DONNE
Fonte: La Stampa
Quando era nata, 59 anni fa, Martine si chiamava Martin. Una mattina ha comunicato alla moglie la volontà di cambiare sesso. Trans o ex uomo? «Preferisco essere chiamata persona»
Al principio sembra una buona notizia: ecco, finalmente il mondo del business americano si sta evolvendo, e comincia a trattare le donne come gli uomini. Poi, a guardarla meglio, diventa una notizia ancora più interessante e rivoluzionaria. Parliamo della storia di Martine Rothblatt, la chief executive officer più pagata degli Stati Uniti, che però quando era nata era un uomo.
Solo il 5% delle compagnie americane più grandi, inserite nella lista delle Fortune 500, sono guidate da donne, e in genere queste signore guadagnano in media 1,6 milioni di dollari in meno dei colleghi maschi. Perché, se sono altrettanto brave? Perché sono donne. Tutte sfruttate, da Marissa Mayer di Yahoo a Meg Whitman di Hewlett-Packard. Tranne Martine, ceo di United Therapeutics, che invece guadagna 38 milioni di dollari all’anno ed è la manager più pagata degli Stati Uniti.
La sua storia però nasconde un segreto, che il magazine New York ha raccontato nella sua ultima copertina. Quando era nata, 59 anni fa, Martine si chiamava Martin. Era figlio di una buona famiglia ebrea di San Diego e si era appassionato alla legge applicata allo spazio. Così aveva creato Geostar, pioniere tra i sistemi di navigazione per le auto, e Sirius, la radio satellitare, diventando milionario. Nel frattempo aveva avuto un figlio da una donna conosciuta durante un viaggio in Kenya, si era lasciato con lei, e aveva sposato Bina, una donna nera che faceva l’agente immobiliare e aveva anche lei una figlia nata da una relazione precedente. Si erano sposati, avevano adottato i rispettivi figli, e ne avevano avuto insieme altri due.
Una mattina, poi, Martin si era svegliato e aveva comunicato a Bina la sua intenzione di cambiare sesso. Aveva sempre avuto questa idea, e ora gli sembrava giusto realizzarla. Bina aveva risposto che lo aveva sposato per la sua anima, non per il colore della pelle o altre caratteristiche fisiche, e quindi aveva appoggiato l’idea. Avevano informato i quattro figli che papà sarebbe diventato donna, ma avrebbe continuato ad essere il loro papà, e la mamma avrebbe continuato ad essere sua moglie. E così è stato, per 33 anni.
Nel frattempo Martine aveva scoperto che uno dei loro figli aveva una rara malattia polmonare, che secondo i medici lo avrebbe ucciso nel giro di un paio di anni. Non c’erano cure, a parte una terapia molto fastidiosa e poco efficace. Martine non si era rassegnata e aveva scoperto che esisteva in realtà un’altra medicina, ma non era ancora stata sviluppata. Quindi aveva preso i suoi soldi e fondato una compagnia farmaceutica, per rendere utilizzabile questo farmaco.
Ora il figlio malato ha compiuto trent’anni e lavora con Martine nella compagnia fondata per salvarlo, che nel frattempo è diventata un’azienda da oltre 5 miliardi di dollari, che appunto paga al suo ceo uno compenso annuale di 38 milioni, il più alto per una donna manager. O trans, o ex uomo. Fate voi, a Martine non importa. Lei preferisce essere chiamata semplicemente persona, ma non le dispiace il termine trans, intenso come essere in grado di trascendere la realtà, abbattere i confini, e creare nuovi modi di vedere la vita. Adesso, ad esempio, Martine si è convinta che la realtà virtuale, l’intelligenza artificiale e la robotica sono gli strumenti che ci consentiranno di vivere in eterno, riproducendo le persone care che perdiamo e tenendole sempre presenti. Visto come sono andate le altre cose su cui si è cimentata nel passato, è ovvio che anche questo accadrà.