23 Novembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

di Pierluigi Battista

In vari Paesi europei si ripetono squillanti annunci di neo-oscurantismo relativi alla condizione della donna accolti quasi nel silenzio, tranne l’ammirevole resistenza delle studentesse francesi che si sono recate a scuola con l’ombelico scoperto


Sta emergendo una singolare contraddizione, sulla condizione della donna nel nostro Occidente, tra le parole e le cose. Da una parte l’attenzione iper-corretta alimentata dal #metoo, l’eccesso di zelo lessicale, un certo bigottismo che allarga a dismisura l’area del proibito, del non dicibile, del censurabile. Dall’altra, i segnali di un nuovo oscurantismo che penetra nelle nostre società e che non siamo più in grado, prigionieri dei nostri sensi di colpa e del poco amore per i nostri valori di libertà, di contrastare efficacemente. Dieci anni fa sarebbe stata inconcepibile la legittimazione di quella tremenda umiliazione nei confronti della donna che è il test di verginità, praticato nel medioevo degli Stati dell’integralismo islamico e di cui si vorrebbe replicare la vergogna nelle nostre società pluralistiche e tolleranti. In Francia è accaduto: e deve intervenire il governo per rintuzzare l’ondata oscurantista che difende il test di verginità. Sempre in Francia a una donna è stato impedito l’ingresso nel Museo d’Orsay, nel museo che esibisce il nudo femminile più perturbante della storia dell’arte che è «L’origine del mondo» di Gustave Courbet, per via di un suo presunto abbigliamento poco consono.
In Italia la vicepreside di una scuola romana ha esortato le studentesse a evitare le minigonne per evitare che ai maschi «cada l’occhio» sulle loro gambe. Sempre in Italia una sentenza ha mitigato la pena comminata a uno stupratore perché la ragazza violentata manifesterebbe un comportamento «disinvolto», con ciò stabilendo un nesso grottesco tra i costumi sessuali della vittima e il diritto del carnefice a pretendere, anche con la forza, la stessa disponibilità avuta con gli altri uomini. Generalmente questi squillanti annunci di neo-oscurantismo sono stati accolti da proteste molto blande, tranne l’ammirevole resistenza delle studentesse francesi che si sono recate a scuola con l’ombelico scoperto. È il senso di colpa, appunto. Un atteggiamento omertoso per non occuparsi delle donne che, ancora fuori dell’Occidente ma chissà, vivono una condizione di oppressione spaventosa. Come Nasrin Sotoudeh che in Iran patisce anni di galera e decine di frustate per aver difeso i diritti delle donne a liberarsi del velo e che oggi è in ospedale, dopo quaranta giorni di sciopero della fame.

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