23 Novembre 2024

CULTURA

Fonte: Corriere della Sera

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di Ida Bozzi

Cambiano le donne e cambia anche la cosiddetta «letteratura rosa», definizione di genere che alcune autrici accettano e altre considerano un po’ riduttiva. Quello che però accomuna tutte le scrittrici di genere è la svolta, ormai acquisita, verso una narrazione che possiamo definire più realistica. Che cosa significa? Lo ha spiegato al «Corriere» un’autrice come Sveva Casati Modignani: niente più storie di principesse e principi azzurri, ma storie di donne e ragazze «vere». Questo non significa rinunciare alla fantasia, e magari al fantasy vero e proprio, ma significa partire da protagoniste assai più simili alle lettrici. E alle autrici.

«I miei due romanzi — spiega Cristina Caboni, autrice di Il sentiero dei profumi e del recente La custode del miele e delle api (Garzanti) — parlano di due donne “normali”. Però entrambe con doti particolari, la prima era una creatrice di profumi personalizzati, mentre Angelica, nel nuovo romanzo, è un’apicultrice». Proprio come la stessa Caboni, che insieme al marito e al figlio ha un’azienda apiaria: «Certo, nel romanzo — spiega l’autrice — c’è anche la storia d’amore. Ma forse la questione è che una volta il concetto di felicità era un po’ astratto, mentre oggi una donna è attiva, non pensa che la felicità cada dal cielo, cerca l’autorealizzazione. Le mie protagoniste si accorgono di essere brave, di saper fare qualcosa e di farlo bene. Non lasciano che la vita passi loro addosso».

Ciò non significa che la vicenda sentimentale sia diventata secondaria, in questo tipo di narrazioni, rispetto alla storia di formazione, ma che esiste anche altro, sia nella vita femminile, sia nei romanzi: «Diciamo che la donna affronta la sua esistenza, non sta ad aspettare, non è subalterna. Uomo e donna si dedicano a ciò che amano — cioè le loro passioni, il loro lavoro, le loro vite. E quando si incontrano, lo condividono», conclude la Caboni. C’è anche un genere, che in America chiamano «farm lit», («farm» significa fattoria, azienda agricola), e che è frequentatissimo: libri che raccontano storie di donne che avviano imprese vinicole, apicultrici, ragazze che recuperano campi o fattorie ormai in disuso, da sole oppure con gruppi di amiche.

Storie vere, tanto che capita di incontrare tra le lettrici persone che sembrano incarnare le loro eroine: «A una presentazione, ho avuto il piacere di conoscere due apicultrici. Mi hanno raccontato le loro esperienze di microimprenditorialità, pochi alveari, ma ben gestiti, il commercio, perfino le visite delle scuole, la sensazione di fare bene qualcosa. Queste sono cose bellissime».

«La vita della donna negli ultimi decenni è cambiata — spiega Federica Bosco, autrice di libri come Mi piaci da morire oppure Il peso specifico dell’amore, e che ha da poco mandato in libreria Tutto quello che siamo (Mondadori) — però bisogna dirlo con onestà: noi continuiamo a combattere contro le stesse discriminazioni».

Anche nella scrittura. Prosegue l’autrice: «C’è chi ci dice che noi “scriviamo quella robetta rosa”. Non è così. Ad esempio, dai tempi di Sex & the City le donne hanno cominciato a parlare di sesso più spavaldamente, a giocare con i doppi sensi e così via. E soprattutto, con la saga di Bridget Jones di Helen Fielding è iniziato un filone di narrativa ironica e un po’ scorretta, magari anche un po’ destabilizzante. Insomma noi donne sappiamo ridere, piangere, abbiamo vite complicate, difficili, ci pagano sempre meno degli uomini: ben venga per le donne questo modo di alzarsi in piedi, che è l’ironia».

Ciò non toglie affatto, si diceva, che un aspetto importante in questa narrativa resti, in ogni caso, il sentimento. «Oggi, di fronte al materialismo dilagante — afferma Carmen Bruni, autrice di Questione di cuore (Fabbri) — i valori sono un po’ sottovalutati; non si tratta solo di fare letteratura di intrattenimento, ma anche di approfondire le problematiche che si trovano ad affrontare le ragazze di oggi, raccontando uno spicchio del loro mondo. Nel mio caso, uno spicchio che riguarda le questioni del cuore. Però, se anche gira tutto intorno alla storia d’amore, la donna deve avere la sua solidità, anche se, ovviamente, ci sono personalità diverse, più sfiduciate o più pessimiste. E poi adesso, con i social, dove il contatto con le lettrici è diretto, è bello condividere tutto, consigli, questioni, problemi, passioni».

«Abbiamo più coraggio di parlarne — conferma Federica Bosco —, ma anche sul piano sentimentale non è più questione di principi azzurri: le ragazze di oggi sanno benissimo quanto occorre lottare per tenere in piedi una relazione, nella quotidianità, perché l’amore è fragile. E se non ce l’hai, l’amore, comunque sei viva, non ti lasci invecchiare, non sei solo un corpo ma anche un’anima, non stai lì ad aspettare ma ti occupi di te, delle tue attività, del tuo fare. Magari tutte insieme, perché le donne sanno fare anche questo: unire le forze».

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