19 Settembre 2024

«Un’ecatombe», segnala Confartigianato. L’impatto sarà più grave al nord rispetto che al sud.

«Il caro-energia mette a rischio 881.264 micro e piccole imprese con 3.529.000 addetti, pari al 20,6% dell’occupazione del sistema imprenditoriale italiano». Lo calcola Confartigianato analizzando «l’impatto sempre più vasto e pesante della folle corsa dei prezzi di gas ed elettricità sulle aziende di 43 settori» in coincidenza con l’avvio, oggi, di una serie di incontri con i leader politici in vista del voto. «Rischiamo un’ecatombe», avverte il presidente Marco Granelli. Per impatto sul lavoro la regione più esposta è la Lombardia: «A rischio 139mila aziende, 751mila addetti»; meno la Sicilia (63mila imprese, 165mila occupati).
Le attività più esposte «alla minaccia del lockdown energetico e addirittura della chiusura – evidenzia il rapporto di Confartigianato –sono quelle energy intensive: ceramica, vetro, cemento, carta, metallurgia, chimica, raffinazione del petrolio, alimentare, bevande, farmaceutica, gomma e materie plastiche e prodotti in metallo».
Ma i rincari dei prezzi dell’energia, avverte la confederazione di artigiani e piccole imprese: «Fanno soffrire anche altri 16 comparti manifatturieri in cui spiccano il tessile, la lavorazione del legno, le attività di stampa, la produzione di accumulatori elettrici e di apparecchi per uso domestico, di motori e accessori per auto, la fornitura e gestione di acqua e rifiuti. Gli effetti del caro-energia non risparmiano il settore dei servizi, con 17 comparti sotto pressione a causa dell’escalation dei prezzi di energia elettrica, gas e carburanti. Si tratta del commercio di materie prime agricole e di prodotti alimentari, ristorazione, servizi di assistenza sociale residenziale, servizi di asili nido, attività sportive come piscine e palestre, parchi di divertimento, lavanderie e centri per il benessere fisico».
Il rapporto continua affermando: «I settori del trasporto colpiti dall’aumento del costo del gasolio: dal trasporto merci su strada ai servizi di trasloco, taxi, noleggio auto e bus con conducente, trasporto marittimo e per vie d’acqua. I rischi si estendono anche alla logistica, con attività come il magazzinaggio e le attività di supporto ai trasporti che subiscono pesanti rincari delle bollette per le attività di refrigerazione delle merci deperibili».
A livello territoriale «la regione più esposta ai disastrosi effetti del caro-energia sull’occupazione delle piccole imprese è la Lombardia: sono a rischio 139mila aziende con 751mila addetti. Non va meglio per il Veneto dove a soffrire sono 77mila piccole imprese con 376mila occupati. Seguono a breve distanza l’Emilia-Romagna (72mila piccole imprese con 357mila addetti), il Lazio (79mila imprese e 304mila addetti), il Piemonte con 62mila aziende che danno lavoro a 262mila addetti, la Campania (77mila imprese con 240mila addetti), la Toscana con 63mila imprese e 228mila addetti, la Puglia (57mila piccole imprese e 177mila addetti) e la Sicilia (63mila imprese con 165mila occupati)».
Il tema entrerà inevitabilmente nel confronto che Confartigianato avvia singolarmente con i leader della politica, in vista del voto, con gli incontri in agenda per oggi con Giuseppe Conte e Antonio Tajani, di mercoledì 14 settembre con Enrico Letta, Matteo Salvini e Carlo Calenda e di giovedì 15 settembre con Giorgia Meloni.

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