20 Settembre 2024

Fonte: La Repubblica

Trump avvisa Putin e Assad: “Prenderò presto una decisione”. Macron: “Abbiamo prove dell’uso di armi chimiche”. E il premier italiano, a colloquio con i ministri degli Esteri e della Difesa e con i consiglieri diplomatico-militari, ha condannato la violenza di Assad ma ha ribadito che il nostro Paese non prenderà parte ai raid

Dopo giorni di botta e risposta, la Russia risponde ancora una volta agli attacchi del presidente Usa Donald Trump, e lo fa al termine delle consultazioni a porte chiuse del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. “La situazione è preoccupante, la priorità immediata in Siria è evitare il pericolo di un conflitto, lo abbiamo detto chiaramente – ha dichiarato l’ambasciatore Vassily Nebenzia – Non possiamo escludere nessuna possibilità visti i messaggi particolarmente bellicosi di Washington”.
In tarda serata la Casa Bianca ha fatto sapere che nessuna decisione è stata ancora presa: la portavoce Sarah Huckabee Sanders, al termine della riunione del Consiglio di sicurezza nazionale, ha comunicato che l’amministrazione Usa continua a vagliare le informazioni di intelligence e a consultarsi con gli alleati.

Diplomazia e manovre militari
Nella situazione incandescente creata dal sospetto di un attacco chimico a Douma, nella Ghouta orientale, che ha provocato almeno 100 morti e mille feriti, la Svezia ha tentato la strada della  fatto circolare una bozza di risoluzione al Consiglio di sicurezza dell’Onu. Il documento sarà presentato e discusso da Olof Skoog, ambasciatore del Paese scandinavo, in una riunione a porte chiuse. Tra le richieste, l’invio di una squadra che si occupi del disarmo in tutta la regione. Skoog spera che la proposta venga votata al più presto perché “il tempo stringe”.
L’avvertimento di un imminente attacco alla Siria è stato lanciato ieri da un tweet in cui Trump si rivolge direttamente a Mosca: “La Russia giura di abbattere tutti i missili sparati sulla Siria. Preparati Russia, perché arriveranno, belli e nuovi e ‘intelligenti’! Non dovresti essere alleata di un animale che si diverte a uccidere il suo popolo!”. La minaccia ha provocato la dura e immediata replica del Cremlino su Facebook, tramite la portavoce della diplomazia russa, Maria Zakharova: “I missili ‘intelligenti’ dovrebbero volare verso i terroristi, non verso il governo legittimo” della Siria “che lotta da molti anni contro il terrorismo internazionale sul suo territorio”.
La possibilità che Trump e il presidente russo Vladimir Putin si parlino sembra abbastanza remota nonostante l’intervento del portavoce di Mosca, Dmitry Peskov, il quale ha assicurato che “il canale di comunicazione tra i due Paesi in vista dell’attacco americano è attivo, anche se non è in programma un colloquio telefonico” tra i due presidenti.
Nel Mediterraneo orientale c’è un grande movimento di navi da guerra e aerei che trasportano carburante e munizioni nelle basi. La Russia ha spostato quasi tutte le sue unità militari che erano ormeggiate nel porto siriano di Tartus. Lo mostrano bene le immagini delle banchine di Tartus prima e dopo la partenza delle navi russe postate su Twitter da ImageSat International.
La nave da guerra americana Donald Cook, secondo quanto riportato dal quotidiano turco riyet, ha lasciato invece il porto cipriota di Larnaca, per avvicinarsi alle acque territoriali siriane. Sarebbe arrivata a circa 100 chilometri da Tartus, dove c’è una base della marina militare russa.

La posizione dell’Italia
Con i venti di guerra che soffiano sempre più impetuosi, il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha chiarito che “l’Italia non parteciperà ad azioni militari in Siria”. In base agli accordi internazionali e bilaterali, l’Italia continuerà a fornire supporto logistico alle attività delle forze alleate, contribuendo a  garantirne la sicurezza e la protezione. Ma non avrà un ruolo attivo. “Una soluzione stabile e duratura per la Siria potrà venire lavorando per la pace e dando spazio alle Nazioni Unite, a Staffan de Mistura e ai tavoli negoziali perché non si perda la speranza”, ha dichiarato il premier dopo il colloquio con i ministri degli Esteri e della Difesa.
La linea di Gentiloni è condivisa anche dal centrodestra, ricevuto dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella per le consultazioni sulla formazione del nuovo governo. “Nessuna azione militare può essere intrapresa, neppure la concessione dell’utilizzo di basi aeree, senza una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che autorizzi l’uso della forza, fermo restando la nostra assoluta condanna dell’uso delle armi chimiche e la violenza indiscriminata nei confronti delle popolazioni civili”, ha scritto Forza Italia in una nota. “Pur ribadendo gli obblighi di lealtà all’Alleanza Atlantica, siamo contrari ad azioni unilaterali e riteniamo che la strada maestra sia lo spirito di Pratica di Mare. Ci siamo riusciti una volta, ci proviamo anche con il futuro governo”, ha detto il leader della Lega Matteo Salvini.
Anche il leader M5s Luigi Di Maio appoggia la linea dell’esecutivo: “Condividiamo e sosteniamo la posizione assunta dal governo italiano di fedeltà chiara all’alleanza euro-atlantica e di non partecipazione ad azioni militari in Siria, riconfermando che per una soluzione stabile si dovrà lavorare con ulteriore determinazione ai tavoli negoziali delle Nazioni Unite. È chiaro che la fine della crisi non passerà da un conflitto”.

