Verso un decreto legge e un disegno di legge. Allo studio anche il taglio degli oneri burocratici introdotti con il decreto Trasparenza e gli indennizzi per l’alternanza scuola-lavoro
Dal nuovo Reddito di cittadinanza a una prima liberalizzazione dei contratti a termine. Dalla sburocratizzazione di una serie di oneri introdotti, la scorsa estate, con il decreto Trasparenza alle nuove regole sugli indennizzi in caso di decessi di ragazzi impegnati in percorsi di scuola-lavoro. Accanto a un rilancio del welfare aziendale, ora che stanno risalendo i contratti di secondo livello. Sono i principali capitoli di “studio” all’interno del governo in vista del prossimo pacchetto lavoro, annunciato per gennaio ma che ancora non ha visto la luce e non è quindi ancora finito sul tavolo del Consiglio dei ministri. In parte per via della complessità (tecnica) di alcuni interventi, in parte per le divergenze di vedute all’interno della stessa compagine governativa. Anche per questo si ipotizzano due veicoli normativi, un decreto legge e un Ddl. Ma procediamo con ordine e vediamo tutti i temi sul tavolo, e le ipotesi di intervento allo studio.
Nuovo Reddito di cittadinanza
Il governo, dopo il varo della manovra 2023 che sancisce la fine dell’attuale Reddito di cittadinanza dal 2024 e la fruizione per soli 7 mesi quest’anno per i soggetti cosiddetti “occupabili”, è impegnato a introdurre una nuova misura. Nei giorni scorsi è circolata una primissima bozza di lavoro, secondo la quale il nuovo strumento si dovrebbe chiamare «Mia», «Misura di inclusione attiva». Per i circa 400mila beneficiari dell’attuale Reddito che possono lavorare arriverebbe una forte stretta: si parla di un sostegno di 375 euro della durata di 12 mesi (probabilmente legato alla formazione in vista dell’inserimento al lavoro). Per coloro che non possono lavorare il sostegno sarà di 500 euro (per un single) per 18 mesi (oggi si può arrivare a un massimo di 780 euro mensili). Il nuovo sussidio viene legato a un Isee di 7.200 (oggi 9.360); è compatibile con un lavoro fino a 3mila euro di reddito l’anno, e si prevedono sgravi per le aziende che assumono questi beneficiari (se a tempo indeterminato l’incentivo arriva al 100% per 24 mesi – se a termine si ferma al 50% per 12 mesi). Ma all’indomani dell’uscita delle prime indiscrezioni su questa bozza di articolato il ministero del Lavoro ha frenato, evidenziando che l’intera materia necessita ancora «di un approfondito confronto tecnico con altri ministeri, le regioni, i comuni e gli enti competenti».
Contratti a termine acausali fino a 24 mesi
Altro capitolo delicato allo studio del governo è quello relativo ai contratti a termine. Dopo che lo scorso autunno è rientrato, in parte, in vigore il decreto Dignità, fino ad allora sterilizzato. Anche per questo i contratti a termine stanno rallentando, secondo gli ultimi dati Istat. Il governo sta pensando di allungare il periodo a-causale dagli attuali 12 a 24 mesi, e poi di affidare la materia alla contrattazione. Da quanto si apprende non verrebbero cancellate le rigide causali legali introdotte dal decreto Dignità. Ma si rimetterebbe al centro il ruolo della contrattazione, allargando il periodo senza causali. L’intervento non piace ai sindacati, preoccupati di un incremento della precarietà.
