Fonte: Corriere della Sera
di Francesca Basso
Scendono le entrate e aumentano le spese per settori come la sanità, la protezione sociale e il sostegno alle imprese: le finanze degli enti locali in Europa sono a rischio a causa del Covid. È l’effetto «forbice». Quest’anno la perdita a livello locale in Italia, Germania e Francia — le prime tre economie dell’Ue — sarà pari a circa 30 miliardi di euro, oltre il 10% delle entrate totali, come emerge da uno studio sull’impatto del Covid-19 a livello locale realizzato dal Comitato delle Regioni con l’Ocse, che è stato discusso lunedì con la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen nel corso della plenaria. Lo studio mette in evidenza il rischio di un rallentamento della ripresa se non ci sarà una gestione condivisa tra enti locali e governi centrali dei fondi di Next Generation Eu.
Le richieste delle Regioni
Il presidente del Comitato europeo delle Regioni, Apostolos Tzitzikostas, ha mandato un messaggio chiaro in apertura dei lavori della Settimana europea delle Regioni e delle Città: bisogna coinvolgere le Regioni con un ruolo di primo piano per il rilancio economico per «essere sicuri di ottenere il massimo da ogni euro speso e che le risorse vadano dove servono di più». Lo studio osserva che «il coinvolgimento delle autorità regionali e locali nella governance del Recovery Plan è alquanto limitata nel modo in cui è stato disegnato» e mette in guardia dal «rischio di un aumento della centralizzazione a livello di Stati membri» nell’uso della politica di coesione per rispondere alla pandemia. «La riduzione delle entrate e l’aumento delle spese — ha avvertito il presidente Tzitzikostas riferendosi all’effetto Covid — mettono a rischio le finanze pubbliche dei municipi, delle città e delle Regioni». Questo, insieme al fatto che le autorità locali rappresentano metà degli investimenti e un terzo della spesa pubblica, ha detto ancora, indica «la necessità di partecipare alla definizione dei piani di ripresa». La presidente della Commissione Ue von der Leyen ha detto che Next Generation Eu potrà avere successo solo se le autorità locali «saranno pienamente coinvolte» e saranno capaci di «cogliere queste opportunità».
Il sondaggio
Specie in un momento in cui la fiducia dei cittadini europei, come emerge da un sondaggio del Comitato delle Regioni, è massima nei confronti delle autorità locali: il 49% degli italiani ripone una «fiducia totale» negli enti locali e regionali (poco al di sotto della media Ue del 52%), dato che scende al 43% (47% in Ue) nei confronti di Bruxelles e al 41% (43% in Ue) per il governo nazionale. Dall’indagine emerge inoltre che vorrebbero un maggiore potere delle autorità locali sulle decisioni legate alla sanità: un italiano su due pensa che gli enti locali e regionali dovrebbero avere più potere nella gestione della salute pubblica. Inoltre secondo il sondaggio il 69% degli italiani ritiene che gli enti locali non abbiano un’influenza sufficiente nelle decisioni prese a Bruxelles (opinione condivisa anche dal 67% degli europei) e il 66% vorrebbe delegare più poteri al territorio soprattutto su sanità (50%), economia (47%) e lavoro (43%).
Lo studio
L’impatto economico del Covid non è stato uguale ovunque e non è strettamente collegato all’intensità del virus ma piuttosto alle infrastrutture sanitarie (l’Italia prima della pandemia era al decimo posto in Ue per posti letto in terapia intensiva ogni 100 mila abitanti), alla disponibilità di materiale e di personale medico-sanitario, all’età della popolazione. Le Regioni italiane sono state tra le più colpite insieme all’Île-de-France, all’Andalusia, la Castiglia e León, Madrid e Valencia, le regioni costiere della Croazia e quelle più a Est in Bulgaria e Grecia. Lombardia, Emilia Romagna e Piemonte hanno pagato il prezzo più alto in termini di contagi e di morti. Sanità, occupazione, turismo, Pmi, istruzione giovanile: cambiano i modelli organizzativi ma i settori sotto stress nell’Ue sono uguali per tutti. La ricerca accende anche un faro sulla «Covid-19 lost generation», i giovani più vulnerabili di fronte al digital divide che ha spaccato profondamente l’Europa. Anche i giovani italiani corrono il rischio di diventare una «generazione persa» per il ritardo nella digitalizzazione (diffusione della banda larga e scarse dotazioni digitali delle scuole). Nell’Ue solo otto Paesi hanno un’offerta scolastica altamente digitale per oltre l’80% degli studenti.