20 Settembre 2024

Fonte: La Repubblica

di Gianluca Luzi

politica

La guerriglia urbana a Napoli in occasione della visita di Renzi è il primo segnale della tensione che percorre il Paese, alimentata dai populismi di vario genere che infiammano la campagna elettorale sia del referendum NoTav che delle amministrative di giugno. Il governo Renzi è in difficoltà e non basta al premier la vaga promessa di altri 80 euro, questa volta ai pensionati, per rimettere in corsa la macchina del consenso. È vero che i sondaggi danno ancora il Pd e il suo segretario in testa sia per quanto riguarda il consenso che la fiducia, ma Renzi non vola più come due anni fa e fatica a mantenere la posizione di testa. È logico che sia così dal momento che, anche per volontà dello stesso premier, qualsiasi atto politico è estremamente personalizzato. Così anche un referendum tutto sommato tecnico e di nessuna presa sull’opinione pubblica diventa un referendum pro o contro Renzi. La miccia che ha acceso gli scontri di Napoli è la visita del premier a Bagnoli per il commissariamento dell’area ex Italsider, ma è chiaro che qualsiasi fosse la ragione della visita del capo del governo i centri sociali sarebbero comunque scesi sul Lungomare Caracciolo per manifestare.

La cosa più significativa è che con i centri sociali che hanno preso a pietrate i poliziotti c’erano anche due assessori comunali e lo stesso sindaco De Magistris ha criticato la visita di Renzi definita una “passerella”. Ecco quindi che l’opposizione al governo soffia sul fuoco della protesta, così come fa Grillo quando definisce il premier “con le mani sporche di petrolio”. L’inchiesta di Potenza sui presunti favori a una compagnia petrolifera – favori smentiti da Renzi e da Boschi – provoca molta irritazione nel premier il quale ha lanciato una sfida ai magistrati al limite dello scontro frontale. Le mozioni di sfiducia al governo presentate dalle opposizioni non avranno alcun effetto concreto, ma l’assedio a cui è sottoposto il premier, sia nel Pd che dalle opposizioni, rende il clima sempre più incandescente e rischia di trasformare un referendum che probabilmente non avrebbe raggiunto il quorum in un test drammatico per Renzi. E alla vigilia del difficile voto nelle grandi città non è proprio quello che il premier avrebbe voluto.

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