22 Novembre 2024

Fonte: La Stampa

di Paolo Levi

Il leader francese promette a reti unificate misure per superare l’emergenza: subito cento euro agli stipendi minimi


Un quarto d’ora per convincere. Nell’inverno caldo della Francia Emmanuel Macron parte alla riconquista dei gilet gialli con una serie di misure choc volte a rilanciare il potere d’acquisto. Nel messaggio solenne alla nazione dall’Eliseo, dopo giorni di silenzio, il fondatore di En Marche in caduta libera nei sondaggi ammette che la collera montata dal ventre profondo della République è in parte giusta. E apre ad una svolta per superare lo «stato di emergenza economico e sociale» del Paese. Promettendo da subito misure di sostegno, a cominciare dall’aumento degli stipendi minimi di 100 euro già da gennaio 2019. Macron appare a reti unificate alle venti in punto, con un’inquadratura più stretta – quasi più intimistica – come a voler parlare con il cuore in mano ai connazionali.
Nei tredici minuti di videomessaggio l’ex presidente «jupiter» passato a toni più dimessi misura ogni parola, controllando ogni singola pausa o respiro, cercando di evitare per quanto possibile i toni altezzosi e sprezzanti, da primo della classe, di cui lo accusano le casacche gialle. Cambio di passo anche nel linguaggio. I paroloni complessi dell’Ena, l’Alta scuola di amministrazione pubblica in cui si è diplomato, lasciano spazio ad un francese più facile e schietto. Soprattutto più comprensibile per quella cosiddetta Francia «invisibile» che ormai da 25 giorni protesta contro di lui al grido di «Macron démission». «Non dimentico – dichiara con voce solenne, col tricolore e la bandiera Ue sullo sfondo – che c’è una collera, un’indignazione» che «ritengo giusta per molti aspetti».Quindi la descrizione di alcuni casi specifici, come le difficoltà di una madre sola con figlio che fatica ad arrivare a fine mese, fino al parziale mea culpa dinanzi al Paese. «Senza dubbio, non abbiamo saputo fornire una risposta, mi assumo la mia parte di responsabilità», dichiara Macron, secondo cui dalle attuali proteste stanno riemergendo «40 anni di malessere». Come a dire, non solo i 18 mesi da lui condotti all’Eliseo. Parziale ammenda anche per le sue uscite a volte un po’ sprezzanti e brutali, che possono aver «ferito qualcuno». Come quando disse che in Francia ci sono «quelli che hanno successo e quelli che non sono niente» o che per trovare un lavoro basta «attraversare» la strada.
Ora però è arrivato il tempo di «un nuovo compromesso nazionale», di imprimere una svolta «sociale» al quinquennato. «Tutti insieme – assicura – ce la possiamo fare». Spingendo per una «Francia del merito e del lavoro», che «possa vivere degnamente», il leader europeista finisce con l’illustrare le tre principali misure che vanno dritte al portafogli dei connazionali: l’aumento del salario minimo di 100 euro al mese dal 2019, la detassazione degli straordinari, nonché l’annullamento della contribuzione sociale generalizzata (Csg) per i pensionati che guadagnano meno di 2000 euro al mese («Lo sforzo richiesto era troppo importante», ha detto). Quindi l’appello agli imprenditori a versare un bonus di fine anno ai dipendenti, che sarà interamente detassato. Secondo «Le Monde», le misure sociali e fiscali annunciate in favore dei gilet-gialli, a cui si aggiunge anche l’annullamento dell’ecotassa sul carburante sospesa la settimana scorsa, potrebbero ammontare a circa 10 miliardi di euro. Se fosse confermata, questa somma comprometterebbe la traiettoria sui conti pubblici assunta da Parigi con l’Ue. Il deficit al 2,8% nel 2019 appare «fuori portata» e anche il tetto del 3% «non è più garantito», scriveva il giornale questa mattina, prima, dunque, che il presidente annunciasse le nuove disposizioni a favore del potere d’acquisto. Secondo fonti dell’esecutivo, «ripassare al di sopra del 3% non è più un tabù». Intanto, secondo il ministro dell’Economia, Bruno Le Maire, gli incidenti e i blocchi hanno bruciato 0,1 punti di crescita nel quarto trimestre 2018. Dati «catastrofici» alla vigilia del Natale. Riusciranno le misure annunciate ieri a liberare Macron da quell’etichetta di «presidente dei ricchi» che logora la sua immagine? Su Twitter c’è chi non resiste ad ironizzare su una curiosa coincidenza storica. La data di ieri, 10 dicembre, coincideva infatti con l’anniversario dell’inizio del processo che nel 1792, durante la Rivoluzione francese, portò Luigi XVI alla ghigliottina.

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