19 Settembre 2024

Fonte: Sole 24 Ore

di Melinda French Gates

Leader e attivisti sono a Parigi per iniziare a dare forma concreta alle promesse di 26 anni fa a Pechino


Ventisei anni fa, gli attivisti per la parità di genere si riunirono a Pechino in occasione di una conferenza mondiale decisiva dedicata alle donne e alle ragazze per difendere una rivendicazione semplice: «i diritti delle donne sono diritti umani». In risposta, i leader mondiali si impegnarono a «promuovere l’indipendenza economica delle donne» e ad «adottare tutte le misure necessarie per eradicare qualsiasi forma di discriminazione contro le donne». Ma a tali annunci non seguirono nuovi mezzi finanziari né politiche di grande impatto. Per questo motivo, malgrado i graduali passi avanti compiuti, ciò che era vero nel 1995 resta vero ancora oggi: non importa dove nasci, la tua vita sarà più dura se sei una donna o una ragazza.
Tra il 30 giugno e il 2 luglio quest’anno, a Parigi e online in tutto il mondo, attivisti e leader si riuniscono di nuovo, questa volta per iniziare a dare una forma concreta alle promesse formulate una generazione fa a Pechino. Mi unirò a loro in occasione del Generation Equality Forum che ci permetterà, lo spero, di cominciare finalmente a colmare il divario tra ambizioni e azioni. Questo significa assumersi importanti impegni di finanziamento, creare programmi di politiche basati sui fatti per garantire che il cambiamento avvenga per davvero, e giungere a un piano condiviso che permetta a tutti di sentirsi responsabili dei risultati.
La pandemia di Covid-19, che ha costretto il Forum a celebrare il venticinquesimo anniversario della conferenza di Pechino con un anno di ritardo, ha brutalmente evidenziato la necessità di cambiamento. Quando si è scatenata la pandemia, il rischio di perdere il proprio posto di lavoro era quasi doppio per le donne rispetto agli uomini. In parte, ciò è dovuto al fatto che le donne sono sovra-rappresentate in quelle professioni che più duramente sono state colpite dalle misure di distanziamento sociale, negli ambiti per esempio della ristorazione e del turismo. Ma in parte ciò è anche dovuto al fatto che, con la chiusura delle scuole e una maggior presenza a casa, la domanda di cura dei bambini e di altre forme di lavoro domestico non retribuito è salita alle stelle, e sono state principalmente le donne a soddisfare tale domanda. Già prima le donne svolgevano circa tre quarti del lavoro non retribuito; ora la ripartizione del lavoro è ancor più asimmetrica e alcune donne sono state persino costrette ad abbandonare completamente la propria attività professionale.
In molti Paesi, l’economia sta iniziando a riprendersi, ma questo non vale per le donne. Recenti dati dell’Organizzazione Mondiale del Lavoro indicano che mentre gli uomini, considerati come gruppo, hanno già praticamente recuperato tutti i posti di lavoro andati persi dall’inizio della crisi sanitaria attuale, le donne continuano a perdere il lavoro. Quest’anno, altre 2 milioni di donne perderanno il proprio lavoro, andando a sommarsi ai 9 milioni di donne disoccupate dal 2019. Questi dati mettono in luce la fragilità latente di un’economia mondiale basata sul fatto che molte donne hanno due lavori, uno retribuito (solitamente meno rispetto agli uomini) e un altro svolto gratuitamente.
Poiché gli ostacoli all’avanzamento delle donne indeboliscono l’economia, eliminare tali ostacoli la rafforzerà: una ripresa basata sulla parità di genere non permetterà solamente di rimettere in marcia la crescita del Pil nel breve termine, ma aiuterà anche a gettare le basi di una prosperità sostenibile, dando valore all’energia, alla creatività e allo sconfinato potenziale di metà della popolazione mondiale.
Ad esempio, recenti studi dell’Eurasia Group dimostrano che ripensare i programmi statali di trasferimento di fondi a beneficio diretto delle donne potrebbe far uscire dalla povertà fino a 100 milioni di persone, innescando reazioni a catena positive per molte generazioni future. Tali ricerche indicano inoltre che garantire l’accesso ai servizi di cura dei bambini potrebbe tradursi in un aumento fino a 3 mila miliardi di dollari del Pil mondiale. Secondo le stime di McKinsey, focalizzare gli sforzi per la ripresa sulle donne potrebbe, nel tempo, generare una crescita del Pil mondiale di circa 13 mila miliardi di dollari, equivalenti al 16%, da qui al 2030. Perché quando le donne prosperano, prosperano a cascata anche le loro famiglie e le loro comunità.
Per la prima volta nella storia, quest’anno i governi del G20 sotto la presidenza italiana hanno firmato la Dichiarazione di Roma e hanno concordato di rendere i bisogni delle donne una priorità nella risposta globale e coordinata alle pandemie. Questo è un passo fondamentale per rendere più inclusivo il modo in cui gestiremo le future crisi globali.
Per riassumere, la parità di genere è una necessità economica. Le previsioni mondiali per una ripresa durevole dopo la crisi di Covid-19 dipendono dalla nostra capacità di cogliere l’occasione per fermare la marginalizzazione delle donne e delle ragazze. Ed è per questo che l’obiettivo del Generation Equality Forum deve essere il passaggio dalla retorica ai risultati.
A sostegno di questa importante missione, la Bill & Melinda Gates Foundation investirà 2,1 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni, in tre degli ambiti ai quali il Forum è dedicato: empowerment economico; pianificazione familiare e salute delle donne; donne nella leadership. In collaborazione con i nostri partner, lavoreremo affinché le liquidità arrivino nelle tasche delle donne e sosterremo le donne che assistono le persone malate, attraverso lo sviluppo di nuovi e migliori metodi di contraccezione, assicurando che le donne vi abbiano accesso, nonché monitorando che nell’ambito sanitario, economico e giuridico vi sia un’equa rappresentanza delle donne a livello manageriale, perché possano pesare sui processi decisionali che determinano il domani.
Ventisei anni fa, le persone riunite a Pechino condividevano una visione di parità per il futuro e strapparono al mondo delle promesse. Ma troppo spesso le promesse fatte alle donne sono promesse non mantenute. Oggi abbiamo una seconda chance. Abbiamo bisogno di impegni decisivi e di un’assunzione di responsabilità da parte dei leader rispetto al futuro, per garantire che, per le nostre figlie e le nostre nipoti, la vita di una donna non sarà più dura di quella di un uomo. Così facendo, la vita sarà migliore per tutti.

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