Fonte: Corriere della Sera
di Ernesto Galli della Loggia
Il dibattito sulla legge Cirinnà, l’ascesa del tema del matrimonio gay come logica conseguenza dell’evoluzione della società. Ma dietro l’invocazione dei principi un altro interrogativo: basta la volontà di una maggioranza parlamentare per stabilire i diritti?
Non entrerò nel merito del disegno di legge Cirinnà che ormai si avvia comunque all’approvazione. Farò solo qualche osservazione sul modo in cui per settimane se ne è discusso (cominciando con il notare, tra parentesi, come ancora una volta, e su una questione così complessa e importante, la Rai abbia brillato per la sua assenza. A Viale Mazzini come del resto in tutte le tv italiane, si è convinti che ad approfondire qualsiasi tema, dall’emergenza climatica all’esistenza di Dio, basti e avanzi un bel talk show con l’onorevole Andrea Romano e l’onorevole Gasparri).
Dal che deriva che di fronte alle loro decisioni si potrà benissimo e con buone ragioni continuare a dirsi democratici e liberali: ma semplicemente di diverso parere rispetto a loro. Non mancando magari di ricordare che per loro natura le maggioranze sono condannate ad essere sempre, in un modo o nell’altro, le rappresentanti del pensiero comune e del conformismo sociale.