Trasformare la Striscia di Gaza in un investimento immobiliare? La provocazione del presidente americano sta nel mettere a nudo due nervi sensibili per i Paesi arabi
Trasformare la Striscia di Gaza in un investimento immobiliare e dislocarne gli abitanti. Discutibile sul piano etico, umanitario e politico. Che ci creda davvero o no, tuttavia, per Trump non è solo una provocazione. Riflette convincimenti noti da tempo ed esigenze negoziali contingenti. Spetterà ai collaboratori articolare la brutalità della proposta.
La provocazione del presidente americano sta nel mettere a nudo due nervi sensibili per i Paesi arabi: che i loro regimi — così rapidi ad innalzare muri contro ogni ipotesi di accogliere gli sfollati dalla Striscia — non danno più priorità alla causa palestinese; che la situazione sul terreno, con Gaza distrutta e la Cisgiordania in molta parte occupata dagli insediamenti israeliani, vanifica in concreto la soluzione dei due Stati al di là delle formule di rito. Il messaggio di Trump è che occorre d’ora in poi tenere esplicitamente conto di queste due realtà.
Quanto ai convincimenti di fondo: rispondono alla logica trumpiana degli accordi di Abramo. Che cioè si possa stabilizzare il Medio Oriente in nome di una prosperità condivisa tra arabi e israeliani, deideologizzando il conflitto e offrendo ai palestinesi benessere in cambio dei territori. Per quanto lo scempio del 7 ottobre abbia mostrato la vulnerabilità di questo disegno a fronte del jihadismo, l’obiettivo resta in piedi. Assieme al tentativo di estenderlo all’Arabia Saudita. Evidenziare i nervi scoperti toglie alibi agli arabi ed è dunque funzionale al negoziato.
Gli aspetti contingenti, infine. Spostare l’attenzione sul futuro di Gaza attenua la pressione su Netanyahu: che non è in grado ora di ritirarsi e di lasciare la Striscia ad Hamas in cambio degli ostaggi rimasti, come prevede la seconda fase del cessate il fuoco. Il suo governo cadrebbe aprendo un vuoto destabilizzante: il contrario dei propositi di Trump. Mettere in discussione la territorialità palestinese a Gaza come in Cisgiordania tiene a bada la destra integralista di Israele.
Equilibri sottili e tattiche spregiudicate, attribuendo forse a Trump una consequenzialità che non gli è propria. Ma Donald, dicono in America, non va preso alla lettera, ma certamente sul serio.