Fonte: Corriere della Sera
di Massimo Franco
Sta crescendo la pressione sui Cinque Stelle perché accettino un compromesso sulla Tav: anche se in apparenza sono posizioni inconciliabili con la Lega. L’ipotesi che il premier Giuseppe Conte faccia una sua proposta di Alta velocità in versione ridotta dovrebbe servire a togliere dall’impaccio il grillino Luigi Di Maio, già in difficoltà nel Movimento. Ma come contropartita, il leader del M5S persegue uno scambio sull’autonomia richiesta da Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, e sulla legittima difesa: due temi cari ai leghisti. La maggioranza gialloverde arriverebbe più o meno indenne al voto di fine maggio.
Si tratta di un progetto con molte incognite. Passa per una metamorfosi moderata di Di Maio, dopo l’involuzione degli ultimi mesi; e per l’attenuazione del «no» grillino alla Tav Torino-Lione, che significherebbe perdita di soldi e isolamento in Europa. Per questo, lo scambio, se ci sarà, è destinato a assumere contorni tormentati. Deve fare i conti con riserve simmetriche del Movimento e del Carroccio. E non esclude un finale che significherebbe un rinvio a dopo le Europee: scenario insidioso.
Nessuno può prevedere quali rapporti di forza delineerà quel voto. I Cinque Stelle potrebbero ritrovarsi con un potere contrattuale ridotto. Lo stesso Salvini dovrebbe spiegare ai governatori di Lombardia e Veneto come mai l’autonomia deve segnare il passo fino all’estate. «È importante chiudere bene. Se per convincere qualcuno serve un giorno in più, che si affronti il giorno in più», ha detto il ministro leghista per gli Affari Regionali, Erika Stefani.
L’unica quasi certezza riguarda i rapporti tra il leader del M5S e quello della Lega. Di Maio farà di tutto per non arrivare alla rottura col Carroccio. E Salvini non può permettersi di delegittimare l’altro vicepremier, senza rischiare di rimanere sotto le stesse macerie. Le sconfitte in Abruzzo e Sardegna hanno portato a una convinzione comune: la sfida rimane aperta e incerta. E se la Lega vince mentre il Movimento perde, la vittoria può rivelarsi effimera. Salvini non ha un problema di ricalibrare la sua strategia iper-populista. Ce l’ha, invece, e grande, Di Maio.
Nel vertice grillino si è arrivati alla conclusione che gli attacchi alla Francia sul «franco coloniale» africano, gli incontri con i gilet gialli e lo scontro con l’Europa siano stati passi falsi. Il risultato è stato di perdere credibilità come forza di governo. Gli insulti contro il premier Giuseppe Conte al Parlamento europeo, la settimana scorsa, sono stati visti non tanto come conseguenza di quanto ha detto o fatto il presidente del Consiglio, ma dello scambio di parole grosse con le istituzioni di Bruxelles di cui si sono resi protagonisti in passato Di Maio e Salvini.