22 Novembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

di Massimo Franco

L’istinto di sopravvivenza del Parlamento potrebbe non bastare per evitare le urne


La prospettiva di una crisi di governo aperta subito dopo l’Epifania ormai viene data quasi per scontata. Il «quasi» è d’obbligo. E non soltanto perché Matteo Renzi e Iv hanno mostrato anche in passato di riservarsi una via d’uscita secondaria. Ad avvolgere l’epilogo in un alone di incertezza sono le incognite che si proietterebbero sul futuro della legislatura. Tutti continuano a sostenere che non si andrà a elezioni anticipate; che un altro governo comunque nascerebbe. Ma l’azzardo è vistoso.
Sebbene il Quirinale sia il primo a confidare in una soluzione, non si nasconde il rischio che una volta caduto l’esecutivo di Giuseppe Conte sia difficile formarne un altro. Si avverte una sottovalutazione dei passaggi che si apriranno se il 7 gennaio Iv ritirerà la delegazione ministeriale. L’istinto di sopravvivenza del Parlamento potrebbe non bastare. Il M5S è una polveriera litigiosa e lacerata, che difficilmente appoggerebbe il premier di un altro partito: per quanto Conte sia inviso a molti grillini.
Nel Pd convivono strategie, oltre che tattiche, diverse. E dal centrodestra, diviso quanto si vuole, potrebbe rispuntare la spinta a chiedere il voto anticipato: anche se i segnali sono molto contraddittori. Né è prevedibile il ruolo che cercherà di ritagliarsi il capo del governo. La tentazione di guidare una sua lista, seppure ad alto rischio, rimane sullo sfondo. Conte ha sopravvalutato negli ultimi mesi la propria forza; e sottovalutato l’esigenza di condividere la gestione del Fondo per la ripresa concesso dall’Europa.
Mal consigliato, e forse convinto di essere insostituibile, non si è accorto di quanto gli equilibri della maggioranza si stessero modificando. Il risultato è che la cosiddetta «verifica» gli è arrivata addosso in modo improvviso. Così, invece di promuoverla, la sta subendo. E probabilmente è comunque troppo tardi per fermare una manovra contro Palazzo Chigi che è partita e sarà difficile fermare. Da questo punto di vista, anche le armi che il Quirinale avrà a disposizione per arginare le richieste dell’opposizione appaiono di fatto limitate.
C’è stato un referendum costituzionale per ridurre il numero dei parlamentari; dunque, le Camere sono già parzialmente messe in mora. E l’ipotesi che una crisi possa chiudersi cambiando qualche ministro e il premier, riproponendo una maggioranza identica, sarebbe difficile da spiegare. Sempre che non si arrivi a un terzo governo Conte. Finale improbabile, a meno che Iv non riesca nel miracolo di farlo passare come una sua vittoria: la prova di una centralità costruita sulle rovine. In realtà, nessuno sembra in grado di dare le carte. E la crisi, se davvero ci si arriverà per inerzia, lo renderà ancora più drammaticamente evidente.

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