30 Ottobre 2024
Biden america

Il lavoro diplomatico di Blinken (per ora senza risultati) e le elezioni in Usa. Nelle ultime settimane si è discusso della minoranza arabo americana del Michigan, uno degli Stati in bilico, senza però perdere il sostegno degli ebrei

In questi giorni si sta sviluppando l’estremo tentativo di Joe Biden per arrivare almeno a un cessate il fuoco a Gaza. Il presidente americano rimarrà comunque in carica fino al 20 gennaio. Ma è chiaro che, da qui a dieci giorni, la sua capacità di incidere potrebbe ridursi a zero, almeno per quanto riguarda il Medio Oriente, specie se vincerà Donald Trump.
Biden, comunque, ci crede e ha incaricato Antony Blinken di condurre l’ennesima missione esplorativa. La settimana scorsa il segretario di Stato ha incontrato a Londra i ministri degli Esteri di Giordania ed Emirati Arabi, nonché il primo ministro del Libano, Najib Mikati. Subito dopo è volato in Israele, dove ha parlato con Benjamin Netanyahu. Infine tappa in Arabia Saudita e in Qatar.
A tutti gli interlocutori, Blinken ha presentato il piano americano «per il dopoguerra». Il segretario di Stato sostiene che l’esercito israeliano abbia ormai raggiunto l’obiettivo primario: disarticolare l’organizzazione militare di Hamas. A questo punto, quindi, dovrebbe lasciare la Striscia, limitandosi a sorvegliarne i confini. La gestione della sicurezza potrebbe passare a un contingente di forze armate inter arabe. Nello stesso tempo bisognerebbe coinvolgere l’Autorità Palestinese nel governo. Riassumendo: fuori Israele da Gaza; dentro i Paesi arabi moderati con compiti di polizia e i vertici palestinesi della Cisgiordania con funzioni amministrative. Non è uno schema nuovo, ma Biden è convinto che l’uccisione di Yahya Sinwar, il capo dei terroristi di Hamas, offra l’opportunità di tornare a immaginare scenari di pace.
Il tour di Blinken, però, non ha prodotto risultati. Il capo della diplomazia Usa è tornato a Washington con una sfilza di «no». Netanyahu ha spiegato che «le operazioni» non sono ancora concluse. Come dimostrano, per altro, i bombardamenti delle ultime ore. Giordania, Emirati Arabi, Qatar e Arabia Saudita hanno detto a Blinken di non essere disposti a inviare soldati a Gaza, sostanzialmente con il compito di stanare i gruppi di Hamas ancora attivi. I leader del fronte arabo moderato non intendono apparire come una forza di occupazione che, di fatto, si sostituirebbe a quella di Israele.Il primo ministro del Qatar, Al Thani, è stato netto anche nella conferenza stampa con lo stesso Blinken, giovedì 24 ottobre: «Noi siamo solo dei mediatori e il nostro ruolo è molto piccolo».
In ogni caso, Netanyahu non vuole cedere a nessun altro la piena vigilanza su Gaza, tanto che la sua coalizione di governo, questa volta con l’appoggio dell’opposizione, ha appena deciso di cacciare da Gaza l’Unrwa, l’agenzia dell’Onu per l’assistenza ai palestinesi.
Sembra, dunque, che Biden dovrà rinunciare al suo ambizioso disegno. Il presidente egiziano Al Sisi si è fatto avanti con un’idea alternativa dal respiro molto più limitato: due giorni di tregua a Gaza, in cambio della liberazione di almeno quattro tra gli ostaggi catturati da Hamas. Al momento si tratta su questa ipotesi. Netanyahu sarebbe d’accordo; Hamas non si sa.
Le manovre diplomatiche si incrociano con le dinamiche delle elezioni statunitensi. Nelle ultime settimane si è discusso parecchio della minoranza arabo-americana insediata in particolare a Dearborn, sobborgo di Detroit, in Michigan, uno degli Stati in bilico. Nel 2020 Biden si aggiudicò i delegati del Michigan con 2, 8 milioni di voti, contro i 2,64 ottenuti da Donald Trump. In quell’area gli arabo-americani sono circa 110 mila e, stando ai sondaggi, metà ha fatto sapere che non sceglierà Kamala Harris, in segno d protesta per l’appoggio Usa a Israele.
La candidata democratica è chiaramente preoccupata. Ma ha pure il problema di non perdere il sostegno della comunità ebraica. Negli Stati Uniti vivono circa 7 milioni di ebrei-americani: 400 mila risiedono a Philadelphia, in Pennsylvania, altro «swing state». Qui, quattro anni fa, Biden superò Trump con un margine di soli 81 mila schede.Di norma, circa il 70% degli ebrei-americani appoggia i democratici. Anche questi numeri contano.

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