19 Settembre 2024
ECONOMIA

Fonte: La Stampa

Pil al palo, ma dopo 4 anni tornano a crescere i consumi delle famiglie. Ma Standard & Poor’s avverte: «Dal debito contraccolpi alla ripresa

ROMA

La ripresa mostra i primi segni. La produzione industriale ad aprile mette a segno un balzo di primavera, +0,7% rispetto al +0,5% atteso. Anche l’Ocse registra per l’Italia indicazioni di cambiamento del clima economico. Ma Standard & Poor’s, con una gelata invernale che riguarda tutti i Paesi “periferici” dell’Eurozona, lancia l’allarme: in Italia, Portogallo e Grecia, il debito pubblico e privato si è gonfiato al punto che ci vorranno anni per ridurlo, con la possibilità che la crescita subisca contraccolpi.

 

Quasi una spiegazione, quella dell’agenzia di rating, del perché venerdì abbia mantenuto la prospettiva negativa sul rating italiano BBB (e di altri paesi) pur incoraggiando il premier Matteo Renzi. E del perché abbia invece promosso – «non è un caso», dice S&P – Spagna e Irlanda, impegnate da tempo in una dolorosa ristrutturazione dei debiti privati. S&P esce allo scoperto mentre il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan spinge sulle riforme strutturali: aiuteranno a «rafforzare la crescita nel lungo periodo», assieme agli «impulsi per il breve periodo, per rianimare l’economia stagnante».

 

Gli indicatori economici dall’Italia inviano segnali contrastanti. Il Pil nel primo trimestre si conferma in negativo: -0,1% (-0,5% su anno). L’Italia, spiega l’Istat che ora può entrate più nel dettaglio, sta attraversando «una fase stagnante», in cui si registrano variazioni «minime, intorno allo zero», anche se tiene l’agricoltura (non il manifatturiero) e i consumi delle famiglie danno il primo segnale positivo dal 2010 con un timido +0,1%. Il vero segnale arriva dalla produzione industriale. In aprile stupisce al rialzo, con un +0,7% su mese che supera abbondantemente la previsione di un +0,4%.

 

L’Ocse dice «nell’Eurozona complessivamente, e in Italia, il superindice (che anticipa il trend economico) continua a indicare un cambiamento positivo nello slancio», mentre in Francia e Germania indica «una spinta alla crescita costante». Confindustria, invece, ritiene che già a maggio, passata la forte stagionalità di aprile, si tornerà a una produzione industriale con variazione «nulla» anche se c’è una lenta ripresa.

Padoan, in un’intervista al Sueddeutsche Zeitung, spiega che Italia ed Europa sono impegnate per far «tornare una crescita forte», attraverso investimenti pubblici, anche in Germania, mentre in Italia «una riforma della pubblica amministrazione è assolutamente decisiva». È quanto chiedono Europa, Bce, Fondo monetario internazionale, assieme alla riforma del lavoro e alle liberalizzazioni di servizi e prodotti. Ma c’è da fare i conti, avverte S&P, con il `deleveraging´, la riduzione dell’indebitamento pubblico e privato. Proprio l’accumulazione dei debito, incluse famiglie e imprese, negli anni passati, rischia di «bloccare la ripresa» nei paesi sotto stress, in particolare nell’Eurozona mediterranea.

 

In Italia, secondo S&P, il debito complessivo in percentuale del Pil ha visto un balzo di poco inferiore ai 72 punti percentuali rispetto all’introduzione dell’euro, e poco inferiore ai 50 punti rispetto al 2006. Fino a raggiungere un fardello pari a qualcosa come il 275,9% dei circa 1.600 miliardi di prodotto interno lordo. Mettendoci dentro anche Spagna, Portogallo, Irlanda, Slovenia, Grecia si arriva a un debito raddoppiato, in media, rispetto al 1999. E L’Italia, assieme alla Slovenia (185,2% del Pil) è sulla fascia più bassa.

Numeri che contribuiscono a spiegare la stagnazione di cui parla l’Istat, e che riguardano la pubblica amministrazione ma anche le aziende (debito al 90% del Pil in Italia) e in misura inferiore le famiglie (45,5%). «Crediamo – spiega S&P in uno studio firmato dal capo dei rating sovrani, Moritz Kraemer – che lo sforzo per ridurre il persistente fardello del debito bloccherà la domanda interna nella periferia, così come le prospettive di crescita per molti anni».

 

Mentre il governo tenta il rilancio delle riforme strutturali, letto in questa luce appare più chiaro perché proprio S&P abbia deciso di non migliorare né il rating né l’outlook sull’Italia. «Non è un caso che al momento solo Spagna e Irlanda fra i periferici siano state migliorate da S&P», dice l’agenzia. Le aziende spagnole hanno ridotto di circa 20 punti percentuali il loro debito in percentuale del Pil dal picco del 128,1% del 2010, con un -10 punti percentuali per le famiglie. Quelle irlandesi hanno segnato -14 punti percentuali dal 204,4% del picco del 2012, le famiglie -24 punti percentuali. In Italia, il deleveraging deve ancora davvero iniziare, anche se le banche stanno di fatto ristrutturando il debito di molte aziende. I mercati lo sanno, ma è il paracadute della Bce a guidare gli investitori, con le aspettative di un possibile “quantitative easing” in chiave europea e l’incontro di domani della cancelliera Angela Merkel con Mario Draghi, che oggi ha ricevuto il vittorioso leader greco di Syriza, Alexis Tsipras. E così le Borse arrotondano i rialzi: Parigi segna il nuovo massimo dell’anno a 4.595 punti (+0,13%), Milano (+0,33%), Francoforte (+0,20%), piatta Londra. Risale, invece, a 140 punti lo spread Btp-Bund col tasso sul decennale in crescita al 2,80%.

 

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