I parlamentari italiani, e i capi di partito lo sono tutti, non possono essere eletti al Parlamento europeo se non dimettendosi dal nostro. Cosa che ovviamente nessuno intende fare
Mi candido o non mi candido? Mi candido solo se si candida il mio alleato o anche se si candida la mia avversaria? Mi candido ovunque o solo in una circoscrizione? I leader sono già saliti sulla giostra delle prossime europee, aspettando la prima mossa che spetta alla Meloni, e noi diligentemente ne raccontiamo le evoluzioni. Ma si candidano a che? E sì, perché i parlamentari italiani, e i capi di partito lo sono tutti, non possono essere eletti al Parlamento europeo se non dimettendosi dal nostro. Cosa che ovviamente nessuno intende fare. Dunque tutti questi «mi candido» sono più o meno ciò che Fabio Martini, collega della Stampa, ha detto ieri in radio: «Una truffa». Se si vuole essere più diplomatici si può anche dire che usano i voti degli italiani per contarsi, per far bella figura o evitarne una brutta, per dare lo sgambetto a un altro, per sondare la propria popolarità; per tutto tranne che per l’unica cosa per cui sono state inventate le elezioni, e cioè per rappresentare il popolo sovrano. Eppure nel Parlamento europeo, trattato come un gioco dell’oca, sempre più si decideranno questioni di importanza vitale per l’interesse nazionale.
Ammetto che questo stile è inveterato. Ma oggi è venuto meno ogni pudore, non si accenna nemmeno più alla responsabilità che ci si assume chiedendo il voto. È un modo ulteriore di incentivare l’astensionismo e provocare l’antipolitica.
Quando si passa alla Regioni, poi, il gioco diventa un risiko. I resoconti dei dibattiti interni alle coalizioni (in questo momento spicca quella di centrodestra) sono di una brutalità sconfortante. Il Veneto a chi? A noi. E allora mi prendo la Sardegna. Però tu mi dai l’Umbria. Oppure provaci con la Toscana… e così via. Nel pasticcio che abbiamo combinato, quattro leggi elettorali diverse tra Europarlamento Parlamento nazionale, Regioni e Comuni, ci siamo persi il senso della democrazia: dare al popolo il potere di scegliersi i rappresentanti.