20 Settembre 2024

Fonte: La Stampa

di Giordano Stabile

Il presidente iraniano annuncia un parziale ritiro dall’accordo denunciato da Trump un anno fa


A un anno esatto dall’uscita degli Stati Uniti dall’intesa sul programma atomico l’Iran ha deciso di sospendere alcuni dei suoi impegni nell’ambito dell’accordo internazionale raggiunto nel 2015, in particolare per quanto riguarda l’arricchimento dell’uranio, che proprio l’intesa aveva limitato per evitare che Teheran raggiungesse la capacità di realizzare ordigni nucleari. La decisione arriva dopo la nuova stretta americana sull’export di petrolio e l’invio nel Golfo da parte dell’America di una squadra navale, guidata da una portaerei nucleare, e di bombardieri strategici B-52. L’annuncio, atteso, è arrivato anche in concomitanza di una visita del segretario di Stato Mike Pompeo a Baghdad ed è stato accompagnato da una lettera del presidente Hassan Rohani ai leader dei Paesi che fanno parte del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, a parte gli Stati Uniti, più la Germania.
Nella lettera Rohani specifica che l’Iran si ritirerà progressivamente dagli impegni per quanto riguarda l’arricchimento dell’uranio e “fra 60 giorni” ci sarà un ulteriore passo in questa direzione. Il presidente iraniano avverte anche se ci sarà “una reazione decisa” da parte dell’Iran se il caso sarà portato al Consiglio di Sicurezza, per eventuali misure contro la Repubblica islamica. L’Iran, spiega ancora Rohani, non cesserà anche di vendere e consegnare a Paesi terzi, in particolare la Russia, il suo uranio arricchito e la sua acqua pesante già prodotti e stoccati, un altro impegno che aveva preso con l’accordo del 2015, siglato dall’allora presidente americano Barak Obama e revocato da Donald Trump l’8 maggio 2018.

Porta aperta a nuovi negoziati
Teheran ha specificato che “la decisione di smettere di agire su alcuni degli impegni della Repubblica islamica nell’intesa sul nucleare è stata comunicata ai capi di Stato dei Paesi” che ancora fanno parte dell’accordo, cioè Gran Bretagna, Cina, Francia, Germania e Russia, ha comunicato il ministero degli Esteri iraniano. Nella sua lettera Rohani però lascia una porta aperta e si dice pronto “a riprendere le trattative” perché “il collasso dell’accordo sul nucleare è pericoloso per il mondo”.

Le pressioni americane
L’annuncio di Rohani arriva mentre la portaerei americana Uss Abraham Lincoln, un gigante da 100 mila tonnellate di dislocamento con a bordo oltre 40 cacciabombardieri F-18, arriverà nei pressi del Golfo. Gli Stati Uniti hanno una grande base navale in Bahrein, vicino a Manama, e si preparano a rafforzare il loro dispositivo militare anche con l’invio di nuovi bombardieri, che possono trovare posto in Qatar o negli Emirati Arabi. Due giorni fa il consigliere alla Sicurezza della casa Bianca John Bolton aveva spiegato che l’invio di rinforzi nella Us Central Command Region, cioè nel Golfo, era un “messaggio inequivocabile al regime iraniano” anche se l’America “non sta cercando una guerra” ma si prepara “a rispondere a ogni attacco, sia da parte di milizie alleate che da parte delle Guardie rivoluzionari o dalle forze regolari iraniane”. Le tensioni sono però ai massimi, tanto che Pompeo ha annullato un previsto incontro con la cancelliera tedesca Angela Merkel ed è volato in Iraq per compattare il fronte anti-Iran.

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