L’uomo che lavora per due padroni, utile per depistare, è definito in gergo “il caviale”: Hamas ne ha fatto una delle sue armi migliori, riuscendo a ingannare il nemico e nascondendo le proprie intenzioni
In gergo le spie lo definisco il “caviale”. È l’agente doppio, l’uomo che lavora per due padroni, utile per depistare. Hamas ne ha fatto una delle sue armi migliori, convincendo dei collaborazionisti di Israele ad agire anche per il movimento.
Probabile, che a livello tattico, queste figure ambigue abbiano partecipato ad un piano ben studiato. Fonti palestinesi hanno svelato alla Reuters come le Brigate Ezzedine al Qassam sarebbero riuscite a ingannare il nemico nascondendo le proprie intenzioni. Anche se qualcosa è trapelato. L’Egitto, che dispone di “occhi” a Gaza, aveva avvisato Gerusalemme su “qualcosa di grande” in arrivo ma sarebbe rimasto sorpreso dalla scarsa attenzione del governo Netanyahu. Vedremo se è andata davvero così in una storia in corso dove sono emersi l’abilità della fazione, il passo falso di Mossad, Shin Bet e Aman, l’intelligence militare di Gerusalemme.
La prima mossa di Hamas è stata quella di far passare un messaggio rassicurante: non siamo interessati ad un nuovo conflitto, ci dedichiamo alla gestione di Gaza, stiamo trattando per aumentare il numero di operai palestinesi che lavorano nello Stato ebraico. Una nota detta e ridetta, a più livelli, nella Striscia come all’esterno. Eppure, c’erano stati icontatti in aprile con i pasdaran iraniani in Libano ma sono stati interpretati come preparatori per azioni minori, attacchi che Israele ha imparato a contenere e a sopportare. Invece, se sono vere le rivelazioni del Wall Street Journal, hanno costituito l’ultimo tassello per scatenare l’offensiva d’Ottobre, compreso il presunto ordine di agire impartito lunedì scorso.
Il governo di Gerusalemme è parso, però, più prudente a livello ufficiale sul coinvolgimento diretto degli ayatollah. Nel mezzo la posizione Usa: iraniani complici ma non c’è prova di partecipazione all’operazione. C’è tempo per accuse specifiche. Sulla valutazione generale ha pesato anche la catena di attentati in Cisgiordania, violenza – unita alla scelta ideologica del governo in favore delle richieste dei coloni – che ha spinto ad aumentare le unità in West Bank indebolendo il settore meridionale.
La seconda carta è stata più evidente. Le Brigate hanno condotto esercitazioni, prove documentate dai video diffusi in rete: ecco gli uomini rana sulle spiagge, i militanti in deltaplano, le manovre a fuoco. Tutto ben visibile. I loro operai hanno costruito un poligono che riproduceva le casette dei kibbutz poi presi d’assalto, un teatro dove provare la missione. Impossibile che lo Shin Bet non se ne sia accorto. L’ufficio analisi avrà pensato alla routine, ad attività di propaganda. E cosa hanno detto le loro fonti sul terreno? Hanno confermato? Possibile. Una valutazione sincera mescolata, però, a dritte fuorvianti secondo una tradizione coltivata da Hamas quando era ancora “in fasce”.
Subito dopo la nascita del movimento ha creato al Majd, la cellula iniziale del suo controspionaggio, e ne faceva parte negli anni ’80 anche l’attuale leader Yahya Sinwar. L’apparato è stato sostituito nel 2007 dalla Sicurezza Interna diventata una componente chiave. Ha dato la caccia ai traditori, ha studiato l’avversario, si è dotata con l’aiuto iraniano di mezzi tecnologici. In diversi casi, quando ha scoperto, una talpa invece che punirla brutalmente l’ha convinta a collaborare per “intossicare” lo Shin Bet. È un gioco sottile, perché devi proteggere il voltafaccia.
L’agente doppio è usato per passare dati corretti e disinformazione, è possibile sacrificare qualcosa o qualcuno in modo da non far nascere sospetti negli israeliani. In un episodio la Sicurezza Interna si è servita del cellulare dell’informatore per ascoltare i dialoghi con gli 007 israeliani, in un altro ha utilizzato la pedina per avere dettagli su “case sicure”, modus operandi, collegamenti dello Shin Bet. Ma c’è stato un episodio dove la spia ha ucciso il suo contatto nell’intelligence, un gesto per espiare fino in fondo la sua colpa.
Una danza senza fine dei duellanti. Con perdite, colpi di scena, infiltrazioni. A settembre è stato annunciato l’arresto di un operativo delle Brigate in Libano ma prima attivo in Turchia. Membro del dipartimento tecnico, ha spiato i compagni a Gaza e all’estero, fornendo al Mossad dettagli poi usati per eliminare nel 2021 l’esperto di esplosivi Hamza Shahin nella Striscia di Gaza. A spingerlo a tradire le difficoltà economiche, uno dei ganci preferiti dagli israeliani per reclutare complici.