La questione delle prove dell’attacco chimico
Tra venerdì e sabato in Siria arriveranno due squadre di esperti dell’Opac, l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, per indagare sull’ultimo bombardamento a Douma, avvenuto sabato scorso, e scoprire se nell’attacco sono stati effettivamente usati gas letali. “Siamo pronti a scortarli dove vogliono, quando vogliono, ogni volta che vogliono”, ha garantito l’ambasciatore siriano all’Onu Bashar Jafaari, parlando con i giornalisti.
L’emittente radiotelevisiva Nbc, intanto, ha riferito che gli Usa sono in possesso di campioni di sangue e di urine delle vittime dell’attacco, risultati positivi a cloro e gas nervino. Anche il presidente francese Emmanuel Macron ha detto in un’intervista a Tf1 che non ci sono più dubbi: “Abbiamo le prove che armi chimiche, quanto meno cloro, sono state utilizzate dal governo di Bashar al-Assad. Uno degli obiettivi in Siria è annullare le capacità di attacco chimico del regime siriano”. Il presidente ha poi sottolineato che vi saranno “delle decisioni da prendere, quando questo sarà più utile e più efficace”.
I tempi per ora non sono chiari. Ci ha tenuto a ribadirlo Donald Trump con un tweet: “Non ho mai detto quando avremmo attaccato. Potrebbe essere molto presto o non così presto! E comunque la mia amministrazione ha fatto un gran lavoro nel liberare la regione dall’Isis. Dov’è il nostro ‘Grazie America?'”

Europa in ordine sparso
Il leader francese ha già chiesto al capo di stato maggiore, François Lecointre, di preparare i piani di guerra, con ipotesi di raid aerei da basi francesi o da quelle in Giordania ed Emirati Arabi Uniti. La cancelliera tedesca Angela Merkel ha invece fatto sapere che non intende prendere parte all’attacco pur sostenendo che “l’uso di armi chimiche è inaccettabile”.
Il Consiglio di gabinetto britannico ha dato il via libera alla premier Theresa May a continuare a coordinarsi con Usa e Francia per un’azione militare. I ministri hanno concordato con la premier sulla “necessità di agire” e di “dissuadere il regime” di Bashar al-Assad “dall’ulteriore uso di armi chimiche”. Anche in questo caso non vi è alcuna indicazione sui tempi del possibile attacco. Niente aperture infine su un dibattito parlamentare.

La bandiera governativa sventola a Douma
In Siria il regime di Bashar al-Assad ha innalzato la bandiera governativa nella città di Douma, ultima roccaforte ribelle nell’enclave orientale di Ghouta. “Un evento importante per la storia della Repubblica araba di Siria si è verificato oggi: la bandiera del governo siriano è stata issata su un edificio nella città di Douma e segna il controllo di questo località e quindi della Ghouta orientale nella sua interezza”, ha detto il generale russo Yevgeny Yevtushenko. La televisione russa ha mostrato le immagini della bandiera rossa, bianca e nera con due stelle verdi, appesa a un edificio, mentre la folla esultava tra gli edifici danneggiati.
Gli ultimi ribelli rimasti a Douma hanno consegnato le armi pesanti e il loro leader, Issam Buwaydani, ha lasciato l’enclave per andare nel territorio controllato dall’opposizione nel nord della Siria. Lo afferma l’Osservatorio siriano per i diritti umani.
Agenti della polizia militare russa sono stati dispiegati nella città. “Da oggi le unità della polizia militare delle forze armate russe lavorano nella città di Douma. Sono una garanzia dell’osservanza della legge e dell’ordine nella città”, ha detto il ministero della Difesa in una nota riferita dall’agenzia di stampa Ria Novosti. L’esercito russo ha detto che la situazione a Douma si sta normalizzando e un totale di oltre 160mila persone sono state evacuate dalla città attraverso un corridoio umanitario.

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