3 Febbraio 2025

Senza rinunciare al confronto, è necessario sottoscrivere un patto che preveda la risoluzione primaria degli aspetti pratici della vita delle persone, impegnandosi a far funzionare al meglio delle possibilità gli uffici giudiziari

Con una recente per quanto poco nota sentenza dello scorso novembre, la cassazione penale ha stabilito che non si può imporre l’utilizzo del telematico a tutti i costi poiché la tecnologia non sempre funziona. Detto in altre parole è legittimo il ritorno al passato e quindi l’utilizzo del cartaceo quando il sistema informatico va in tilt, poiché in primo luogo devono essere risolte le problematiche causate da disfunzioni funzionali che direttamente colpiscono i cittadini.
L’ultimo eclatante esempio di malfunzionamento è quello del processo penale telematico che sarebbe dovuto entrare in vigore dal primo gennaio di quest’anno.
Ciò premesso non si intende sottovalutare il rilievo giuridico, economico e sociale del conflitto tra magistratura e politica che in questi giorni appare particolarmente aspro al punto che è stato annunciato lo sciopero dei magistrati per il 27 febbraio prossimo. Una problematica che ha avuto inizio all’indomani dell’Unità d’Italia, in un periodo nel quale la magistratura era controllata dal potere esecutivo. Subalternità dalla quale si è gradualmente affrancata a partire dalla promulgazione della Costituzione del 1948 e la conseguente istituzione del Consiglio superiore della magistratura e della Corte costituzionale. Un momento storico che ha rappresentato anche l’inizio del sovvertimento gerarchico tra le parti, giunto ad un punto di massima espansione negli anni 90 con la disgregazione delle formazioni politiche all’epoca dominanti. D’altra parte non si può dubitare che la magistratura negli anni precedenti, con l’acquisizione di maggiore indipendenza conferitale per fronteggiare la criminalità ed il terrorismo , sia stata decisiva alla risoluzione di gravi problematiche nazionali, supplendo allo scarso impegno della politica. Ma è altresì certo che una parte, anche se esigua, di giudici ha utilizzato in maniera scorretta i mezzi giuridici a disposizione e la difesa ad oltranza non di rado acritica da parte dei rappresentanti della magistratura, è stata percepita come avallo di tale prassi, alimentando il dissapore dell’opinione pubblica.
È quindi interesse delle parti in conflitto farsi carico di ripristinare il principio della separazione dei poteri sul presupposto ineludibile dell’autonomia e indipendenza di quello giudiziario, rinunciando al contempo ad assumere iniziative anche di comunicazione prive di effetti pratici e percepite come mero dissenso all’operato dell’altro. Senza rinunciare al confronto, sottoscrivere un patto che preveda la risoluzione primaria degli aspetti pratici della vita delle persone, impegnandosi a far funzionare al meglio delle loro possibilità gli uffici giudiziari che come mai in passato, possono contare su una elevata tecnologia che di gran lunga potrebbe semplificare almeno il sistema strutturale della giustizia.

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