19 Settembre 2024

Prevista la crescita di ingegneri e fisici, ma architetti e paesaggisti. In calo centralinisti e venditori di biglietti. I dubbi degli avvocati su come usare l’AI

Robo-avvocati, specialisti dell’intelligenza artificiale, operatori di call center digitali e,un po’ a sorpresa, anche sceneggiatori, registi e creativi più ricercati sul mercato oltre a psicologi e architetti.
Da sempre la tecnologia influenza, trasforma e modella il mondo del lavoro. Se negli anni Novanta la svolta è arrivata dall’avvento della Rete e dei computer in ogni ufficio, oggi per il mercato del lavoro il game changer è l’Intelligenza artificiale.
L’AI (artificial intelligence), che da un lato suscita speranze di rapidi aumenti di produttività e dall’altro timori per la scomparsa di posti di lavoro, secondo l’ultimo outlook dell’Ocse al 2030 impatterà in modo significativo su circa un terzo dei lavoratori a livello mondiale. Per i ricercatori influirà in prima battuta «sulla qualità, piuttosto che sulla quantità, dei posti di lavoro» con un 5% di professioni a rischio.Cogliere gli avanzamenti di una rivoluzione di questa portata (in cui siamo giocoforza immersi) non è  semplice.
Qualche segnale della velocità con cui l’intelligenza artificiale sta cambiando il mercato arriva da Linkedin, la piattaforma del networking professionale. La quota di annunci di lavoro in lingua inglese in cui vengono citati Gpt o ChatGpt è aumentata di 21 volte dal novembre 2022. In più da dicembre 2022 a settembre 2023 le conversazioni in tema di AI, sempre su Linkedin, sono aumentate del 70% a livello globale. Ovvero  da quando la nuova tecnologia è arrivata nelle nostre vite. Il dato è significativo se paragonato ad altri picchi: per le criptovalute il boom era stato «solo» del 19% nel 2021 e per la realtà aumentata e virtuale del 5%.

I settori più forti
Posta la portata dell’evoluzione tecnologica in corso,  comprendere  quali saranno i mestieri più impattati dai sistemi di intelligenza artificiale può essere utile per orientare le proprie scelte future in ambito professionale o formativo. Un aiuto arriva dall’ultimo studio di ManpowerGroup-EY-Sanom. La prima, buona notizia è che nell’indagine si evidenzia come per via dell’impatto dell’AI la domanda di lavoro aumenterà in 9 settori di attività su 23 mentre per altri gruppi professionali ci sarà un rallentamento della crescita della domanda. I settori «più tecnologicamente maturi» vedranno una maggiore integrazione dell’AI nei processi aziendali e i primi tra i lavoratori a cogliere i frutti saranno gli specializzati. I bacini di crescita e opportunità occupazionale si concentreranno nelle professioni «che prevedono qualifiche tecniche di alto livello oppure qualifiche di istruzione terziaria, mentre per le professioni meno qualificate la domanda di lavoro subirà un rallentamento». Tra i settori impattati in positivo troviamo: i servizi alla persona, l’educazione, le telecomunicazioni  e i servizi sociosanitari.

Le professioni in crescita
Guardando alle professioni saranno più richiesti  gli ingegneri industriali e gestionali (+6,8%) e i fisici (+4,5%).  L’AI produrrà dati e informazioni più velocemente e serviranno capacità di diagnosi e di elaborazione da parte del lavoratore umano. Spazio quindi agli specialisti dell’organizzazione del lavoro +3,0%, dell’economia aziendale (+2,9%), dei sistemi economici (+2,9%) e agli analisti di mercato (+2,7%). Saranno più cercati anche gli esperti nella commercializzazione di beni e servizi mentre in ambito creativo serviranno i registi (+5,9%) così come i compositori (+3,2%). Nella cura alle persone avranno più possibilità gli psicologi dello sviluppo e dell’educazione (+2,4%).  Nell’edilizia cresceranno gli architetti (+2,1%) e i pianificatori, paesaggisti e specialisti del recupero e della conservazione del territorio (+2,0%)professioni che uniscono il sapere tecnico a una visione creativa. Secondo i ricercatori,tra i ruoli al vertice delle organizzazioni cresceranno le opportunità per imprenditori e manager  nei servizi alle imprese e alle persone (+4,5%) oltre che i direttori e i dirigenti del dipartimento finanza ed amministrazione (+3,2%).

I ruoli a rischio
L’effetto di sostituzione per alcune professioni sarà compensato da una richiesta crescente per nuovi profili o per profili con un nuovo set di competenze, ma  alcuni mestieri restano a  rischio. Per effetto della diffusione dei sistemi di AI alcune professioni potrebbero vedere un rallentamento della domanda al 2030.  Secondo il report ManpowerGroup-EY-Sanom, il calo più importante riguarda gli intervistatori e rilevatori professionali a -6,4% ma non va meglio ai venditori a distanza (-6,3%) o ai centralinisti (-6,0%) e ai croupier (-5,8%). L’impatto interesserà anche la Pubblica amministrazione, si pensi agli uffici comunali e regionali, con un calo stimato per i Tecnici dei servizi pubblici per il rilascio di certificazioni e documentazioni personali del 3,9%. Anche i dipendenti agli sportelli potrebbero registrare una riduzione di chance occupazionali. Per gli addetti alla vendita di biglietti si stima un -2,3% di variazione. In difficoltà anche gli addetti alla videoscrittura (dattilografi, stenografi e professioni assimilate) che segnano un -1,8%. A rischio per la ripetitività delle mansioni quotidiane anche gli  addetti alla contabilità per cui il calo al 2030 è stimato dell’1,7% e gli operatori di verifica, circolazione e formazione treni. A essere impattate saranno anche le libere professioni. Tra le categorie che maggiormente si interrogano sugli usi dell’AI ci sono gli avvocati. Poche settimane fa l’ABA (American Bar Association) ha dato vita a  una task force per affrontare l’applicazione del machine learning alla professione forense e l’Anf, l’associazione nazionale forense italiana, ha tenuto un convegno in merito spiegando come quasi il 50% delle prestazioni legali sarà impattato dall’AI. Un discorso che  interessa anche la professione del medico. Secondo  uno studio condotto negli Usa nel 2017, circa il 40-50% del tempo di un dottore  viene impiegato nel lavoro cosiddetto da «scrivania». Tempo che  potrebbe essere liberato grazio ai sistemi di intelligenza artificiale. Perché si arrivi però alla Sanità potenziata dall’AIoccorrerebbe investire in maniera massiccia in formazione e far conoscere ai camici bianchi i nuovi strumenti a disposizione.

Le aziende sono pronte?
Certo resta da chiedersi quanto il mercato italiano sia pronto al cambiamento. La prima edizione dell’AI Readiness Index di Cisco ha evidenziato  alcune criticità in questo senso. Nel nostro Paese solo l’8%  delle aziende si dice pronta a implementare e sfruttare le tecnologie basate sull’intelligenza artificiale, mentre il 3% è del tutto impreparata. Il 63% rientra invece nella categoria delle aziende «follower», ossia preparate solo in parte. Posto che sono ad oggi  due le aree di applicazione prioritarie, l’infrastruttura IT e la cybersecurity, resta l’incognita delle risorse umane e delle competenze adatte. Secondo l’agenzia per il lavoro Randstad, solo a un lavoratore su dieci è stata offerta una formazione sull’intelligenza artificiale nell’ultimo anno. Troppo pochi perché la rivoluzione dell’AI possa non solo accelerare ma anche realizzarsi senza lasciare  indietro nessuno.

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