizione; e che i continui smarcamenti, al di là del merito dei contrasti, siano strumentali. Il suo punto di partenza, o l’illusione, è che comunque il governo «non può» cadere; e che non si andrebbe a elezioni anticipate, perché i Cinque Stelle, soprattutto, temono le urne. Si tratta di un calcolo che dà per scontata la possibilità di un logoramento progressivo dell’esecutivo; di più, che lo alimenta a tavolino giorno per giorno. E trascura l’eventualità che, distinguo dopo distinguo, alla fine si rotoli verso una situazione senza ritorno. Le voci a intermittenza di elezioni a giugno sembrano messe in circolazione più per esorcizzare questa prospettiva che per avvicinarla.
Ma i rapporti nella maggioranza tra M5S, Pd, Iv e Leu sono vicini al collasso. Conte e il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, hanno considerato come ulteriore segnale di sganciamento il passaggio di «famiglia politica» di Iv in Europa. Dal Partito socialista europeo, la formazione scissionista di Renzi è emigrata in quello dei centristi del presidente francese Emmanuel Macron. E questo è stato visto come uno spostamento coerente con i progetti renziani, ma in rotta di collisione con gli attuali equilibri di governo. Non è chiaro se basterà insistere che Iv «deve un chiarimento non a noi ma agli italiani», come ha ribadito ieri Conte.
Volendole guardare in faccia, le cose sono abbastanza evidenti. La domanda è se gli alleati-oppositori che convivono ormai da separati in casa abbiano voglia di portare alle estreme conseguenze il «chiarimento»; oppure se si stia assistendo a un pericoloso gioco dello scaricabarile, nel quale ognuno è convinto o si illude che sarà l’altro a cedere. Dal centrodestra arrivano segnali di fumo a Iv per provocare la crisi e creare una maggioranza con Lega, FdI e FI: scenario al momento inverosimile, perché difficilmente la legislatura sopravviverebbe a una crisi. Il presidente dei deputati del Pd, Graziano Delrio, ribadisce che «se fallisce il progetto» della coalizione al potere, «bisogna ridare la parola agli italiani». «Se finisce, finisce la legislatura», conferma Zingaretti. Lo stesso premier esclude di potersi «cercare un’altra maggioranza». E sullo sfondo si indovina un Quirinale convinto che le formule si siano esaurite con la formazione del secondo governo Conte. Rimane il gioco spericolato soprattutto tra Cinque Stelle e Iv, a colpi di ultimatum: ancora più arrischiato per le previsioni sull’economia rese note ieri dalla Commissione europea. La crescita del Prodotto interno lordo (Pil) italiano sarà la peggiore tra tutti i ventisette Paesi dell’Ue: un misero 0,3 per cento, rispetto all’1,1 di Francia e Germania, che sebbene in coda cresceranno più del triplo dell’Italia.

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