Bloccata la dichiarazione dei Grandi e anche una risoluzione all’Onu. La minaccia a Zelensky:«Firmi l’accordo sulle terre rare». Von der Leyen, Costa eSánchez a Kiev per l’anniversario
Che sia la strategia di Trump: prima prendere a schiaffoni e quindi iniziare a negoziare nel concreto? A Kiev ci sperano e dopo giornate di crisi crescente — culminate l’altro ieri conle frasi del presidente Usa contro il «dittatore» Zelensky «responsabile» della guerra con la Russia e le accuse di quest’ultimo a Trump di essere «vittima della bolla della propaganda russa» — ieri il presidente ucraino ha ricevuto nel suo ufficio Keith Kellogg, l’inviato personale di Trump. Un colloquio tenuto sottotono: niente conferenze stampa o dichiarazioni su richiesta americana, a malapena un breve video e qualche foto della loro stretta di mano. Nulla a che vedere con gli abbracci, i sorrisi e i discorsi tra amici-alleati uniti nella difesa della democrazia contro il nemico comune dittatore al Cremlino in tempi recenti (anche se appare ormai un’altra era) con l’ex presidente Biden e i suoi collaboratori.
Rimane oscuro se vi sia stato alcun progresso, o si sia cercato di migliorare le relazioni bilaterali. Zelensky sui social ha parlato di «buone discussioni sulla situazione militare, sui nostri prigionieri e le garanzia di sicurezza». Kellogg è un ex generale che è stato a lungo consigliere di Trump e noto per le sue simpatie per la causa ucraina. Non è stato incluso nei recenti colloqui con la parte russa. Comunque, è solo agli inizi, perché ha ancora due giorni di tempo per continuare a dialogare con Kiev. Kellogg stesso aveva spiegato che le sue note andranno confrontate con quelle della delegazione americana inviata da Putin. Da Washington fanno capire che la questione delle «terre rare» non è affatto superata. «L’Ucraina deve abbassare i toni», ha dichiarato il Consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz a Fox News rispetto alla «relazione incrinata» tra Trump e Zelensky, invitando quest’ultimo a «esaminare attentamente la situazione» e «firmare l’accordo» sui minerali strategici proposto dalla nuova amministrazione Usa.«Un accordo capestro, un ricatto ingiusto», replicano i media ucraini citando l’entourage presidenziale e difendendo la scelta del presidente di non firmare. Sembra che tra i temi del negoziato in corso vi sia la richiesta ucraina di diminuire le pretese americane e soprattutto che la concessione della partecipazione delle imprese Usa nello sfruttamento delle terre rare nazionali non sia soltanto concepita come un pagamento per gli aiuti già concessi dall’inizio della guerra, bensì comporti chiari impegni per quelli futuri.
A complicare il quadro restano le scelte di fondo della nuova amministrazione Usa, che stanno stravolgendo gli equilibri mondiali e mettono in forse la mappa delle alleanze internazionali. Il presidente francese Macron e il premier britannico Starmer sono attesi a Washington rispettivamente lunedi e giovedì anche per cercare di fare chiarezza. Ieri ancora Waltz ha detto che gli Usa sostengono l’articolo 5 di difesa comune della Nato, «ma occorre che gli europei facciano di più per la loro difesa». Forse non tutto è perduto? Ma il nuovo asse Trump-Putin mette l’Europa in grande difficoltà. Specchio del nuovo squilibrio sono le polemiche scoppiate nel G7 dopo che, in occasione del terzo anniversario della guerra il prossimo 24 febbraio, gli Stati Uniti si sono rifiutati di definire la Russia come Paese «aggressore». I leader delle sette economie mondiali dal 2022 avevano sempre puntato il dito contro «l’aggressione» voluta da Putin. Ma già dopo il summit a Riad tra il segretario di Stato Usa Rubio e il ministro degli Esteri russo Lavrov i documenti americani si limitavano a menzionare in termini neutri il «conflitto in Ucraina». Anche in un documento in preparazione all’Onu ancora i delegati Usa rifiutano di accusare Mosca. Non stupisce che il Cremlino veda tutto questo con grande soddisfazione e intensifichi i preparativi per l’atteso summit Putin-Trump.
In questo contesto, le mosse filo-ucraine dei vertici europei nelle ultime ore assumono il carattere di sfida aperta alla politica di Trump. Il Presidente del Consiglio Europeo, Antonio Costa, e Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione Europea, saranno a Kiev per le cerimonie del 24 febbraio. «Vogliamo riaffermare il nostro sostegno all’eroico popolo ucraino e al suo presidente democraticamente eletto Zelensky», scrivono in un comunicato. Con loro sarà anche il premier spagnolo Sanchez e non sono esclusi altri arrivi.