Le correzioni al decreto Trasparenza
Il governo è poi pronto a una drastica semplificazione del decreto Trasparenza, in vigore dallo scorso 13 agosto, che, su input dell’ex ministro del Lavoro, Andrea Orlando, ha scaricato sui datori un carico di adempimenti abnormi, e in parte inutili, recependo, ma andando spesso oltre, una direttiva europea del 2019 sulle condizioni di lavoro trasparenti e prevedibili. Il sasso nello stagno lo ha lanciato l’attuale ministro del Lavoro, Marina Calderone, che già nella precedente veste di presidente dell’ordine dei consulenti del lavoro, avevo espresso più di una critica al provvedimento (il Dlgs 104 del 2022) all’indomani del suo varo. Tra i correttivi allo studio, si punta a rinviare ai contratti collettivi, completamente bypassati dalle attuali norme (un paradosso visto che l’Italia ha un sistema di contrattazione di prim’ordine e tra i più ampi e diffusi a livello internazionale). Nel dettaglio: si potranno rinviare ai Ccnl tutte quelle informazioni che la stessa direttiva Ue non elenca come obbligatorie da comunicare al lavoratore. C’è poi l’obiettivo di fornire un repertorio chiaro, gratuito ed accessibile per lavoratori e datori di lavoro di modelli e formati per i documenti in un unico portale digitale. Inoltre, si ragiona un ampio rinvio ai contratti collettivi anche in tema di prescrizioni minime (patto di prova nel contratto a termine, eventi che differiscono il termine del patto, come malattia, maternità, etc). Si interverrebbe anche sugli ulteriori obblighi informativi in caso di utilizzo di sistemi decisionali o di monitoraggio automatizzati. L’attuale previsione del Dlgs 104, e le successive interpretazioni ministeriali, estendono questi obblighi ulteriori a dismisura, persino ai casi di un lavoratore che utilizza un tablet. Si starebbe pensando di cancellare tout court questa disposizione, che peraltro è completamente estranea alla direttiva Ue. Anche l’estensione di tutto il Dlgs 104 alle collaborazioni ex articolo 409 Cod. proc. civ. va oltre l’indicazione della direttiva Ue che si riferisce solo al falso lavoro autonomo.
Scuola-lavoro
Anche sulla scuola lavoro è previsto un intervento. Qui si ragiona di creare un fondo per l’indennizzo dell’infortunio mortale durante lo svolgimento delle attività formative. Ad annunciarlo è stato proprio il ministro del Lavoro, Marina Calderone, alla conferenza stampa di presentazione del nuovo bando Isi (2022) a inizio febbrario. La dotazione finanziaria del Fondo per il 2013 sarà di 10 milioni, così da poter rispondere alle richieste per eventi occorsi dal 1° gennaio 2018, data di entrata in vigore della disciplina che regola l’alternanza scuola-lavoro (decreto 3 novembre 2017, n. 195). Due, invece, i milioni destinati al Fondo per ciascun anno a partire dal 2024. A essere assicurati saranno gli studenti di ogni ordine e grado, compresi quelli impegnati in percorsi di istruzione e formazione professionale. L’indennizzo alle famiglie, tra l’altro, potrà essere cumulato con l’assegno una tantum corrisposto dall’Inail per gli assicurati (articolo 85 del Dpr 1124/1965).
Il ministro del Lavoro ha anche annunciato, sempre nelle scorse settimane, l’ampliamento della tutela infortunistica degli studenti. La normativa attuale limita la tutela solo alle figure che «attendano a esperienze tecnico-scientifiche od esercitazioni pratiche, o che svolgano esercitazioni di lavoro (…)». Con la norma allo studio si amplia la tutela degli alunni per tutti gli eventi verificatisi all’interno dei luoghi di istruzione e loro pertinenze o nell’ambito delle attività programmate dalle scuole o istituti di istruzione di qualsiasi ordine e grado, con esclusione degli infortuni in itinere. Con la stessa normativa si interverrà anche sui docenti, chiarendo definitivamente la portata della tutela assicurativa Inail per tutti gli insegnanti, che vengono a godere della stessa tutela contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali oggi garantita al resto dei lavoratori dipendenti, compreso l’infortunio in itinere.
Welfare, il governo studia un rinforzo
Una riflessione è aperta anche sulla contrattazione aziendale (e territoriale) con l’erogazione di premi di risultato e misure di welfare che si sta riprendendo, dopo la frenata legata all’emergenza pandemica. A gennaio, secondo gli ultimi dati diffusi a metà febbraio dal ministero del Lavoro, sono stati depositati 667 accordi. Un anno prima, i depositi sono stati 494, a gennaio 2021 erano 547, a gennaio 2020, quindi appena prima dell’arrivo della pandemia, ci si attestava a 606 contratti inoltrati. Siamo quindi tornati sui livelli pre Covid. Il governo studia come rinforzare questo strumento: quest’anno la tassazione sui premi di risultato è al 5% fino a 3mila euro, e con il decreto Aiuti-quater si era intervenuti sui fringe benefit portando da 600 euro a 3mila euro la soglia di esenzione fiscale e contributiva fino a dicembre 2022. Ma la misura non è stata prorogata e quest’anno si è tornati al tetto di 258 euro. Esponenti di governo hanno dichiarato, anche a questo giornale, di voler estendere e rafforzare la contrattazione di secondo livello. È aperta una riflessione sull’innalzamento del tetto di 3mila euro per il premio di risultato, e per incrementare la quota di welfare aziendale esentasse. Ma si tratta di proposte costose, e sono in corso verifiche con il Mef.