22 Novembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

di Francesco Basso


L’Europa fa sul serio nella lotta al cambiamento climatico. Se qualcuno poteva avere dei dubbi nei confronti del Green Deal e sulla determinazione a raggiungere davvero quella neutralità climatica al 2050, in attesa dei nuovi target per il 2030 che la presidente Ursula von der Leyen annuncerà giovedì, ci ha pensato la presidente di turno dell’Ue Angela Merkel a sottolineare le priorità. Ci sarà «un dialogo con la Cina» per «sollecitarla a rendere più ambizioso il suo obiettivo del 2030 sulle sue emissioni di carbonio» per raggiungere «la neutralità climatica più velocemente», ha detto la cancelliera tedesca al termine del vertice Ue-Cina che si è tenuto in videoconferenza lunedì. In vista della conferenza sul clima di Glasgow di novembre «la questione centrale è la definizione e la revisione degli obiettivi nazionali di riduzione delle emissioni», ha detto Merkel, sottolineando inoltre che «il sistema di scambio delle emissioni (Ets) che la Cina sta costruendo» offre «opportunità molto interessanti di cooperazione con l’Ue».

Taglio delle emissioni
Secondo una bozza che gira da giorni (quindi per definizione passibile di cambiamento) sul nuovo Piano per il clima, la presidente von der Leyen potrebbe anticipare nel suo discorso sullo Stato dell’Unione l’intenzione dell’Ue di raggiungere target più ambiziosi nel taglio delle emissioni di C02 entro il 2030 in confronto alle emissioni del 1990, rispetto ai provvedimenti finora presi: è probabile che annunci un taglio del 55%. Una bella fuga in avanti se si tiene conto che le misure finora adottate (obiettivi su rinnovabili, efficienza energetica, livelli delle emissioni delle auto e le direttive sugli pneumatici) avrebbero portato a una riduzione del 40-45%. Se sarà confermato il dato del 55%, allora andranno rivisti tutti i «subtarget» e tutte le politiche che vi contribuiscono. L’obiettivo della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, ad essempio, raddoppierebbe passando dal 32% attuale al 65%. La quota di rinnovabili usata nel settore dei trasporti dovrebbe salire al 24% e il risparmio energetico dovrebbe raggiungere il 36-37% del consumo finale. Un ruolo centrale dovrebbe essere rivestito dal mercato delle emissioni (Ets), citato anche da Merkel. La Commissione vorrebbe estenderlo al settore marittimo, ridurre le quote gratuite di cui gode attualmente il settore dell’aviazione, fino a includere il trasporto su gomma e gli edifici, con l’ipotesi di applicare il concetto anche ai distributori di carburante.

Benefici economici
La Commissione, nella sua Comunicazione su un nuovo piano sul clima che dovrebbe essere presentata in settimana, sottolinea i benefici «economici e sociali» legati all’aumento dell’ambizione climatica. Sarà certamente una «sfida» per il sistema industriale europeo che però diventerà allo stesso tempo un «apripista». Del resto l’obiettivo di Next Generation Eu (il Recovery Fund come è stato chiamato dalla Commissione) è la ripresa economica ma non il ritorno all’era pre-Covid, come ha spiegato in più occasioni l’esecutivo europeo. La crisi scatenata dalla pandemia deve essere l’occasione per portare a termine la trasformazione dell’industria e del modo di produrre energia, ma anche degli stili di vita dei cittadini dell’Ue. Ed è per questo che almeno il 30% del Recovery Fund dovrà essere destinato a investimenti green. Inoltre un contributo fondamentale sarà dato dalla finanza sostenibile, per a quale la Ue ha già definito una tassonomia.

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