18 Ottobre 2024
ECONOMIA
Fonte: La Stampa
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La minoranza Pd: bene le modifiche al decreto. Secondo giorno del presidente del Consiglio a Londra. I finanzieri: il vostro Paese è tornato interessante

Dopo i dati record sulla disoccupazione diffusi ieri dall’Istat l’iniziativa del governo prosegue su più fronti. All’estero, da Londra, è il premier Matteo Renzi a lanciare l’appello ai big della finanza. «Venite a investire in Italia, siamo tornati attrattivi», dice il presidente del Consiglio. In Italia, intanto, si discute del decreto del lavoro. E lo scontro è tutto interno al Pd. La minoranza chiede il contratto unico a tutele crescenti tra le modifiche al decreto in discussione a Montecitorio.

 

LA MINORANZA PD ESULTA

L’apertura da parte del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, a possibili modifiche sul decreto lavoro, ha favorito un clima di distensione nell’assemblea dei deputati del Pd espressamente convocata dal capogruppo Roberto Speranza per discutere sul provvedimento, in vista del termine per gli emendamenti, che scadrà l’11 aprile. La minoranza interna ha assicurato di non mirare a «stravolgere» il testo bensì a migliorarlo.

Poletti ha spiegato che tutte le riforme, comprese quelle economiche, che sta portando avanti il governo, servono a rispondere ai «dubbi diffusi sulla capacità dell’Italia di cambiare e riformarsi». In quest’ottica si inquadra il dl lavoro, che è «la cartina al tornasole della capacità del governo, del Parlamento, e anche del Pd, di fare le riforme. È un punto dirimente – ha sottolineato il ministro – il che non significa che non possano esserci cambiamenti».

 

Insomma, ha ripetuto più volte Poletti, «non è un prendere o lasciare, ma c’è la possibilità di valutare elementi di modifica senza stravolgimenti». «Penso che il confronto sia possibile – ha quindi detto Poletti – e sta nella possibilità politica non solo del ministro ma del presidente del Consiglio valutare le nuove proposte».

Subito dopo il ministro è intervenuto il presidente della commissione Lavoro, Cesare Damiano, in passato molto critico col decreto. Parafrasando le parole del ministro, ha assicurato di mirare a «migliorare il provvedimento e non a stravolgerlo», come aveva ripetuto poco prima della riunione anche Gianni Cuperlo, e come dopo Damiano ha affermato anche Stefano Fassina.

 

Le critiche al merito del decreto si incentrano sul numero, giudicato troppo elevato, di reiterazioni del contratto a termine (il decreto ne prevede fino a otto con un massimo di 36 mesi) nonché sull’assenza di vincoli sul contratto di apprendistato, e sulla causalita’ per interrompere il contratto. Perplessità di altra natura sono state sollevate da Carlo Dell’Aringa, che è favorevole all’impianto ma ha sottolineato i problemi messi in luce dalle agenzie interinali in una recente audizione in commissione.

 

A favore del decreto gli ex popolari vicini a Beppe Fioroni e naturalmente i renziani e i deputati di area Dem, vicini a Dario Franceschini.Il clima dialogante è stato favorito da un paio di incontri che il capogruppo Roberto Speranza aveva avuto con il ministro Poletti per preparare l’assemblea e sondare le eventuali possibilità di modifica. Queste potrebbero riguardare proprio il numero delle reiterazioni del contratto a termine e alcuni vincoli per favorire la stabilizzazione dei contratti di apprendistato

 

L’APPELLO ALLA CITY DEL PREMIER

Attrarre investimenti per creare lavoro. È una delle direttrici su cui Matteo Renzi intende far «correre» la propria azione di governo: creare le condizioni, attraverso le riforme, perché un «flusso di denaro» rilanci l’occupazione nel nostro Paese. Perché, a volerla dire con piglio pratico, l’Italia ha «bisogno di gente che tiri fuori i soldi» per pagare gli stipendi. Per dare nuove aspettative non solo ai giovani ma anche a quei cinquantenni che il posto di lavoro lo hanno perso, spiega forte del livello attuale dello spread, sui 170 punti, che «non è mai stato così basso dal 2011» ha detto il premier. E Londra, dove i finanzieri si incontrano «anche ai semafori», è il luogo giusto dove andare a cercare questa «gente» in grado di muovere grandi investimenti. Ecco allora che al secondo giorno della visita del presidente del Consiglio nella capitale britannica, varcano il portone dell’ambasciata italiana in Grosvernor Square, dove Renzi soggiorna, amministratori delegati e presidenti di banche e multinazionali. L’alta finanza vuole conoscere e ascoltare un giovane premier che, raccontano, suscita il loro interesse per il suo piano d’azione e anche per il piglio energico e dinamico dimostrato, che è nelle corde del mondo degli affari.Dopo essersi confrontato ieri con imprenditori e uomini d’affari italiani, Renzi alle 8 del mattino accoglie esponenti della finanza internazionale. «Ditemi come dovrei fare per attirare investimenti e aumentare il lavoro in Italia», esordisce. Poi più di un’ora di dialogo. Gli interlocutori mettono sul tavolo i nodi che a loro parere sono da sciogliere nel sistema italiano per renderlo un luogo dove tornare a investire. Il premier sciorina la sua agenda e spiega di voler creare condizioni meno “ostili”, attraverso le riforme istituzionali, della P.a. e del lavoro.

 

I FINANZIERI: «GRANDISSIMA LA DOMANDA PER L’ITALIA»

Di fronte a chi, come riassume il finanziere amico Davide Serra, lamenta delle regole e una struttura dello Stato in alcuni casi «imbarazzanti», Renzi ribadisce l’obiettivo di semplificare e snellire la burocrazia e le norme del lavoro. L’obiettivo è non solo attrarre capitali, ma anche indurli poi a restare in Italia. Perché se ora c’è «grandissima domanda di Italia» in Gran Bretagna e nel mondo, spiega, «dobbiamo essere capaci di attrarre questo flusso di denaro» e invertire il trend degli ultimi anni. «Qualcuno mi ha detto che Renzi è la migliore notizia che l’Europa ha avuto negli anni», afferma entusiasta Serra. Se sia riuscito a convincere gli investitori, lo si «scoprirà tra qualche mese», dice più prudente il premier. Che aggiunge: «C’è grandissima domanda d’Italia ed è il messaggio di speranza che viene da Londra»

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