19 Settembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

di Ernesto Galli della Loggia

Frange violente esistono in ogni società ed è ad esse bisogna porre attenzione, non già alle frasi o ai gesti più o meno sciocchi di qualche politico avventuroso


«Come prova l’attentato di Halle la Germania è a un passo dal fascismo, anzi dal nazismo». Nessuna persona appena ragionevole, immagino, prenderebbe per buona una simile affermazione. Cosi come a nessuna persona ragionevole verrebbe mai in mente di dire che quanto accaduto nella città tedesca è la logica conseguenza di un clima generale la cui causa ultima andrebbe individuata nella politica della cancelliera Merkel.
Invece proprio cose simili si sono lette qui in Italia fino a poche settimane fa sui giornali e in mille appelli e dichiarazioni ogni volta che da noi si verificava qualche caso (per fortuna assai meno letale) di aggressione razzista o qualche gesto di teppismo fascista. Ogni volta la responsabilità veniva da molti fatta risalire per l’appunto al governo in carica (indipendentemente quasi dal suo colore), a questo o quel suo atto o parola. Sempre regolarmente adducendo l’effetto del «clima», dell’«atmosfera», che in tal modo gli atti o le parole di cui sopra avrebbero contribuito a creare, favorendo così la violenza in questione.
Ciò non vuol dire che chi governa non debba stare attento a quello che fa o che dice. Non vuol dire, ad esempio, che da ministro degli Interni Matteo Salvini non abbia rappresentato un caso da manuale di insulsi toni minacciosi, di una propensione a fare il matamoro che alla fine gli si è giustamente rivoltata contro. Vuol dire piuttosto che ancora una volta dalle debolezze e dalle paure d’Europa stanno rinascendo il razzismo e l’antisemitismo, il disprezzo per la democrazia. Che frange violente sempre esistenti in ogni società sono pronte a sfruttare tali sentimenti per farsi spazio e acquistare consenso. E che dunque è su quelle debolezze e paure che bisogna agire, ad esse bisogna porre attenzione, non già alle frasi o ai gesti più o meno sciocchi, che lasciano il tempo che trovano, di qualche politico avventuroso.

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