Fonte: Corriere della Sera
di Pierluigi Battista
La democrazia, che prevede la propaganda e l’appello emotivo come ingredienti fondamentali della ricerca del consenso, alla fine è una cosa semplice: essere capaci di procurarsi i voti per avere la maggioranza. Ma finché si darà la colpa alle fake news e ai complotti sui social, questa potenziale maggioranza sarà perduta per sempre
Ora, sul serio, nel segreto del cuore, in interiore homine, senza farsi sentire troppo in giro che poi dicono che sottovaluti le mene oscure del populismo sovranista internazionale, ma davvero credete che un manipolo di torbidi hacker russi condizioni il voto di centinaia di milioni di elettori beoti in tutto il mondo? Davvero un mucchio di fake news apparse su Twitter avrebbe indotto per via subliminale gli operari bianchi d’America a scegliere Trump dopo aver votato Obama 4 anni prima? E la destra italiana ha conquistato la maggioranza assoluta in Umbria perché a Mosca qualcuno ha diretto il traffico delle menzogne? E la Brexit ha catturato milioni di inglesi di provincia e di campagna per via della cospirazione russa e il partito pro-Brexit è stato il primo partito nelle elezioni europee grazie alle manovre di Putin? Ma davvero lo pensate?
Davvero pensate che questa storia degli hacker russi meriti più di due colonne in cronaca, mentre è un po’ di anni che dedichiamo tutti un’attenzione spasmodica a una narrazione, si dice così adesso, che alimenta la speranza di un fantastico impeachment mondiale per tutti i leader populisti e sovranisti? In segreto, per carità, senza dirlo a nessuno, ce lo possiamo dire che il problema del partito di Marine Le Pen prima nelle elezioni è molto più serio, e più disperante forse, dell’ennesima inchiesta sull’influenza degli hacker russi nel voto francese? Questo ripetuto terremoto elettorale che coinvolge Europa e America nelle diverse articolazioni politiche e geografiche non richiederebbe maggiore sforzo analitico che releghi sullo sfondo questa puerile retorica complottista? Bret Easton Ellis in Bianco (Einaudi) suggerisce questo ai democratici americani vittime del collasso nervoso, fino alla crisi isterica, dopo la vittoria di Trump: «la prossima volta sceglietevi un candidato migliore». Semplice, più semplice che inseguire impeachment a rotta di collo. Ma la democrazia, che prevede la propaganda e l’appello emotivo come ingredienti fondamentali della ricerca del consenso, alla fine è una cosa semplice: essere capaci di procurarsi i voti per avere la maggioranza. Ma finché si darà la colpa alle fake news e ai complotti sui social, questa potenziale maggioranza sarà perduta per sempre. Troppo semplice? Ma la democrazia è molto semplice.