Fonte: La Repubblica
di Flavio Bini e Raffaele Ricciardi
Preoccupa la possibilità che la Francia annunci la chiusura totale. Gli indici peggiorano, tonfo di Francoforte. Anche il petrolio scivola, mentre i profitti delle industrie cinesi confermano la ripresa post-Covid. Spread in rialzo, nuovi minimi record per i rendimenti all’asta dei bot semestrali. Domani la Bce
L’impatto della nuova ondata di Covid sull’economia torna a spaventare gli investitori, preoccupati dal rincorrersi di Paesi (a cominciare dalla Francia) che rimettono sul piatto l’ipotesi di serrate totali per contenere i contagi. Anche la Germania ha pronto un giro di vite e in Italia si dibatte di zone rosse per le metropoli. I listini europei ampliano il ribasso nel primo pomeriggio: Milano affonda e perde in chiusura il 4,06% con la sola Saipem che conclude positiva (+1,11%) dopo i conti trimestrali, male invece i titoli bancari e il comparto auto. Si segnala comunque una trimestrale positiva per Fca.
In Europa soffrono molto i settori dei viaggi: il passivo è pesante anche sulle altre Borse europee che tornano così ai minimi di cinque mesi fa, mentre il Vix – l’indice della “paura” di Wall Street – rivede i massimi da giugno. Londra cede il 2,55%, Francoforte precipita del 4,17% mentre per Berlino si profila lo spettro di un mini lockdown e Parigi del 3,37 per cento. In forte sofferenza anche Wall Street: alla chiusura degli scambi in EUropa il Dow Jones cede il 2,92% e il Nasdaq il 3,03%.
Un quadro peggiorato dal dissolversi, man mano che si avvicinano le elezioni americane del 3 novembre, delle possibilità di annunciare un accordo tra Casa Bianca e Democratici per il nuovo piano di stimoli per l’economia Usa. Alcuni operatori, poi, tornano con la memoria all’elezione di Trump e guardano con preoccupazione ai sondaggi che vedono l’affermazione di Biden: la sorpresa fu grande allora, qualcuno non esclude che possa ripetersi.
Le azioni asiatiche hanno trattato miste, con Tokyo debole e le Piazze cinesi in leggero rialzo. Sulla Borsa di Tokyo il Nikkei ha perso lo 0,29% e il Topix ha accusato una flessione dello 0,31%. Hong Kong ha perso lo 0,4% mentre Shanghai inverte rotta sul finale e chiude in rialzo dello 0,8% con acquisti che gli operatori segnalano provenire dall’estero.
A pagare il conto dell’incertezza è anche il petrolio, il cui andamento è storicamente collegato alle aspettative sull’economia in genere. L’aumento oltre le stime delle scorse Usa appesantisce ulteriormente le quotazioni del greggio, con il Wti con scadenza a dicembre che perde oltre 5 punti percentuali e cala a 37,35 dollari.
Per l’oro nero è da considerare anche l’andamento del cambio: l’euro apre in calo sotto 1,17 dollari per il timore che stasera il governo francese annunci un lockdown nazionale. La moneta europea passa di mano a 1,1783 dollari e 122,82 yen. Dollaro/yen arretra a 104,22. Sterlina robusta sopra 1,30 dollari. Chiusura in rialzo lo spread tra i rendimenti dei Btp decennali e degli omologhi Bund tedeschi che si attesta a 140 punti, contro i 131,8 punti della chiusura di ieri. Il tasso di rendimento è in ascesa a 0,77%. Nuovi minimi record intanto all’asta odierna dei Bot. Il Tesoro ha collocato tutti i 6,5 miliardi di euro di titoli semestrali offerti, a fronte di una domanda per quasi 11 miliardi, con il tasso di rendimento sceso a -0,478%. Occhi puntati, domani, sulla riunione della Bce dalla quale il mercato si attende una apertura a nuovi interventi che dovrebbero però esser varati nel board di dicembre.
I profitti delle grandi società industriali cinesi sono calati a gennaio-settembre del 2,4% su base annua, a 4.370 miliardi di yuan (circa 650 miliardi di dollari), in miglioramento sul -4,4% dei primi 8 mesi e confermando dunque la ripresa post-Covid dell’economia asiatica. Le aziende statali hanno accusato un calo del 14,3%, mentre quelle private una frazionale contrazione dello 0,5%. Tra i 41 settori monitorati, 20 hanno visto una frenata dei profitti. Nel mese di settembre, il trend, a conferma della ripresa post lockdown, è stato positivo del 10,1% (a 646,43 miliardi di yuan), a un passo più lento del +19,1% di agosto. Sempre tra i dati macroeconomici, l’Istat ha rilevato un +8,3% dell’export a settembre con un surplus di 5,3 miliardi.